Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  febbraio 24 Martedì calendario

FRANCESCO VEZZOLI, EAU DE FEMME CELEBRE


Francesco Vezzoli, tra i più acclamati artisti italiani, è riuscito a trasformare completamente lo spazio della galleria Gagosian di Roma, aggiungendo nuovi elementi al suo percorso, senza tuttavia sconfessare quelli precedenti. Tra i suoi interessi più recenti, a partire dall’installazione presentata alla scorsa Biennale di Venezia, c’è senz’altro un’attenzione al mondo dei media, che viene ulteriormente analizzata in questa esposizione romana, dove dietro un progetto che si presenta come il lancio di un profumo d’artista, la riflessione ruota attorno alla femminilità, ai piaceri e alle difficoltà esistenziali delle donne.

Perchè ha scelto di trasformare la Galleria Gagosian in un pantheon di artiste del ’900, da Lee Miller a Frida Khalo, da Louise Nevelson a Eva Hesse?
Mi interessava, al solito, mescolare le carte e usare come testimonial del mio profumo artiste estremamente differenti, accostando il sacro e il profano. Ho scoperto, con questa ricerca, che non c’era una grande scelta: pensavo di trovarmi in imbarazzo e invece, una volta escluse le artiste che lavoravano in coppia con il marito e le moltisime muse, mi sono ritrovato con una decina di protagoniste. Una dinamica storica profondamente maschilista ha fatto sì che le donne dell’arte dotate di un’immagine forte, quelle che sono diventate un’icona, siano così poche che queste mostra le rappresenta tutte.

A completare l’installazione principale ha anche realizzato una vera e propria bottiglia di profumo, Greed, la sua prima scultura...
 stata proprio la circolarità dello spazio a suggerirmi che fosse necessario creare un centro attraverso un elemento scultoreo. E che scultura potevo realizzare se non la bottiglia del profumo che non esiste? Mi è parso in linea con il lavoro che ho fatto fino ad ora immaginare una materializzazione dell’assenza in un luogo così definito.

In effetti si tratta di una bottiglia particolarmente massiccia. Qual è stato il suo modello?
Ho preso come esempio l’ Eau de Voilette di Marcel Duchamp, un ready-made del 1921, ma ne ho immaginato una declinazione meno raffinata e dunque ho pensato di utilizzare il cristallo al posto del vetro soffiato. Sono stati gli artigiani di Colle Val d’Elsa a lavorarla fino a fare somigliare la bottiglia a quei modelli da vetrina che si usavano soprattutto negli anni ’70. Non potevo realizzare un elemento troppo grande perché avrebbe subito riportato alla scultura pop, e neppure troppo piccolo perchè si rischiava un effetto-gioiello. Mi è venuto in soccorso un ricordo d’infanzia: le misure sono proprio quelle dei magnum utilizzati nelle vetrine di una volta.

Alla mostra c’è anche uno spot firmato da Roman Polanski. Perché chiedere l’intervento di un regista piuttosto che affrontare il compito personalmente?
Mi piaceva l’idea di collegarmi con i primi tre video del mio percorso, An Embroiderer Trilogy, la cui regia era di John Maybury, Carlo De Palma e Lina Wertmuller. Ma anche dichiarare, in un momento in cui molti artisti della generazione precedente alla mia realizzano film con grandissimo successo, come Julien Schnabel o Steve Mc Queen, che girare video non è quello che mi interessa, né mi riesce molto bene. Piuttosto mi piacerebbe fare il produttore, oppure occuparmi del casting: credo che un artista in questo ruolo potrebbe ancora motivare una qualche discussione, ed è questo - a mio parere - il ruolo dell’arte.

In che modo crede che l’arte contemporanea possa essere ancora provocatoria?
Provocare è molto difficile, perché tutti giocano con un’identità multipla, pubblica e privata... Anche in questa mostra ci sono stati, da parte mia, molti slittamenti identitari: sull’etichetta del profumo divento una donna, Roman Polanski da regista cult si trasforma in autore di spot, le due attrici che lo interpretano e che sono icone della politically correctness, Natalie Portman e Michelle Williams, litigano per un profumo e la povera galleria Gagosian è, all’improvviso, una profumeria. come un gioco di ruolo, ed è ciò che in fondo mi interessa dall’inizio del mio percorso. Penso che l’unica vera provocazione, infatti, sia svelare un pizzico di verità: ci sono delle maschere che il sistema impone e che qualche volta è bello togliere.

In effetti mi sembra che il suo interesse per la dimensione politica dell’esistenza sia molto presente anche in questo nuovo progetto.
Certo, innanzitutto nella citazione del luogo e della storia che ritorna: la galleria Gagosian è stata una banca, ma ancora prima un teatro di avanspettacolo. Inoltre, con questa mostra continuo ad analizzare la presenza dei media nella nostra cultura: quel che più mi attrae è l’elemento della comunicazione all’interno della politica. Da bambino volevo fare il giornalista, e ora credo che il mio lavoro possa essere interpretato anche in questa ottica. Come un giornalista, infatti, cerco di andare a fondo nell’argomento, cercando lo scoop fino a arrivare a sporcarmi le mani: so creare una notizia, mettendo insieme personaggi in un grande teatro mediatico. All’interno del gioco mi riservo un ruolo, ma le interpretazioni sociali le lascio invece agli altri.

L’ interesse per la comunicazione politica e la sua assidua frequentazione degli Stati Uniti cosa l’hanno portata a pensare delle ultime elezioni americane?
Sono felice della vittoria di Obama, ma non riesco a condividere più di tanto l’entusiasmo generale, perchè non credo che interverranno profondi cambiamenti. Certo, la campagna di Obama è stata studiata alla perfezione, ha avuto una madre putativa straordinaria come Oprah Winfrey, la donna più potente del giornalismo americano, e i risultati sono stati ottimali.