Massimo Spampani Corriere.it 21/2/09, 25 febbraio 2009
Gli animali che vanno in letargo sono quelli che rischiano meno l’estinzione. Ricercatori dell’ Università di Oslo e di Helsinki lo hanno dimostrato prendendo in esame le 443 specie di mammiferi che adottano un comportamento chiamato «sleep-or-hide», cioè «dormi o nasconditi»: ci sono quelli che vanno in ibernazione per tutto l’inverno (per esempio marmotte e ghiri), quelli che hanno un semiletargo con brevi periodi di ibernazione e moderata attività nelle giornate più miti (tassi, orsi, scoiattoli), quelli che dormono di giorno e sono attivi di notte (pipistrelli), o quelli che nei climi desertici caldi rallentano la loro attività e il loro metabolismo ed entrano in uno stato di vita latente, chiamato estivazione (per esempio alcuni ricci orientali)
Gli animali che vanno in letargo sono quelli che rischiano meno l’estinzione. Ricercatori dell’ Università di Oslo e di Helsinki lo hanno dimostrato prendendo in esame le 443 specie di mammiferi che adottano un comportamento chiamato «sleep-or-hide», cioè «dormi o nasconditi»: ci sono quelli che vanno in ibernazione per tutto l’inverno (per esempio marmotte e ghiri), quelli che hanno un semiletargo con brevi periodi di ibernazione e moderata attività nelle giornate più miti (tassi, orsi, scoiattoli), quelli che dormono di giorno e sono attivi di notte (pipistrelli), o quelli che nei climi desertici caldi rallentano la loro attività e il loro metabolismo ed entrano in uno stato di vita latente, chiamato estivazione (per esempio alcuni ricci orientali). Indipendentemente dal sistema adottato, tutti gli animali con comportamento «sleep-or-hide» sono scarsamente presenti nelle «liste rosse» compilate dall’Unione internazionale per la conservazione della natura. Anzi molti gruppi, ai quali appartengono i roditori, i pipistrelli e le talpe (in totale il 70% dei mammiferi) sono generalmente in ottima salute. Solo il 17,5 % delle 2225 specie di roditori è in qualche modo minacciato (per lo più in forme leggere), a fronte del 49% dei primati (scimmie e affini), del 81% dei perissodattili (cavalli, rinoceronti, tapiri) o al 100% dei sirenidi (trichechi, lamantini).