Maurizio Porro, Corriere della sera 25/2/2009, 25 febbraio 2009
«PAOLI MI DISSE: NON FARE QUEL FILM TI DANNEGGERA’»
La storia di Adriana che va a cercar fortuna nel mondo dello spettacolo e ne viene però respinta senza lasciar traccia
Adriana Astarelli, ragazza che viene dalla provincia a Roma a cercar fortuna nel mondo dello spettacolo e ne viene però respinta senza lasciar tracce evidenti sulla sua coscienza, è una di oggi. Basta sostituire le sirene del cine divismo con quelle trash del vallettismo tv, il resto va bene così. Io la conoscevo bene, il capolavoro di Antonio Pietrangeli che esce oggi nella imperdibile raccolta dei film in bianco e nero curata da Paolo Mereghetti, è del ’65 ma sembra oggi e la forza innovativa dello stile a flash, avanti indietro nel tempo e nella mente, la precisione psico-cinica degli ambienti e la stupenda 19enne Sandrelli – naturalmente dotata di una specie di trasmissione medianica del pensiero – fanno il resto, anche se l’attrice fu doppiata da Manuela Andrei, che all’epoca litigava la sera nella prima Virginia Woolf
in teatro.
Io la conoscevo e la riconoscevo bene, oggi più di ieri e meno di domani: Adriana è una che si esprime con le canzonette alla moda (la tv ha ufficializzato che queste sono l’unico retaggio dei tempi) e parla poco, pensa poco, sente poco, essere o non essere per lei è lo stesso. «Era una bellissima sceneggiatura – racconta la Sandrelli che sta lavorando al suo primo film da regista – conoscevo tante ragazze come lei, peccato solo che sia stato tagliato il finale in cui quelli che la avevano conosciuta ce la raccontavano.
L’idea era quella di mettere a contatto l’ingenua Adriana con una serie impunita di mascalzoni di piccolo rango, persone terrificanti che arrivavano a dire: "Ti puzza pure er fiato" ». E’ una storia italiana di trafficanti di sentimenti e di illusioni in cui Salerno è un divo gaglioffo, Nino Manfredi un pressagent cialtrone (rischiò di interpretarlo il nostro Tullio Kezich), Tognazzi un comico in declino (l’assolo di tip tap ferroviario con le claquettes è un cult, fu Nastro d’argento, altri due andarono al film) ed altra pessima e varia umanità anche borghese (Brialy, Hoffman) che di umano ha ben poco, meno il sano garagista con mano sporca Franco Nero.
Il regista incominciò con Scola e Maccari a lavorare giornalisticamente al soggetto già nel ’61, secondo la linea del cinema italiano d’epoca (aveva appena diretto Adua e le compagne),
avvicinandosi nel sottobosco di «pin up e cover girl», e identificando un massimo comun divisore esistenziale. Ma il film subì uno stop, perché la prescelta Sandra Milo era in disgrazia dopo Vanina Vanini e perché i produttori non si fidavano di una storia così triste e diversa a flash, pur con nomi noti nel cast ma senza lieto dine. Dice l’attrice: «Pietrangeli era un uomo timidissimo, dietro gli occhiali nascondeva la sua grande tenerezza, lo sguardo delle persone che sanno vedere oltre la facciata anche se sul set era burbero, autoritario e urlava con tutti facendo rifare da perfezionista una scena decine di volte».
L’Adriana resta uno dei memorabili ritratti femminili anni 60, con Catherine Spaak Parmigiana
e la Milo della Visita.
Donne non solo vittime della società, come dice Scola, ma di una mentalità. Pur regista coniugato da sempre al femminile, Pietrangeli non faceva loro sconti: e se a Sandrocchia mise un sederone finto (Culandrona), Adriana fa paura nel concedersi passiva, indenne al miglior offerente. Ricordava il regista: «Per quel ruolo mi vennero proposti i nomi più disparati, dalla Bardot a Natalie Wood, dalla Cardinale alla Mangano»: ma Stefania Sandrelli, che pur era entrata nel cinema dalla porta principale con Salce, Germi, sembrava nata apposta. «Ebbi difficoltà – ricordò l’attrice quando il film fu restaurato dalla Philip Morris – perché il mio compagno Gino Paoli allora non voleva che interpretassi Adriana, dicendo che la gente mi avrebbe identificato con lei, troppo spregiudicata per i tempi». Un incisivo film corale in cui la vita si raggiunge a pezzi per associazioni interne, il grottesco ammuffisce sulla tragedia e le canzonette, come niente fosse, fanno da complici: alla fine il mangia dischi si spegne sul ritmo di «Letkiss» orchestra di Ivar Sauna. Una ragazza come molte altre resta vittima del «progresso » dei sentimenti. Io la conoscevo bene incassò nella stagione di Giulietta degli spiriti e 2 mafiosi contro Goldginger circa 80 milioni, niente di che. Ma la sua fama cresce nel tempo, le memorie sono indelebili, le emozioni pure. Dice Sandrelli: «Adriana mi piacque proprio perché inedita, vittima di mascalzoni, faceva sesso per passione, era sempre pronta a ricominciare daccapo a credere sempre di nuovo nell’amore. C’è una scena dolcissima in cui lei balla con un bambino, e il film è un insieme di piccole storie, di incontri e stati d’animo che ricostruiscono la storia».
Il personaggio
«Adriana mi piacque proprio perché vittima di mascalzoni, era sempre pronta a ricominciare»
Il casting
Per il ruolo della protagonista si era parlato di Bardot, Natalie Wood, Cardinale, Mangano INNOCENZA Una giovanissima Stefania Sandrelli nei panni di Adriana Astarelli, la protagonista
Maurizio Porro