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 2009  febbraio 25 Mercoledì calendario

«CON QUELLA STORIA CAPII CHE PAPA’ NON ERA UN REAZIONARIO»


Ricordi ed emozioni in diretta di Paolo Pietrangeli, figlio di Antonio e anch’egli regista ( Porci con le ali) come il padre, oltre che cantautore impegnato a sinistra con tutta la foga degli anni 60, indi regista del Costanzo show tv. Cosa ci dice di questo magnifico film che nel ’65, con pessimistico anticipo sui tempi, annunciò per voce e volto della Sandrelli la crisi etica e il mito del successo?
«Sono affezionatissimo al film, per me quello era l’anno di "Contessa", ma fino a quel periodo consideravo mio padre un po’ reazionario: perché avevo 21 anni ed era più facile esibire un impegno gridato che un lavoro sociale sottile e penetrante come quello che mio padre faceva col cinema».
All’inizio non le piaceva? «La crisi di coscienza l’ho avuta alla prima in sala: rimasi folgorato. C’è anche un lato di privacy: quando uscì Io la conoscevo bene io e mio padre avevamo litigato, lui mi considerava perdigiorno e allora per alcuni mesi me ne andai, ebbi modo di dirgli quanto mi era piaciuto il film solo poi, facendo la pace».
Fortuna che ha fatto in tempo. Molti critici invece hanno perso il giro, sottovalutando il particolarissimo lavoro di papà nell’universo femminile. Dice Paolo: «Mio padre aveva nel cuore tre titoli: il film con la Sandrelli, La visita e Fantasmi a Roma. Ricordo che andai sul set ed erano rimaste in gara per quel ruolo Stefania e la Spaak di cui ci sono ancora i provini. C’era grande lotta tra le due. Io stavo distaccato: chi mi ascoltava a me, radical rockettaro?».
Nel film di Pietrangeli c’è dentro tanta triste attualità: «Forse il mondo del cinema non è più così, ma basterebbe sostituirlo con la tv e i conti tornano. M’era venuto in mente un remake, ma meglio lasciar stare, verrebbe peggio».
Perché suo padre non ebbe i riconoscimenti che meritava? «Perché faceva il critico su "Bianco e nero" prima di fare il regista e perché per amore di una battuta si rovinava. C’entrava il suo carattere enciclopedico, da primo della classe, gli ex colleghi critici non lo sopportavano».
Due artisti in famiglia in anni ruggenti: poi suo padre annegò nel ’68 in un incidente a Gaeta sul set di Come, quando, perché. «Ma abbiamo fatto in tempo a parlarci e a capirci. Lui lavorava al piano di sopra e io sotto facevo apposta un gran casino con la chitarra per disturbarlo. In seguito Scola, che veniva tutti i giorni a scrivere con papà e Maccari, mi raccontò che loro si fermavano ad ascoltare quando sentivano la mia musica. Non lo sapevo».