Nino Materi, Il Giornale 26/02/2009, 26 febbraio 2009
Nucleare: dieci domande e dieci risposte di Nino Materi per il Giornale - A scuola non c’è professore che, affrontando il tema del «nucleare», faccia distinzione tra atomo «buono» e atomo «cattivo»
Nucleare: dieci domande e dieci risposte di Nino Materi per il Giornale - A scuola non c’è professore che, affrontando il tema del «nucleare», faccia distinzione tra atomo «buono» e atomo «cattivo». No, per il corpo docente italiano il nucleare resta sempre e comunque sinonimo di Hiroshima o - nella migliore delle ipotesi - di Cernobyl. un tipo di approccio sedimentato nell’opinione pubblica del nostro Paese e che 22 anni fa portò al successo un referendum abrogativo che, di fatto, «denuclearizzò» l’Italia. Fu un errore enorme di cui oggi si rendono conto un po’ tutti, compresi gli ambientalisti non acceccati da quell’ideologia che ha fatto dell’antinuclearismo «a prescindere» la sua ragion d’essere. Ma i pregiudizi sul nucleare sono comunque duri a morire. Così, con l’aiuto dell’ingegnere nucleare Vincenzo Romanello e del professor Ugo Spezia, abbiamo cercato di rispondere ai principali dubbi che assillano la gente comune. Dieci domande e dieci risposte per dimostrare che l’atomo «cattivo» è sepolto nell’archivio del passato, mentre il futuro energetico si giocherà tutto sull’atomo «buono». 1. Gli impianti atomici di terza generazione sono più sicuri dei precedenti? Vero. «Sono sicuri 100 volte di più di quelli precedenti», si sono sbilanciati alcuni esperti. In realtà non sappiano se il surplus di sicurezza è davvero quantificabile in «100 volte», ma di certo i reattori Epr (acronimo che sta per European pressurized reactor) rappresentano la più moderna evoluzione rispetto ai principali modelli esistenti di reattori nucleari di terza generazione. 2. Un terribile incidente come quello di Cernobyl oggi potrebbe ripetersi? Falso. All’origine del disastro nucleare di Cernobyl c’è stato un inconcepibile «adattamento» a uso civile di una centrale nucleare nata invece per scopi militari. Nessun protocollo tecnico che sovrintende all’operatività delle centrali nucleari di qualsiasi paese occidentale è lontanamente assimilabile al criminale pressappochismo con cui era gestita la centrale di Cernobyl. Il cui dramma non è altro che la storia di una tragedia annunciata. 3. Le centrali Epr destinate all’Italia garantiranno un risparmio sulle bollette dei cittadini? Vero. Gli impianti Epr (reattori di grande potenza fino a 1600 Megawatt) rappresentano una evoluzione tecnologica dei precedenti reattori ad acqua leggera installati in Francia. Essi consentono di produrre il 20% di scorie in meno e il 25% di energia in più. Tutto ciò dovrebbe avere delle ricadute positive sulle bollette dei cittadini. Al momento, però, quantificare questo eventuale risparmio sarebbe un azzardo. 4. Le centrali Epr destinate all’Italia garantiranno un risparmio sulle bollette dei cittadini? Vero. Gli impianti Epr (reattori di grande potenza fino a 1600 Megawatt) rappresentano una evoluzione tecnologica dei precedenti reattori ad acqua leggera installati in Francia. Essi consentono di produrre il 20% di scorie in meno e il 25% di energia in più. Tutto ciò dovrebbe avere delle ricadute positive sulle bollette dei cittadini. Al momento, però, quantificare questo eventuale risparmio sarebbe un azzardo. 5. Esistono rischi per gli abitanti che vivono nelle aree dove sorgeranno le centrali? Falso. Le nuove centrali nucleari Epr sono state progettate in modo da evitare che, in caso di incidente, l’impianto emetta radiazioni contaminanti all’esterno della struttura. Insomma, i sistemi di sicurezza sono stati progettati in modo da non interferire con il territorio circostante la centrale. Ma in caso di incidente anche per il personale interno alla centrale il rischio sarà nettamente inferiore a quello odierno. 6. Le scorie prodotte potranno mai essere smaltite in maniera definitiva? Falso. Al momento non esiste un sistema per eliminare totalmente le scorie nucleare. Ed è molto improbabile che, anche in futuro, possa essere trovata una soluzione che faccia «sparire» le scorie. Va però precisato che il problema delle scorie è spesso ingigantito dai pasdaran dell’antinuclerismo a causa della scarsa conoscenza dell’argomento. Le scorie, infatti, non presentano infatti nessun rischio reale. 7. Esiste un sistema sicuro per rendere innocui plutonio e prodotti di fissione? Vero. Non solo esistono sistemi sicuri per rendere innocui il plutonio e i prodotti di fissione contenuti nelle scorie, ma - in prospettiva futura - c’è anche la possibilità di «riciclare» questi prodotti di scarto facendoli rientrare nel ciclo produttivo e determinare così una maggiore quantità di energia elettrica. Studi in questo campo hanno già dato ottimi risultati, anche se la ricerca di settore necessita di ulteriore slancio. 8. Le future centrali di quarta generazione «ricicleranno» il plutonio? Vero. proprio sul riutilizzo del plutonio contenuto in minima parte nelle scorie atomiche che si gioca la grande scommessa del nostro futuro nucleare. Va detto però che queste centrali di quarta generazione sono lontane nel tempo. Secondo gli esperti potranno diventare una realtà solo fra il 2030 e il 2040. Per quella data si spera che il plutonio, da scoria, possa trasformarsi in elemento «propellente» la produzione di energia. 9. Nazioni come Francia e Svezia possono rappresentare dei modelli per il nostro Paese? Vero. Nazioni come Francia e Svezia, in Europa, rappresentano certamente i modelli più virtuosi in tema di politica nucleare. Entrambi i Paesi grazie a grossi investimenti nelle centrali atomiche hanno ridotto in maniera sostanziosa la dipendenza da petrolio e carbone. In questo senso l’accordo Italia-Francia garantisce al nostro Paese un now how di altissimo profilo in termini logistici, progettuali e operativi. 10. L’installazione dei reattori creerà una maggiore produzione di energia elettrica? Vero. Quando le 4 nuove centrali nucleari previste sul territorio italiano entreranno in esercizio la produzione di energia elettrica dovrebbe crescere di almeno il 25%. Si tratta ovviamente di una stima puramente indicativa, perché un calcolo preciso sarà possibile solo quando verranno analizzati i dati produttivi degli impianti Epr comparandoli con le cifre Enel relative agli anni precedenti la messa in opera dei moderni reattori.