Roselina Salemi, La stampa 25/02/2009, 25 febbraio 2009
LA PRINCIPESSA E IL PALESTRATO
stata inaugurata ieri a Londra la statua commemorativa della Regina Madre (1900-2002), vicino a Buckingham Palace. L’opera dello scultore Philip Jackson è stata affiancata a quella del marito, Giorgio VI, re dal 1936 al 1952, e la rappresenta cinquantenne, con gli abiti ufficiali dell’ordine della Giarrettiera. Alla presentazione ufficiale, tra le varie personalità, la regina Elisabetta, il principe Carlo, William e il primo ministro Gordon Brown. «Finalmente i miei nonni sono riuniti in questo simbolo comune - ha detto Carlo -: ci ricorda quello per cui hanno lottato e quello che hanno significato durante alcuni degli anni più bui del nostro Paese».Alla fine ce l’ha fatta. La principessa ereditaria di Svezia, Victoria, 31 anni, ha puntato i piedi finché la famiglia ha ceduto. Da ieri è fidanzata ufficialmente, e l’estate prossima sposerà il suo ex personal trainer, il borghesissimo e occhialuto Olof Daniel Westling, 35, proprietario di una catena di eleganti palestre, che si ritroverà di colpo nobilitato e ribattezzato Principe Daniele, Duca di Vastergotland. Stavano insieme da sette anni, accompagnati dal regale, per quanto discreto, mugugno paterno. Victoria, di solito figlia ubbidiente, aveva scovato un’originale forma di protesta. Restando single, impediva alla sorella Madeleine di convolare a nozze. Infatti, l’ordinata monarchia svedese prevede che la seconda figlia possa sposarsi soltanto dopo la prima.
E’ andata bene, ci saranno fiori, carrozze, lacrime e le superstiti teste coronate europee radunate, ci sarà anche un po’ di curiosità e un po’ di turismo, il che non guasta. In tempi tanto poco romantici, sembra che principi e principesse abbiano deciso di regnare soprattutto sui sentimenti.
Certo, Carlo e Camilla hanno dato l’esempio, monopolizzando l’attenzione del mondo. La loro tormentata storia d’amore, approdata a un banale matrimonio punteggiato di litigi per la gioia dei tabloid non è l’unica, ed è speciale soltanto per la tenacia che l’ha tenuta in vita nonostante i rispettivi matrimoni e la folgorante bellezza di lady Diana.
Ma di principesse scapestrate, avide d’amore, ce n’è sempre stata qualcuna. Carolina di Monaco, prima di mettere la testa a posto, ha fatto sospirare papà Ranieri per il suo avventato matrimonio con il banchiere-playboy Philippe Junot (ci ha pensato la sacra Rota ad annullarlo), mentre la sorella Stefania l’ha proprio tramortito con la decisione di sposare (era il primo luglio 1995) la guardia del corpo Daniel Ducruet, un tipo muscoloso con tre dragoni tatuati che l’ha tradita, e in seguito si è riciclato come cantante e concorrente del reality «La Fattoria». Non sempre finisce male. L’Infanta Cristina di Spagna è sposata da dodici anni con l’ex campione di pallamano Inaki Undargarin (due medaglie di bronzo alle Olimpiadi di Atlanta e Sydney), alto quasi due metri, bello, occhi blu: vivono a Barcellona, hanno quattro figli, non tira aria di divorzio. E per conquistare il sì dei genitori, Juan Carlos e Sofia, non ha dovuto combattere più di tanto: il «cenerentolo» Inaki, figlio di un nazionalista basco, è stato un buon testimonial per l’unità della Spagna. Quando poi Felipe ha scelto la giornalista Letizia Ortiz, figlia di un’infermiera, a corte l’hanno digerita subito. Poteva capitare di peggio: una modella di lingerie.
Le novità più sconvolgenti sono arrivate dal Nord. Il 25 agosto del 2001, l’erede al trono di Norvegia, Haakon, ha sposato, con uno strappo non da poco, Mette-Marit Hoeby, ex barista, ragazza madre, e si è portato a palazzo il piccolo Marius. «E’ stato l’amore a dimostrarsi più grande di ogni altra cosa», ha ricordato l’arcivescovo di Oslo al perplesso re Harald V. Che, l’anno dopo, ha dovuto affrontare la scelta, altrettanto insolita, della figlia. Martha Louise, principessa-fisioterapista (metodo Rosen, «il massaggio dell’anima»), ha abbandonato il titolo di «Sua Altezza Reale» e l’appannaggio di 250 mila corone per sposare Ari Behn, lo scrittore maledetto che ha girato un documentario su cocaina e prostitute a Las Vegas, in cui dice allegro: «Adesso mi faccio una canna». E ha deciso di vivere (e guadagnare) lontano dalla corte, raccontando favole per bambini in tivù.
Presto un matrimonio plebeo e contrastato non farà più notizia, anche se la burocrazia è ancora tenace. In Danimarca c’è voluta una riunione del Consiglio di Stato, l’8 ottobre 2003. Soltanto dopo, la regina Margherita II ha dato il suo consenso alle nozze del principe Frederik, erede al trono, con Mary Donaldson, consulente di marketing australiana, incontrata alle Olimpiadi estive del 2000 a Sydney. Johan Friso ha addirittura rinunciato ai diritti di successione al trono d’Olanda per la bionda, perfetta Mabel Wisse Smith, direttrice dell’Open Society Institute di Bruxelles. Colpa delle «equivoche» frequentazioni di lei: tra i suoi amici c’era un boss. Ma la tendenza è globale. La principessa Sayako, terzogenita dell’imperatore del Giappone, ha perso ogni prerogativa (titolo, appannaggio), per sposare un semplice urbanista del Comune di Tokyo. O l’amore è davvero l’ultimo Grande Mito, oppure oggi abbandonare una corona non è questo gran sacrificio.