Paolo Festuccia, la Stampa 26/02/2009, 26 febbraio 2009
DON AGOSTINO VUOLE TORNARE ALLA FICTION
Agostino Saccà torna in pista. Dopo quasi due anni di «calvario» la rivincita appare a portata di mano. E chi conosce Agostino, don Agostino come lo chiamano per via della dedizione al volontariato nella parrocchia di Prati a due passi da viale Mazzini, da quelle stanze che per oltre trent’anni lo hanno visto protagonista in Rai, sa bene che l’uomo vorrà tornare a giocare la sua partita. E nemmeno davanti alle prove di non colpevolezza si agita più di tanto. «Ne era certo, ne eravamo certi tutti - racconta il suo avvocato Marcello Melandri - Agostino ha sempre avuto fiducia nella giustizia ma soprattutto della sua onestà». Certo è stata dura, assicurano i suoi più stretti amici. «Ma è certo che ora la musica cambierà». E la musica si chiama Rai: l’azienda guidata da Claudio Petruccioli che ha provato a licenziarlo. «Eppure - spiega il suo avvocato - tutti avevano certezza che non ci fosse nulla». Del resto, perfino il comitato etico aveva sancito che «in ogni comportamento Saccà aveva sempre ricercato l’interesse dell’azienda e che aveva visto Mediaset come un obiettivo da battere». Ma nonostante ciò i tentativi di licenziamento sono andati avanti. Lo salvarono l’allora consigliere Sandro Curzi e quegli uomini del cda più in linea con il Pdl, nonostante i «fendenti» che alti e altri dirigenti provavano ad indirizzargli. Ma Saccà ha risposto colpo su colpo. Eppure dall’altra parte i nemici, quelli che Saccà ha considerato tali, da Fabrizio del Noce che poi ha preso il suo posto alla fiction, a Guido Paglia, (direttore delle relazioni esterne), ma anche al direttore generale, Claudio Cappon non sono stati proprio teneri. «Volevano quel posto, il mio posto» - sostenne nei giorni caldi della vicenda l’ex direttore della fiction, che oggi raccontano i più stretti collaboratori «considera come un diritto il ritorno a quel posto». E già, perché quando l’avvocato Melandri parla di «risarcimento morale, di restituzione dell’onore» non sta certo ad indicare concetti generici ma aspetti molto concreti. Ora che le intercettazioni sono materiale «da distruggere» come ha sancito la Procura di Roma, Saccà torna sul «mercato» e lo fa nel momento in cui si stanno decidendo le sorti - con nomi e cognomi - dei nuovi vertici Rai. Non è un caso, infatti, che proprio qualche settimana fa il ministro del Tesoro (ovvero l’azionista della Rai), Giulio Tremonti - raccontano fonti ben informate - avesse sottolineato al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi che «Agostino Saccà è e resta il migliore, l’uomo più idoneo a guidare l’azienda», e che il capo del governo avesse replicato con un «ma lui non vuole più farlo». Dunque, si potrebbero aprire nuovi scenari, nonostante Saccà - questa l’ultima beffa dell’azienda - proprio nei giorni scorsi sia stato pensionato senza nemmeno il preavviso che solitamente spetta ai dirigenti.
Anche qui, un nuovo ricorso. L’ex direttore generale di lasciare, insomma in questo momento non ne ha proprio voglia ed è più che mai determinato a riprendersi ciò che lui in questi mesi ha considerato il «mal tolto». E il «mal tolto» riparte, almeno per ora, dalla fiction Rai, per il resto si vedrà. Certamente il primo campanello d’allarme squilla per Fabrizio Del Noce (direttore anche di Raiuno) che su indicazione di Cappon andò a scalare la «creatura» tanto cara a Saccà, a differenza, di Lorenza Lei che nonostante le avances del numero uno di viale Mazzini rifiutò il «lauto» invito. Ma al di là di cosa potrà accadere nei prossimi giorni è certamente possibile, però, che i destini di viale Mazzini tornino ad incrociarsi con quelli di Saccà. Anche perché «questa archiviazione - spiega l’avvocato Marcello Melandri - arriva dopo tanti mesi, ma nei momenti cruciali». Alla fine, come è sottolineato nel «Catalogo dei viventi» di Dell’arti, «Saccà, intercettato, sospettato, calunniatissimo, è disponibile e gentile con tutti ma da dirigente integerrimo decide di testa sua». Ed è certo, allora, che voglia tornare al posto che occupava.