24 febbraio 2009
Se Mina è un ectoplasma (parola di Patty Pravo), Roberto Benigni non scherza. E’ in assoluto la star del cinema più riservata e gelosa della propria privacy, che difende con l’aiuto della moglie Nicoletta Braschi e di una cerchia di fidatissimi amici
Se Mina è un ectoplasma (parola di Patty Pravo), Roberto Benigni non scherza. E’ in assoluto la star del cinema più riservata e gelosa della propria privacy, che difende con l’aiuto della moglie Nicoletta Braschi e di una cerchia di fidatissimi amici. Una coltre di omertoso affetto, un patto di sangue che da 30 anni ha permesso al folletto di Misericordia, in provincia di Arezzo, di non far uscire nulla di privato dalla porta di casa. Persino Paola Perego, fidanzata del suo manager Lucio Presta, ammette di saperne poco: «So solo che è la persona più umile che abbia conosciuto e al tempo stesso quella che vola più in alto». A Sanremo è arrivato solo: senza staff né moglie, è andato ad alloggiare a Montecarlo all’Hotel Ermitage. E prima dell’esibizione si è chiuso in camera a ripassare il copione. Nessuna passeggiata, né cena. Roberto, semplicemente, non frequenta. A Roma lui e Nicoletta danno vita ritirata, nella loro casa sull’Aventino. E quando non sono in giro per lavoro, fanno spesso una puntata a Vergaio, in provincia di Prato, il paese di lui: Roberto è legatissimo alle sue sorelle maggiori: Bruna, Albertina e Anna. Sfidando la coltre di riservatezza, ecco allora un ritratto del comico toscano. La polemica sui diritti Prima ancora che salisse sul palco del1’Ariston su Benigni è stata polemica. In Rai e nei palazzi della politica è bufera per l’accordo che il comico ha fatto con l’azienda per la prima serata, valutata 350 mila euro, a cui avrebbe rinunciato in cambio dei diritti home video delle sue apparizioni in Rai. L’ad di Rai Trade, Luca Nardello, ha calcolato che questi diritti varrebbero 2.200 euro al minuto. Il che significa che il comico toscano potrebbe guadagnare da questa operazione fino a 2 milioni di euro... Ma Benigni non è venale. Narrano gli amici che qualche anno fa risultava il primo contribuente di Roma (3 milioni 850 mila euro il reddito 2005) per un semplice motivo: era maniacalmente attento alla sua contabilità per il timore di finire nel mirino di denigratori e rivali. Ma tanto la contabilità la cura la moglie. A tavola Chi ha mangiato con lui lo sa: a tavola Benigni si alza sempre prima degli altri, e si prepara sempre il caffè da solo. molto attento all’alimentazione, che il cibo sia sempre fresco, buono. Mangia poco, e lo sceglie con cura ossessiva: solo cibi sani, extravergine d’oliva, frutta e verdura biologiche, pochissima carne. La moglie Musa, consigliera, socia (nella casa di produzione Melampo). Nicoletta per Benigni è una presenza imprescindibile. Si sono conosciuti nel 1983 sul set del suo film Tu mi turbi e nel 1993 si sono sposati. Lei lo marca stretto: «Sono innamorati come il primo giorno», dicono gli intimi. I maligni sostengono che a tenerli stretti sia la gelosia di lei, che lo tiene alla larga dalle under 40. Le under 30 non possono avvicinarsi neanche a lei, che temerebbe il confronto. Il motivo va forse cercato nell’unica cosa che manca a questa coppia: hanno mietuto successi (tra cui tre Oscar per La vita è bella), ma non hanno figli. E nessuna moglie nella sua condizione sopporterebbe lo smacco di una fine di matrimonio con seguito di pargolo. Le donne Diceva mamma Isolina che Roberto, da ragazzo, era sempre pieno di donne. E in effetti Benigni pare davvero riscuotere un gran successo col gentil sesso. La prima a riconoscergli un fascino clownesco fu una Pamela Villoresi poco più che tredicenne: «Tra noi c’è un legame profondo, una grande simpatia. Iniziammo insieme al teatro studio a Prato. Debuttammo con Il re nudo di Evgenij Schwarz; interpretava il Ministro dei teneri sentimenti. Passavamo notti intere a parlare di Brecht. Credo che avesse una cotta per me, e non era il solo: ero bella, avevo le tette a tonsille, ero trasgressiva e intelligente. Nel 1982 Roberto conobbe Moana Pozzi, a casa di Dado Ruspoli. La pornostar lo ricorda così nel suo libro La filosofia di Moana: «Era buffo, dormiva con tanti indumenti addosso: calze, mutande, canottiera di lana». Moana provò a sedurlo, ma