Raffaello Uboldi, Il Messaggero, 26/2/2009, 26 febbraio 2009
DA STORIA NASCE STORIA - IN ONDA
da quindici giorni appena, ma già come ascolto, nella fascia oraria dell’intera mattinata, alla pari con le trasmissioni, da più tempo consolidate, di History Channel, il canale tematico della concorrente Sky. Come dice Gianni Minoli, direttore di Rai Educational, e adesso al timone di questa nuova iniziativa: «La storia piace, la storia appassiona, basta saperla raccontare, e avere il coraggio di farlo, il che conferma che gli italiani hanno interesse per le proprie radici, hanno voglia di riscoprirle, e vorrei aggiungere senza timore di trovare qua e là, oltre alle pagine di gloria, e ce ne sono tante nella nostra storia, anche quei momenti bui, fatti magari di errori, di sgomento, di disperazione che non mancano mai nelle vicende di un Paese».
Giornalista di lunga navigazione, fra i più esperti del mestiere, capace come pochi di ”bucare lo schermo”, di catturare l’attenzione dei telespettatori, Minoli non può che dirsi soddisfatto dei risultati.
Non più soltanto una trasmissione fra le altre in programma sulle reti Rai citiamo La storia siamo noi sempre con Minoli, e anche allora di molto successo, ma un intero canale, per dire il Canale Rai Storia sul digitale terrestre, destinato oltretutto a diventare molto presto «uno degli appuntamenti d’obbligo delle nuove forme di trasmissione televisiva».
E come continua Minoli: «Un canale in onda ventiquattro ore su ventiquattro, tutto dedicato alla nostra storia, non quella globalizzata di History Channel, seppure vi potranno comparire dei personaggi, cito Himmler, fra i tanti, il regista dell’Olocausto, o Truman oppure Cherchill o Stalin quando abbiano interagito coi fatti di casa nostra. Nemmeno vogliamo dimenticare in questo contesto la storia dell’Europa, anche se fondamentalmente sarà la storia della nostra identità nazionale».
E c’è richiesta in tal senso ?
«Moltissima, lo confermano gli indici di ascolto».
Possiamo dire: gli italiani pazzi per la storia?
«Direi gli italiani molto più maturi di quanto talvolta si pensi, del resto è così che siamo fatti, anche se può capitarci di nascondere le nostre vere qualità».
Febbraio sta per concludersi, marzo sta per aprirsi, quale sarà per esempio la tematica fondamentale delle vostre trasmissioni nel mese a venire?
«C’è un giorno, l’8 marzo, universalmente oramai dedicato alla donna, e noi parleremo molto delle donne nel mese a venire, racconteremo attraverso grandi filmati, testimonianze eccezionali, grandi interviste e inchieste le loro vicende, successi e insuccessi che siano, parleremo delle battaglie che hanno dovuto sostenere, e che ancora sostengono sul fronte dei diritti civili, della parità con l’universo maschile, e di quanto debba loro il progredire del mondo in cui viviamo».
Qualche nome?
«Da Florence Nightingale a Marguerite Yourcenar, dalla Callas, alla senatrice Merlin che chiuse quella vergogna che erano le case chiuse, ed è un elenco che potrebbe continuare a lungo».
Posso citare ancora un nome?
«Certamente».
Quello di Tina Modotti, emigrante dal Friuli in America, cucitrice a Los Angeles, stella del cinema muto, fotografa in Messico, combattente per la causa repubblicana in Spagna, esule a Mosca, e infine scomparsa in Messico dove la ricorda una tomba perenne....
« un ottimo suggerimento».
E dopo le donne, diciamo nel mese di aprile ?
«Il caso Moro, ovviamente, quell’anno che vide la morte di due Papi, Paolo VI e Giovanni Paolo I, l’elezione del primo pontefice non italiano dopo quattrocento anni di storia della Chiesa, cioè il polacco Karol Wojtyla, le dimissioni anticipate di Giovanni Leone, e Sandro Pertini presidente della Repubblica, la cattura, la prigionia e l’uccisione di Aldo Moro, oltre al governo di unità nazionale allora capeggiato da Giulio Andreotti che da poco ha compiuto novant’anni».
E in seguito?
«Stiamo progettando e realizzando una Storia d’Italia attraverso i casi di cronaca, i grandi delitti, i grandi eventi che hanno segnato la trasformazione dei costumi nel nostro Paese».
Per esempio?
«Dal delitto Montesi ai frati di Mazzarino, dalla banda della Magliana ai grandi delitti di mafia e dintorni».
L’idea di un tale canale?
«Di tanti di noi».
Chi sono i principali collaboratori?
«Tutti i redattori che a suo tempo hanno animato La storia siamo noi, più la collaborazione preziosissima di Barbara Scaramucci, e di un gruppo di storici, cito Giovanni Sabatucci, Giovanni De Luna, Dino Gentile, Luciano Canfora e tanti altri ancora».
Costa molta fatica dirigere un programma di questo genere?
«La fatica esiste certamente, ma quasi non si sente quando è compensata dal successo».
Gianni Minoli lavora da tanti anni in Rai. Gli si può chiedere un giudizio su questa azienda?
«Sulla Rai se ne dicono tante, rammento la canzone che sostiene: ”No, non è la Bbc, è solamente la Rai-Tv...”. Ma in assoluto è un insieme di professionisti che in qualità non la cedono a nessuno».