Paola Poli, Il Messaggero, 25/2/2009, 25 febbraio 2009
IL TREMENDO PIACERE DI ESSERE TUTTI E TUTTE
PAOLO Poli compie 80 anni e consegna a un libro (’Siamo tutte delle gran bugiarde”, conversazione con Giovanni Pannacci, Giulio Perrone editore, 85 pagine, 11 euro) le memorie della vita fin qui trascorsa. Lo fa con leggerezza, intelligenza e stile, tre termini dentro i quali racchiude, da sempre, esistenza ed arte, lavoro e passione. Nelle poche pagine (di cui pubblichiamo alcuni capitoletti) sistema tutto di sé: la famiglia, gli amici, le ispirazioni, la cultura, il teatro, i successi, l’amata sorella Lucia. E dalle righe argute, pervase da uno spirito di radice toscana aristocratico e pungente, escono suggestioni che la gente (il pubblico di Poli, aficionado e vasto a dispetto del nobil teatro che l’artista gli offre) ha imparato ad apprezzare. Emergono le dissacrazioni, le disinibizioni, le impudenze, certe fragilità femminili e lo humour che solo il maschio sa esprimere, la profondità del sentimento, il valore mai dimenticato della cultura. Ci sono vestimenti e travestimenti; le mille identità; i boa di struzzo, i falpalà, le Sante e le Vamp. C’è la Firenze della giovinezza. C’è un modo inimitabile di dire Palazzeschi e di portare il frac. ”Siamo tutte delle gran bugiarde”. Perché tirare in ballo la Bugia? Poli, in realtà, alla menzogna non ricorre mai. Semplicemente, come gli piace dire, ”mette le frange alla realtà”. Per mutarla, tramortirla, parodiarla, trasformarla in qualcosa d’altro, qualcosa di diverso e originale. Il fine? Chiamarsi Maria, Camilla o Elena per disegnare l’Italia piccola e grande delle cucine e delle alcove, cocainomane e trovatella, eroica, scugnizza e spolverata di fuliggine. Quella del trio Lescano, della forza partigiana, di Nilla Pizzi avvinta come l’edera. Fino al cobra che non è un serpente di Donatella Rettore, alla maledetta primavera di Loretta Goggi, alla Nannini di bello e impossibile. Paolo il grande, l’uomo senza età, adora (da poeta) solo l’altroieri.