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 2009  febbraio 25 Mercoledì calendario

Gli artisti a caccia di prestiti. I capolavori al monte dei pegni PAOLO VALENTINO PER IL CORRIERE DELLA SERA A chi vi entra per la prima volta, la sede di Art Capital Group a New York sembra una raffinata galleria d’arte

Gli artisti a caccia di prestiti. I capolavori al monte dei pegni PAOLO VALENTINO PER IL CORRIERE DELLA SERA A chi vi entra per la prima volta, la sede di Art Capital Group a New York sembra una raffinata galleria d’arte. Ci sono dei Warhol, un paio di imperatori romani dipinti da Rubens, sculture, un quadro del pittore messicano Victor Rodriguez. E a suo modo lo è. Ma un’indagine più accurata, svela una realtà molto più prosaica: Art Capital è un monte dei pegni di lusso. Il sinonimo «di pietà » è meglio in questo caso lasciarlo perdere. La società infatti è specializzata in prestiti superiori a 500 mila dollari, tassi d’interesse compresi tra il 6% e il 16%, garantiti da opere d’arte: se non pagate, addio al Warhol. Alcuni dei capolavori esposti sono già in vendita, dopo che i proprietari non sono riusciti a onorare il loro debito. Prodotti esotici della crisi d’inizio Millennio. La siccità del credito e della liquidità non risparmia nessuno, cresce il numero di chi straricco si ritrova con in mano le briciole lasciategli dai truffatori alla Madoff e allora grandi collezionisti, gallerie d’arte, perfino celebri artisti non trovano di meglio che rivolgersi a questa impietosa e rischiosissima nicchia dell’art business. Sapete cos’ha fatto la grande fotografa Annie Leibovitz, appena reduce dall’aver immortalato tutta la nuova Amministrazione Obama per Vanity Fair, quando ha avuto bisogno di soldi, di molti soldi per rifinanziare dei mutui e ripianare una serie di pendenze col fisco? Beh, come rivela il New York Times, si è rivolta ad Art Capital Group, ottenendo tra l’autunno e dicembre due linee di credito, una da 5 e un’altra da 10,5 milioni di dollari. Le garanzie? L’ipoteca su alcuni immobili nel Greenwich Village e, soprattutto, i diritti d’autore sulla sua intera opera fotografica. E bisogna augurare alla signora Leibovitz di avere più fortuna di Veronica Hearst, vedova di Randolph Apperson Hearst, erede della celebre dinastia di editori fondata da William Randolph Hearst. A lei appartenevano infatti i due Rubens esposti nella sede di Art Capital, prima che li ipotecasse per salvare una residenza, un palazzo da 52 stanze in Florida, che poi comunque le fu sequestrato. Avete già capito che questi sono tempi d’oro per società come Art Capital. Che nel 2009 prevede di aumentare dagli 80 milioni del 2008 a 120 milioni di dollari, il volume dei prestiti concessi e garantiti in pegno da opere d’arte o diritti su opere d’arte. Un’altra company col vento in poppa è ArtLoan, con sede a San Francisco, fondata nel 2004 e regolata dalle leggi californiane sui monti di pietà: il suo proprietario, Ray Parker Gaylord, racconta di una «crescita esponenziale» nell’ultimo anno. Nonostante tassi di interesse proibitivi, tra il 18 e il 24 per cento. E nonostante, nella migliore tradizione dei monti di pietà, anche queste case non danno in prestito più del 40% del valore (da loro) stimato per ogni opera d’arte, che quasi sempre finisce in loro possesso. Litigi, contestazioni e feroci dispute legali sono all’ordine del giorno. Ne sa qualcosa il pittore e regista Julian Schnabel. Nel 2006 si rivolse ad Art Capital per un prestito di 8 milioni di dollari, che gli servivano per completare la costruzione di Palazzo Chupi, una costosissima stravaganza veneziana nel West Village newyorkese. Le sue opere, Schnabel non le diede in pegno ad Art Capital (garantì con proprietà immobiliari) ma se ne servì per fare un altro prestito con Commerce Bank e rimborsare in tempo il primo debito. Ora Art Capital gli chiede milioni di dollari in interessi aggiuntivi, adducendo che sugli immobili offerti in pegno gravavano già ipoteche. «E’ la natura del servizio – spiega Gerald Peters, mercante d’arte di Santa Fé ”, ogni tanto si va a finire in tribunale».