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 2009  febbraio 19 Giovedì calendario

Le maison guardano al Qatar- In attesa che gli Stati Uniti, l’Europa, magari persino il Giappone, escano dalla fase negativa del ciclo economico, ai marchi della moda e del lusso conviene guardare al Medio Oriente

Le maison guardano al Qatar- In attesa che gli Stati Uniti, l’Europa, magari persino il Giappone, escano dalla fase negativa del ciclo economico, ai marchi della moda e del lusso conviene guardare al Medio Oriente. E in particolare al Qatar, uno dei Paesi più ricchi del Golfo, la cui solidità è legata non al turismo, ma all’energia. Il Qatar (1,5 milioni di abitanti distribuiti su 11mila chilometri quadrati, un’area grande come il nostro Abruzzo) produce 900mila barili al giorno di petrolio ed è il primo esportatore di Lng, il gas liquefatto pronto per i rigassificatori europei. Il reddito pro capite è di 80mila dollari all’anno ed è quasi interamente disponibile per acquisti "voluttuari". «Lo Stato assicura a tutti i cittadini elettricità, cure mediche, istruzione. In sostanza, quello che guadagniamo possiamo spenderlo in beni di non prima necessità», spiega Ashraf Abu Issa, presidente e Ceo di Aih (Abu Issa Holding), gruppo con sede a Doha, 1.400 dipendenti e un giro d’affari di circa 300 milioni di dollari. Aih ha interessi in molti campi, dalla tecnologia ai servizi, ma l’attività principale è nella distribuzione di marchi della moda, tramite la controllata Blue Salon. «Non abbiamo statistiche ad hoc, ma credo si ragionevole dire che ogni persona, in Qatar, spende almeno 20mila dollari all’anno in abbigliamento e accessori», aggiunge Abu Issa. Viste le disponibilità e l’indiscutibile successo di marchi della moda italiana e francese, non stupisce che uno dei centri commerciali più grandi del mondo sia in costruzione proprio a Doha, capitale del Qatar. Battezzato The Pearl, il centro costerà 15 miliardi di dollari e ospiterà circa 400 negozi, molti dei quali italiani. «Abbiamo costruito il Paese grazie alle risorse energetiche – spiega Khalil Sholy, managing director della Udc (United Develpoment Company), la società che sta costruendo The Pearl ”. Ma per il futuro puntiamo anche sul turismo. Anzi, vorremmo che Doha attirasse persone da tutto il mondo come capitale della moda e come simbolo di uno stile di vita rilassato e allo stesso tempo sostenibile: The Pearl sarà al l’avanguardia negli standard di ecocompatibilità». I brand che hanno aperto o apriranno a Doha coprono l’intero ventaglio della moda italiana: il 7 febbraio è stato inaugurato il primo negozio Harmont&Blaine, marchio napoletano di casualwear con un ambizioso piano di espansione in Medio Oriente. Ma The Pearl ospiterà anche negozi monomarca di Ferré, Canali, La Perla, Armani, Bulgari, Cavalli e Loro Piana, solo per fare alcuni nomi. E tra un mese aprirà Bice, uno dei più famosi ristoranti milanesi, mentre Arrigo Cipriani sta trattando per impiantare al Pearl il suo business del catering, un settore da cui viene ormai la metà dei ricavi della società veneziana. «Il nostro obiettivo principale è attirare in Qatar i grandi nomi della moda – aggiunge Sholy, che ha origini libanesi, come molti dei manager del Golfo, ma vive da anni a Doha – Ma non escludiamo di fare acquisizioni. In Italia, e non solo, ci sono marchi che potrebbero aver bisogno di un socio e noi stiamo analizzando molte possibilità con un’avvertenza: non entreremmo mai come soci di minoranza, perché non vogliamo semplicemente offrire un’iniezione di capitale, ma decidere le strategie del marchio». Sholy ammette anche di aver esaminato il dossier Gianfranco Ferré: «Un bel marchio, stiamo seguendo da vicino quello che succede» (giovedì 12 febbraio Ittierre, controllata di It Holding, la società che possiede il marchio Ferré, è stata ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria, ndr). «Quando The Pearl sarà completato, i residenti saranno oltre 40mila, ma la parte commerciale è rivolta anche a tutti quelli che arrivano qui grazie alla Marina – conclude Sholy ”. Anche nel 2008 il porto turistico di Doha ha vinto il "Best Marina Award" per il design e la funzionalità. Alcune banchine possono ospitare maxi yacht fino a 60 metri di lunghezza». giulia.crivelli@ilsole24ore.com www.thepearlqatar.com