Sergio Romano, Corriere della Sera, 26/2/2009, 26 febbraio 2009
MODE LINGUISTICHE
Caro Romano, riferendomi alla lettera sui neologismi apparsa sul Corriere del 18 febbraio ho trovato opportuno che nella sua risposta, oltre ai linguisti, lei abbia parlato anche di psicologi. Infatti ciò che da tempo mi incuriosisce non è tanto l’adozione di nuovi termini che tante volte, come cliccare, quasi ci vengono imposti dalle nuove tecnologie, ma il motivo per cui altre parole o frasi non «tecnologiche» abbiano immediatamente fortuna.
Credo che un efficace esempio in tal senso sia il diffusissimo «non esiste» usato al posto del classico «non è possibile» e appunto, non essendo questa frase figlia della tecnologia, la mia domanda (forse davvero da girare allo psicologo) è: visto che sarà stato pure qualcuno che ha iniziato, perché poi tutti l’hanno seguito, pronunciando una frase che, se non completata, pare fuori luogo? Forse avrà cominciato qualche personaggio televisivo o comunque noto, ma questo credo non voglia dire nulla.
Gabriele Barabino
Tortona (Al)
Si potrebbe dire lo stesso di «non ci piove», un’altra frase di cui tutti intuiscono il significato anche se non ha, letteralmente, alcun senso. Posso soltanto segnalarle che alcuni sociologi, soprattutto americani, hanno cercato di smontare i misteriosi meccanismi che regolano la diffusione delle mode non soltanto linguistiche.