Gianluca Schinaia, Avvenire 24/2/2009, 24 febbraio 2009
SCHEDA CACAO
La scienza botanica ha localizzato la crescita spontanea dell’albero del cacao nei bacini dell’Orinoco e del Rio delle Amazzoni. Le prime popolazioni a coltivare la pianta furono probabilmente i maya, seguiti dai toltechi e dagli aztechi, che si insediarono a partire dal XVII secolo a.C. nell’America Centrale. Nel 1528 il ’conquistador’ Ferdinando Cortéz, sorpreso dall’infaticabilità degli indigeni che ricondusse alla loro alimentazione, trasportò in Spagna i primi sacchi di cacao. Il motivo per cui la pianta e le sue proprietà furono per lungo tempo ignorate nel Vecchio Continente risiede, principalmente, nell’impossibilità di esportarne la coltivazione. Dopo Cortéz, il fiorentino Francesco Carletti decise di importare in Europa i frutti della pianta del cacao al fine di spezzare il monopolio spagnolo, ma furono gli olandesi, abilissimi navigatori, a conquistare il controllo del mercato mondiale nel XVII secolo. Intanto, mentre le piantagioni di cacao si estendevano in Brasile e in Martinica, in alcune città europee cominciava la lavorazione del cioccolato e già nel 1606 si producevano barrette a Firenze e a Venezia. La pianta del cacao ha bisogno di un ambiente umido, caldo e ombroso per poter attecchire, un habitat simile alla foresta tropicale. Il cacao cresce oggi nelle zone tropicali di tre continenti: America, Africa e Asia. L’America Latina, culla della coltura, rappresenta appena il 12% della produzione mondiale, mentre l’Africa occidentale, dove il cacao è stato coltivato solo dalla fine del XIX secolo, è diventata la principale regione produttiva, da cui proviene il 70% del totale planetario. Il sud-est asiatico è l’area che per ultima si è affacciata in questo settore: negli anni 80 ha guadagnato il 20% del mercato e da allora il suo contributo alla produzione mondiale si è assestato intorno al 18%.