Stefania Scateni, l’Unità, 26/2/2009, 26 febbraio 2009
PERCHE’ I CRITICI HANNO PAURA DELLA NUOVA EPICA ITALIANA?
La storia della New Italian Epic, inizia nel 2008, quando Wu Ming 1 mette in rete il suo «memorandum 1993-2008», rielaborazione delle conferenze tenute dall’autore in alcune università americane, tra le quali il Mit di Boston. Due quotidiani (uno è l’Unità), ne riportano alcuni brani sulle pagine culturali. In rete inizia una vasta discussione. I critici tacciono. Il dibattito on line porterà l’autore a integrare, ampliare e stilare una versione «2» e successivamente una versione «3» del memorandum, quella che viene pubblicata alla fine di gennaio in un volumetto edito da Einaudi Stile Libero - New Italian Epic.
Letteratura, sguardo obliquo, ritorno al futuro - corredata da un intervento tenuto da Wu Ming 1 all’Università di Londra nell’ottobre scorso e un lungo testo di Wu Ming2 sulla mitopoiesi e sul significato del raccontare storie oggi.
Cosa dice Wu Ming 1? In sintesi: coglie un nesso tra numerosi romanzi scritti da altrettanti scrittori dopo la caduta del muro e soprattutto dopo l’11 settembre del 2001. Scrittori diversi per età, stile, tematiche, radici. Romanzi diversi per qualità di scrittura, ambientazione, stile. In comune, rileva Wu Ming 1, possiedono una forte tensione etica, sono ambiziosi, hanno sembianze di romanzo storico, riguardano imprese che coinvolgono le sorti di classi, popoli, nazioni, e in ognuno di essi convivono differenti e inattesi punti di vista. Ma, soprattutto, tutti immaginano vie d’uscita possibili dal nostro asfittico presente. Alcuni titoli: Gomorra (Roberto Saviano), Romanzo criminale (Giancarlo De Cataldo), La presa di Macallè (Andrea Camilleri), L’Ottava vibrazione (Carlo Lucarelli), Sappiano le mie parole di sangue (Babsi Jones), L’angelo della storia (Bruno Arpaia), L’uomo che voleva essere Peròn (Giovanni Maria Bellu), il Ciclo del metallo (Valerio Evangelisti), Hitler (Giuseppe Genna), 54 e Manituana (Wu Ming).
Cosa ha in sostanza fatto Wu Ming 1? Ha compiuto una lettura comparativa dei testi pubblicati in un decennio e più e ha allargato lo sguardo sopra le consuete (e obsolete) griglie di «lettura» dei testi, saltando a piedi pari le «classificazioni già date». Cioè saltando a piè pari la critica letteraria. Affidandosi invece ai contributi in rete. Ed è per questo, ma forse non solo, che dopo l’uscita di New Italian Epic hanno deciso di scendere i critici, con recensioni polemiche e negative. Fin qui tutto regolare. I critici criticano (a volte).
SPIEGAMENTO DI FORZE
Interessante invece è sia lo spiegamento di forze - Chiaberge sull’inserto domenicale del Sole 24 Ore, un’articolessa su Alias firmata da Emanuele Trevi, un intervento di Filippo La Porta sul Corriere della Sera e due pagine su La Stampa, la prima sull’inserto Libri a firma di Antonio Scurati (in sintonia con la Nie) e qualche giorno dopo l’intera prima pagina della Cultura con un articolo di Fabrizio Rondolino (fortemente critico) - sia le motivazioni delle critiche. Per farla breve si accusa Wu Ming di: non occuparsi di letteratura, di non potersene comunque occupare perché è uno scrittore, di avere il culto delle classifiche, di fare autopromozione.
Una prima osservazione ovvia e persino facile, di cui ci scusiamo: se di letteratura può parlare la persona che ha portato il Grande Fratello nella tv italiana, perché uno scrittore invece non «deve» parlarne? Tutti gli scrittori che scrivono di altri libri, che si dedicano alla critica, quindi non possono farlo. Rondolino avrebbe zittito anche Pasolini? E, soprattutto, cos’è la letteratura? Che cos’è la letteratura oggi in Italia? E chi decide cosa sia letteratura e cosa non lo sia? Qualche guardiano della letteratura? E se sì, chi sono? I critici letterari? O chiunque mastichi di libri come Rondolino?
Veniamo al culto delle classifiche, aeterna quaestio: la letteratura non può vendere altrimenti non è letteratura, e se vende molto è solo un’eccezione (certo, se diamo uno sguardo alle classifiche dei libri potremmo anche trovarci d’accordo). Cioè va in classifica solo roba semplice, facile. I titoli che compongono la costellazione della Nie non sono per nulla «semplici» o «facili».
Sono un insieme di romanzi, alcuni dei quali riusciti, altri no, alcuni proprio belli, altri proprio brutti. Ma non è questo il punto. Il punto è che qualcuno ci ha visto delle corrispondenze, degli intenti comuni. Li ha visti e lo ha detto da lettore, scrittore e intellettuale. Quello che la critica non vede - perché porta occhiali inadeguati per i nostri tempi complicati e fuggenti - è un’esperienza, anzi la ricerca di un’esperienza. Quella della contemporaneità. C’è un’affascinante lezione che Giorgio Agamben tenne all’Università di Venezia nel 2006, pubblicata in un «Sasso» Nottetempo e ora inserita nella raccolta Nudità (Nottetempo).
Che cos’è il contemporaneo?, chiede Agamben. Il tentativo di riposta è complesso e affascinante, ma un nocciolo della questione emerge: il contemporaneo è colui o ciò che non si fa accecare dalle luci del presente e riesce a guardare nel buio del presente come fosse una luce che è diretta verso di noi ma non può raggiungerci, come una stella che si allontana velocissimamente dalla Terra ma la cui luce viaggia verso di noi. Il contemporaneo è anacronismo e ha una speciale relazione del passato perché sta negli interstizi. Per questo riesce a vedere quello che la moltitudine non è in grado di vedere.
Rarissimi sono i contemporanei, c’è chi almeno ci prova. E i romanzi che Wu Ming 1 ha raccolto nella galassia Nie hanno un tratto in comune, il punto di vista sbieco, lo sguardo da un interstizio della realtà (o di se stessi che è la stessa cosa). Ecco, i nostri critici potrebbero provare a mettersi in contatto con questa galassia, a decodificarne il linguaggio, invece di limitarsi a guardare con gli occhi dritti al loro panorama preferito, che peraltro sta svanendo.
----- Wu Ming è il nome d’arte usato da un collettivo di scrittori formatosi nella sezione bolognese del Luther Blissett Project (1994-1999). A differenza dello pseudonimo aperto «Luther Blissett», «Wu Ming» indica un preciso nucleo di persone, attivo e presente sulle scene culturali dal gennaio del 2000. Il gruppo è autore di numerosi romanzi, tradotti e pubblicati in molti paesi, che fanno arte del corpus del New Italian Epic.