Leonardo Maisano, Il Sole 24 Ore, 12/2/2009, 12 febbraio 2009
LONDRA NON ADERIRA’ ALL’EURO
Lotta al protezionismo, fatta salva qualche eccezione "accidentale"; ingresso immediato di Brasile e India, Cina e Russia (Bric) nei salotti più esclusivi delle organizzazioni finanziarie internazionali; coordinamento stretto degli organismi di regolazione e controllo dei mercati. Alistair Maclean Darling, 56 anni, Cancelliere dello Scacchiere di Sua Maestà, in un’intervista a quattro testate europee (in Italia al Sole-24 Ore), invoca l’internazionalismo, tema che gli fu caro in gioventù quando militava - dicono i suoi biografi - in gruppi trotskisti scozzesi.
Passioni adolescenziali buone oggi per chiamare all’azione comune un mondo allo sbaraglio. Lo farà, in qualità di esponente del Paese che più paga il prezzo del credit crunch, da Roma questo week-end, in occasione del G-7 finanziario. Lo ripeterà da Londra al G-20 di marzo.
«A Roma porterò quattro punti, gli stessi che saranno al centro del G-20. Prima di tutto non ritengo importante stabilire quali iniziative ogni singolo Paese adotti per uscire dalla crisi, ma è essenziale il coordinamento e la sincronia dell’azione. Credo poi che debba essere ribadita la volontà di cooperare tutti per ristabilire la credibilità del sistema bancario e la capacità del sistema stesso di garantire credito ora che la recessione s’aggrava. E mi riferisco anche al ruolo e alle funzioni dei regolatori. In terzo luogo mi auguro che il G-7 e il G-20 riconoscano la necessità di rivedere le istituzioni internazionali, figlie del quadro post-bellico. Sessant’anni dopo realtà economicamente insignificanti sono primi attori globali. Cina, India, Brasile e Russia devono entrare nel Financial stability forum (presieduto da Draghi). Il Fondo monetario stesso deve avere capacità di azione preventiva. Infine va sconfitta ogni tentazione protezionistica anche se esiste in forma involontaria».
Protezionisti per caso?
Chiariamo. Pongo con forza e determinazione l’accento contro un protezionismo sistemico. vero, però, che siamo intervenuti a favore delle banche nella consapevolezza che il credito è essenziale. Lo stesso è accaduto negli Stati Uniti e in Germania. Abbiamo sostenuto l’industria dell’auto e lo stesso hanno fatto altri partner europei. Voglio dire che azioni congiunte e concordate nella logica di un’ampia cooperazione riducono il rischio di un rigurgito protezionistico. Abbiamo anche chiesto alle banche di agevolare le imprese sul territorio in cambio delle nostre garanzie, ma se lo facessero ai danni di realtà estere sarebbe un problema. Diventerebbe, quest’ultimo, uno scenario altamente improbabile se misure come quelle introdotte in un Paese fossero adottate in cooperazione e coordinamento con altri Stati. I puristi del liberismo contestano questa idea? Ai puristi devo replicare che l’alternativa è non avere banche.
Crede che sia il caso di avere un sistema di regole comuni sui mercati e magari un’unica autorità europea?
Ci sono cinquanta authority nella Ue. Devono lavorare in collaborazione. Di recente sono stati introdotti i cosiddetti "college of regulators" che operano solo sulle grandi banche. L’idea è giusta. Altra cosa è un meccanismo pan-europeo di regolamenti. Mi preoccupa che possa andare con un passo diverso da quello di America e Far East. Il mondo va oltre l’Europa.
La sterlina ha subìto una forte svalutazione e sono cresciute le voci di chi vorrebbe l’adesione britannica all’euro. C’è un ripensamento?
La nostra posizione sull’euro è la stessa del 2003. , semplicemente, una questione che non si pone.
La crisi non ha quindi avuto alcuna conseguenza sul dibattito pro o contro l’euro?
No, la crisi non ha cambiato niente. I problemi sono altri. La nostra attenzione deve essere concentrata sulla correzione delle condizioni di fondo. C’è preoccupazione, per esempio, sugli effetti per le economie emergenti che vedono uscire capitali. qui che devono giocare un ruolo di primo piano gli organismi internazionali.
Sono tempi lunghi che l’emergenza non consente?
L’adesione al Financial stability forum è questione che si può chiudere in qualche settimana. E può fare la differenza. La Cina sarà la seconda economia del mondo. pronta a riconoscere le proprie responsabilità. Abbiamo bisogno di istituzioni finanziarie internazionali che abbiano un elevato sostegno alle loro spalle.
favorevole a limitare le retribuzioni dei banchieri degli istituti nazionalizzati?
Stiamo discutendo con Royal bank of Scotland sui bonus. Ho già detto che non può esserci alcun premio per chi è associato alle perdite. Rbs ha obblighi contrattuali che non possono essere evitati. La verità è che i premi dei manager devono essere correlati con la salute dell’istituzione che gestiscono. Non ho problemi a premiare chi lavora bene, ne ho se salari e bonus diventano la stessa cosa.
Non crede che nella crisi di oggi le responsabilità siano anche dei Governi?
Tutti hanno una lezione da trarre. Ai Comuni in occasione dell’audizione dei banchieri, due giorni fa, abbiamo avuto modo di intendere che il board stesso degli istituti non aveva afferrato quanto stava accadendo. Si può capire se sono coinvolti piccoli istituti, è del tutto diverso con giganti del credito in grado di avere conseguenze sistemiche. una lezione per Governi, regolatori, banche. Per rimettere le cose in ordine dobbiamo chiederci tutti insieme se stiamo facendo la cosa giusta. un problema internazionale che può essere gestito e risolto solo a livello internazionale.
leonardo.maisano@ilsole24ore.com