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 2009  febbraio 26 Giovedì calendario

L’asta impazzita del tesoro saint laurent ----- Ci si può innamorare di una poltrona, del resto già valutata da brivido, tra i due e i tre milioni di euro, e contendersela con ferocia, offerta dopo offerta, sino ad aggiudicarsela, per estremo capriccio, al prezzo impressionante di 21

L’asta impazzita del tesoro saint laurent ----- Ci si può innamorare di una poltrona, del resto già valutata da brivido, tra i due e i tre milioni di euro, e contendersela con ferocia, offerta dopo offerta, sino ad aggiudicarsela, per estremo capriccio, al prezzo impressionante di 21.990.000 euro? Cioè di quasi 45 miliardi di vecchie lire; una poltrona! Certo che si può, ed è successo alla quarta tornata dell´asta più attesa dell´anno, quella che, in tre giorni e sei tornate, ha disperso l´immensa e eclettica collezione d´arte del defunto Yves Saint Laurent e del suo tuttora brillante vedovo (si erano uniti con i Pacs, consentiti in Francia), Pierre Bergè. Un definitivo colpo di martello consegnava a un misterioso intenditore la costosa anche se assurda Fauteuil aux dragons, di pelle nera con bracci arrotondati di legno laccato a forma appunto di drago completo di occhi d´avorio: la sua preziosità dipende dal fatto che fu creata nel 1917 da Eileen Gray, una designer modernista venerata dai più sofisticati collezionisti per la bizzarria e la rarità delle sue creazioni. Sotto l´immensa cupola di vetro del Grand Palais, in onore della pazzesca poltrona, è scoppiato uno dei tanti applausi che hanno accompagnato vendite tanto clamorose da stupire la stessa casa d´aste Christie´s, che aveva sontuosamente organizzato l´evento: dal ricevimento inaugurale per pochi invitati nel nuovo stile parigino massimamente chic, che non prevede né cibo e neppure acqua, alla voce della Callas (molto amata dallo stilista) che cantava Casta Diva, ai quasi duemila possibili acquirenti venuti anche dal Kazakistan, senza contare quelli al telefono, disposti alle battaglie più furibonde per assicurarsi un Mondrian del �22 valutato 7-10 milioni di euro e battuto a 21.569.000, o una secentesca coppa dorata di fattura tedesca, valutata 50-80.000 euro e battuta a 505.000. A ogni eccitato, scrosciante applauso, l´invitato d´onore, il cagnolino Moujik, l´ultimo di una serie di buldog bianconeri che avevano accompagnato la vita di Saint Laurent, emetteva guaiti insofferenti, vedendo i tesori che aveva un tempo magari morsicato felice, disperdersi a prezzi folli per finire in chi sa quali case forse indegne sia di un cane come lui che di tanta bellezza, per di più in tempi, per gli umani qualsiasi, di preoccupante recessione. Si percepivano nel sensazionale sperpero di ricchezza, le ragioni per cui quasi tutti i lotti sono stati venduti e a prezzi certe volte dieci volte il loro valore: l´essere, di un artista o di un epoca, un´opera straordinaria, l´aver appartenuto a un monumento non solo della moda ma anche della storia di Francia, il rappresentare un investimento finanziario da parte di chi non sa più dove mettere le sue ricchezze, a parte qualche euro o dollaro ai dimenticati del mondo. Così le 59 opere di arte impressionista e moderna hanno raccolto 206 milioni di euro: il record l´ha raggiunto Les couscous, tapis bleu et rose di Matisse, del 1911, che valutato 12-18 milioni di euro, è stato battuto a 35.905.000 euro, cifra mai raggiunta dall´artista a un´asta. La finta boccetta di profumo dentro la finta custodia di cartone, realizzata da Marcel Duchamp con la collaborazione di Man Ray nel 1921 e che porta il titolo Belle haleine-Eau de toilette, valutata tra 1 e 2 milioni di euro, è costata al felice nuovo proprietario 8.913.000 euro. In quella prima tornata, sono stati battuti ben sette record di prezzo, compreso, di Giorgio De Chirico, Il ritornante del 1918, stimato 7-10 milioni e acquistato per 11.041.000 da un non meglio definito "antiquario europeo"; il Centre Pompidou ha espresso il suo diritto di prelazione, mentre per altre lo ha fatto il Musée d´Orsay. Nella notte dovrebbe chiarirsi il mistero delle due preziosissime testine bronzee di lepre e di topo, inutilmente pretese in restituzione dal governo cinese perché trafugate dal palazzo d´estate dell´imperatore Quianlong dall´esercito francese nel 1860. L´ignoto acquirente ha sborsato 14 milioni (più la commissione, quindi più di 15) per ognuna delle due piccole sculture. Non si sa se alla fine i rari capolavori settecenteschi potranno tornare in patria.