Marco Mensurati, Repubblica 26/2/2009, 26 febbraio 2009
Londra 2012, la boxe femminile ai giochi ----- Milion dollar baby se ne va alle Olimpiadi. Il via libera per fare della boxe femminile una disciplina ufficiale dell´edizione londinese dei Giochi (2012) è arrivato nei giorni scorsi dalla Federazione internazionale del pugilato
Londra 2012, la boxe femminile ai giochi ----- Milion dollar baby se ne va alle Olimpiadi. Il via libera per fare della boxe femminile una disciplina ufficiale dell´edizione londinese dei Giochi (2012) è arrivato nei giorni scorsi dalla Federazione internazionale del pugilato. Una decisione storica per un movimento che, nonostante sia in continua e costante crescita, viene spesso snobbato da media e sponsor. E che adesso si prende la sua rivincita: a Londra, se la pratica compirà senza problemi tutto il suo iter, ci saranno cinque categorie di peso femminili (kg 47, 53, 60, 69 e 75), con otto atlete per ogni categoria. Il tutto a discapito dei minimosca (kg 48) maschili che non ci saranno più. La proposta avanzata dal presidente della Federazione italiana, Pietro Falcinelli, è passata all´unanimità ed è stata accolta con favore anche da Ching-kuo wu, presidente della Federazione internazionale. La chiave di volta, spiega lo stesso Falcinelli, è stato il «grande compromesso» che è stato raggiunto tagliando la categoria maschile. Un sacrificio che ha lasciato vacanti 40 posti: «Ora non ci rimane che aspettare la ratifica del comitato olimpico internazionale», a ottobre in Danimarca. Una manciata di mesi durante i quali occorrerà lavorare moltissimo, soprattutto in Italia. Sul piano tecnico sportivo la situazione è ottima. Le nostre pugili sono probabilmente la punta di diamante dell´intero movimento. Atlete come Simona Galassi (una specie di per tre volte consecutive campionessa del mondo dilettanti, e ora campionessa mondiale in carica della più importante sigla dei professionisti, Wbc) o come Emanuela Pantani (campionessa mondiale Wba) hanno scritto pagine gloriose della sia pure breve storia di questa disciplina, arrivata in Italia nel 2001. Sul piano politico, la situazione è meno buona. Il paradosso vuole, infatti, che proprio il paese che ha proposto la boxe rosa alle Olimpiadi consideri questa disciplina ancora solo a livello «sperimentale». Spiega Massimiliano Bianco, medico sportivo della federazione. «In questo momento abbiamo questo status particolare. Per cui siamo costretti a effettuare un continuo aggiornamento epidemiologico. Questo ha anche degli aspetti positivi: il nostro paese è all´avanguardia sul piano medico-sportivo. Siamo gli unici ad aver pubblicato lavori scientifici sui traumi nel pugilato femminile, dimostrando che non ci sono differenze rilevanti rispetto a quello maschile. Anche il numero di ko è tutto sommato poco rilevante: ce ne è in media uno all´anno. Ma considerate che ogni anno ci sono più di 3mila incontri. Insomma, speriamo che il ministero della Salute ci faccia passare l´"esame" e ci tolga questo titolo di sport "sperimentale"». Adesso un bell´aiuto potrebbe arrivare dalla decisione di andare a Londra. «Una bella novità - spiega ancora Bianco - che lascia un unico dubbio. Sono state accorpate molte categorie di peso e questo potrebbe alterare lo spettacolo in uno sport molto tecnico». Scoppia di gioia il capitano della nazionale italiana, Patrizia Pilo. «Il mio tormentone su Facebook è diventato: "Finalmente si lavora per il Sogno"» racconta, prima di spiegare che qualche problema l´accorpamento delle categorie a lei lo ha dato: «Dovrò raggiungere i 75 chili, adesso sono nella categoria dei 70. Lavorerò per crescere a livello muscolare e diventare più forte, ascoltando quello che mi dice il mio fisico. Ce la metterò tutta, in serenità. Ora sono motivata: ho un obiettivo a lungo termine». Contento della novità che potrebbe avere riflessi molto positivi sul medagliere italiano nella prossima spedizione, è il presidente del Coni Gianni Petrucci: «Sono molto felice di questa soluzione che consente pari opportunità tra uomini e donne in una disciplina storicamente incentrata sul settore maschile». Un´ottica solo parzialmente condivisa dal ministro alle Politiche giovanili, Giorgia Meloni. « una notizia che non può che farmi piacere, sia sul piano atletico sia su quello culturale. Molte ragazze si misurano con questo sport e trovo giusto che lo possano fare ai massimi livelli. Però personalmente privilegio il gesto atletico all´aspetto sociale. Detto in altri termini: la parità non passa per l´omologazione. La boxe femminile disciplina olimpica non è di per sé paradigma della parità tra i sessi».