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 2009  febbraio 21 Sabato calendario

Il mercato dell’arte, dunque, resiste. E sta vivendo una fase di assestamento, in cui le gerarchie stanno cambiando

Il mercato dell’arte, dunque, resiste. E sta vivendo una fase di assestamento, in cui le gerarchie stanno cambiando. Ecco allora una serie di autori e di correnti su cui si potrebbe puntare, e altri che invece sembrano in declino. IN CRESCITA Tutti gli autori del futurismo dovrebbero rivalutarsi. E non solo per la ricorrenza del centenario, ma anche perché i loro prezzi, considerata l’importanza del movimento, sono ancora bassi. Un altro movimento italiano con ampi margini di crescita è l’arte povera, rappresentata da Alighiero Boetti, Mario Merz, Pino Pascali, Michelangelo Pistoletto e Jannis Kounellis. Schiacciata dalla pop art americana, di cui per certi versi è stata il contraltare, potrebbe trovare interessanti spazi di mercato, anche se già oggi i pezzi migliori di questi autori raggiungono le centinaia di migliaia di euro. Chi ama le sfide sfiziose potrebbe scommettere una piccola cifra su Ugo Nespolo, acquistabile ancora per poche migliaia di euro. Articolato è il discorso sull’optical art. A dominare il mercato è Bridget Riley, che riesce a superare anche il milione di euro. Più che su di lei, si dovrebbe puntare sul caposcuola del movimento, Victor Vasarely, le cui quotazioni sono pari a circa un quinto dell’artista londinese. Quattro nomi internazionali su cui c’è ampio consenso sono quelli di Karen Appel, Hans Hartung, George Mathieu e Antoni Tapies. Quest’ultimo, considerato uno dei grandi di Spagna del secolo scorso, pare decisamente sottovalutato: sue opere anche di livello si possono trovare a meno di 50mila euro. Tornando in Italia, la ricerca di artisti storicizzati dovrebbe rilanciare i nostri autori del periodo tra le due guerre, capeggiati da Mario Sironi: sono sottovalutati, non crescono di prezzo (con poche eccezioni) da diversi anni e quindi potrebbe essere il loro turno. Una menzione particolare la merita Mino Maccari. L’artista toscano ha un posto di primo piano nella nostra storia dell’arte. Si può dire che se Sironi era il capofila dell’arte ufficiale del Ventennio, Maccari era l’esponente più rappresentativo dell’altro fascismo, quello rurale e rivoluzionario. Oggi è decisamente trascurato: è possibile comprare sue opere rappresentative a meno di 10mila euro. Difficilmente raggiungerà cifre da capogiro, ma potrebbe moltiplicare per tre o quattro volte le quotazioni attuali. Infine merita di essere segnalato Salvatore Garau, artista cinquantenne che ha sviluppato un personale percorso pittorico. Garau opera anche a livello internazionale, prorio oggi si inaugura una sua mostra presso il Musée d’art moderne Saint-Etienne Metropole. Un quadro di un metro per un metro dell’artista italiano è quotato 14mila euro, cifra destinata a salire. IN DECLINO certo che Damien Hirst è stato al centro di un movimento speculativo che ne ha gonfiato all’eccesso le quotazioni. Forse non uscirà addirittura dal mercato, come sostiene qualcuno, ma non può evitare, come lui stesso ha ammesso, una brusca caduta. A essere oggetto di speculazioni, o comunque a rappresentare un fenomeno di moda, sono anche quasi tutti gli artisti cinesi. Fino a pochi mesi fa c’era la corsa ad accaparrarsi le loro opere, ma ora l’arte cinese è in crisi e se la cava solo chi ha un curriculum internazionale di standing elevato. Passando all’Italia, chi rischia una brutta caduta è la Transavanguardia, nonostante le buone performance alle ultime aste di Mimmo Palladino ed Enzo Cucchi. In particolare il terzo protagonista del movimento, Sandro Chia, pare abbia superato il suo momento di gloria. Un movimento già in declino, ma che potrebbe peggiorare ulteriormente, è Corrente. I vari Enzo Morlotti, Giuseppe Migneco, Bruno Cassinari, Ernesto Treccani (un po’ meno Aligi Sassu, autore ben storicizzato, e il celeberrimo Renato Guttuso) diventati nel dopoguerra simbolo dell’arte antifascista, sono stati in auge fino agli anni Ottanta, quand’erano i nostri autori viventi forse più popolari. Con conseguenze dirette sulle loro quotazioni. Ora le motivazioni extra-artistiche sono venute meno e il loro spazio sul mercato continua a ridursi. Una vicenda simile, anche se qui la politica non c’entra, la sta vivendo Salvatore Fiume. Corteggiatissimo dai mercanti e amato dai collezionisti della buona borghesia quando era in vita (è scomparso nel ”97), oggi fatica a trovare acquirenti. Infine Marco Lodola, che sembrava destinato a essere un astro emergente, ha perso estimatori. Ormai viene considerato essenzialmente un autore da design o da operazioni di marketing aziendale. I DUBBI Può sembrare blasfemo, ma qualcuno dubita sul proseguimento della corsa di Piero Manzoni, oggi uno dei nostri quattro autori (con Giorgio De Chirico, Alberto Burri e Lucio Fontana) in grado di essere protagonista nelle aste internazionali. A fianco di pezzi eccelsi vi è infatti una produzione troppo seriale. Maurizio Cattelan è invece l’unico nostro autore della contemporary art capace di raggiungere record milionari. Ma oltre che sulle capacità creative, i suoi megaprezzi sono figli delle sue provocazioni. Sarà in grado di provocare all’infinito? Un discorso per certi versi simile può valere per un’altra artista contemporanea italiana (dalle quotazioni decisamente più basse, qualche decina di migliaia di euro), Vanessa Beecroft, che a marzo sarà glorificata da una mostra al Pac di Milano. Le sue opere derivano da originalissime performance organizzate da lei stessa. E non è facile continuare a trovare nuove idee. Concludiamo con due autori affermatisi a cavallo degli anni Sessanta, Mario Schifano e Mimmo Rotella. Il primo, considerato l’Andy Warhol italiano, ha ampi margini di crescita. Vanta un record relativamente basso, di 300mila euro, e può essere acquistato a meno di 50mila euro. A crescere saranno però solo le opere la cui autenticità è ben documentata e realizzate in determinati anni. Per Mimmo Rotella il discorso è più semplice: solo le opere fino agli anni Settanta hanno buoni margini di crescita. Quelle successive potrebbero perdere colpi.