si ritrovarono a ridere tutta la notte e rimasero amici per anni. « il gentleman più simpatico che conosco, un folletto dolce e geniale che mi faceva ridere fino alle lacrime e mi ha insegnato a buttarmi», dice Amanda Sandrelli, che lo conobbe sul set di Non ci resta che piangere (1984). L’unica cosa certa è che è entrato sotto la pelle di tutte le donne che l’hanno frequentato. Come Eva Grimaldi, che continuò a cercarlo finché la Braschi non le proibì di comporre il loro numero di telefono. L’amico Ciampi Tra i più cari amici di Roberto e Nicoletta ci sono l’ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e sua moglie Franca. Oltre che nelle occasioni ufficiali (proiezioni e cerimonie), i quattro si sono incontrati spesso per cene private al Quirinale e alla Maddalena, dove vanno in vacanza da anni. Nel 2005, Ciampi conferì a Nicoletta l’onorificenza di Ufficiale e a Roberto la massima onorificenza che il Presidente possa attribuire, quella di Cavaliere di Gran Croce. I nemici e Facebook Benigni è amato a destra e a sinistra. Ma c’è chi non ha mai nascosto di non sopportarlo. Come uno dei suoi bersagli preferiti, Giuliano Ferrara, che nel 2002, in occasione della partecipazione del comico al Festival di Sanremo, inventò un comitato Bo.Be, Boicotta Benigni: minacciò di presentarsi all’Ariston armato di uova. Poi si limitò a lanciarle sullo schermo del suo televisore. Più discreto Silvio Berlusconi, che pur essendo stato oggetto di assalti pesanti e canzoni satiriche, non si è mai apertamente scagliato contro il comico toscano. Sarebbe una mossa impopolare, meglio far finta di nulla. Benigni ha avversari anche su Facebook. Come i 35 iscritti al gruppo Spara a Roberto Benigni che «odiano a dismisura l’omuncolo insulso», difeso solo (ironia della sorte) da un utente registratosi come Unto del Signore. Per gli iscritti a Quelli a cui Benigni non va giù, il comico è «simpatico come un pugno nello stomaco». Ma sono solo 8, rispetto ai 57 di ”La vita è bella” è una cagata pazzesca (50 quelli iscritti a ”Pinocchio” è una cagata pazzesca). Oltre 100 i gruppi che lo sostengono. Giochi di parole L’enigmista Stefano Bartezzaghi è uno dei pochi eletti con cui condivide la passione per i giochi di parole. Roberto non è un enigmista tecnico, spiegano gli intimi, ma ama il gioco in quanto gioco. Ed è competente. Gli piacciono soprattutto gli indovinelli. A sfidare la fantasia linguistica dell’attore, che non si sottrae mai quando si tratta di risolvere anagrammi e sciarade, sono anche altri artisti e intellettuali: Paolo Conte, Umberto Eco, Vincenzo Cerami, Nicola Piovani. La sua mania per l’enigmistica è anche diventata spettacolo: «Ne La vita è bella inserì la figura del nazista con il pallino degli indovinelli: un modo per sfuggire all’orrore rifugiandosi nel mistero dell’enigmistica», spiega Bartezzaghi. Dalle parole alle carte: Roberto è un giocatore di tressette, anche nella versione romagnola, il maraffone, che pratica a Cesena, a villa Braschi. Anche il poker compare tra i suoi ”vizi”: «Non l’ho mai visto giocare», dice Bartezzaghi, «ma mi piacerebbe vederlo bluffare. Anche nel poker ricorre l’elemento della sfida, così tipico di Roberto». Un gusto che risale ai tempi delle contese di poesia orale, in voga nelle campagne toscane, frequentate da ragazzo: come altri ”colleghi” meno famosi di lui, Roberto è in grado di improvvisare poesie in rima. Passioni di un piccolo diavolo Chi ha visto la biblioteca di casa Benigni ne racconta meraviglie: è un bibliofilo, a caccia di chicche letterarie. Oltre alla Divina Commedia spiccano l’Orlando Furioso e i testi del poeta latino Orazio. Ma pochi sanno che Roberto è un esperto di storia papale: per un comico spesso accusato di blasfemia potrebbe sembrare strano. Ma non lo è: la Commedia l’ha imparata in seminario, anzi «un posto ai Campi di Marte dove c’erano tanti preti», dice lui. Quanto ai papi, il suo preferito è Giovanni Paolo II, apostrofato con l’affettuoso «Wojtylaccio»: scandalo a Sanremo 1980. Wojtyla non si offese, e anni dopo fece telefonare a Benigni, che era a Los Angeles, per proporgli una proiezione privata de La vita è bella. Roberto prese un aereo e tornò a Roma: «Mi ha dato i suoi regali e io, che non avevo portato niente, gli diedi la mia biro».