Alessandro Graziani, Il Sole 24 Ore, 19/2/2009, 19 febbraio 2009
UNICREDIT, LA BORSA TEME PER L’EST - I
timori per l’esposizione creditizia nell’Europa dell’Est penalizzano ancora le quotazioni di UniCredit, nel mirino della Borsa anche per i rischi sul mercato tedesco che ieri ha visto il Governo di Angela Merkel aprire alla nazionalizzazione d’urgenza di Hypo Real Estate. L’ulteriore ribasso del titolo UniCredit, che ieri ha perso il 6,51% chiudendo a 1,049 euro, ha spinto le quotazioni ai nuovi minimi dell’anno (-39,89% da inizio gennaio), riportando i prezzi ai valori del 1986. A pesare sono state soprattutto le stime dei broker, che prevedono circa 7 miliardi di crediti a rischio sui 100 miliardi erogati nell’area. Ma dal gruppo bancario di Piazza Cordusio sono arrivati, anche ieri, segnali rassicuranti. «Siamo tranquilli, tranquillissimi; abbiamo posizioni molto diversificate sia per paese che per attività», ha commentato Roberto Nicastro, deputy ceo di UniCredit con responsabilità della divisione retail dell’intero gruppo.
evidente però, o almeno questa è la valutazione del mercato, che se l’instabilità nell’Est Europa dovesse protrarsi anche nei prossimi mesi, il peso delle svalutazioni sui conti di UniCredit dovrebbe portare ad aumentare i "ratio" patrimoniali ben oltre il previsto. Richiedendo nuove misure oltre a quelle già annunciate (l’emissione di bond cashes per 3 miliardi e l’assegnazione del dividendo in azioni, e non in contanti, per 3,6 miliardi). Non a caso, pochi giorni fa da Davos l’amministratore delegato Alessandro Profumo ha ammesso che il gruppo potrebbe chiedere accesso agli aiuti di Stato del Governo austriaco, dato che le attività a est fanno capo alla subholding di Vienna. Nel frattempo, UniCredit e le altre banche occidentali presenti a Est hanno chiesto alla Unione Europea un intervento a sostegno delle economie dei Paesi della Nuova Europa. E c’è da credere che anche il Fmi non farà mancare nuovi sostegni ai Paesi di un’area che, anche dal punto di vista geopolitico, resta strategico per l’Occidente.
Un quadro aggiornato della posizione di UniCredit nell’Est Europa è stato fornito ieri a Londra da Franco Ghizzoni, capo della divisione mercati Polonia e delle controllate bancarie nei Paesi Cee per UniCredit. Davanti a una platea di analisti di settore, Ghizzoni si è detto convinto che il gruppo «confermerà la buona performance» nell’area «malgrado il rallentamento macroeconomico», grazie a «una solida base a livello di depositi, un rigido controllo dei costi, criteri più stringenti sul rischio e un marcato focus sulla liquidità». Ghizzoni ha ribadito che l’esposizione del gruppo è «equilibrata e diversificata», tanto che le banche di UniCredit nei Paesi Cee «potrebbero addirittura godere di alcuni vantaggi competitivi nella crisi», poichè «marchi ben riconoscibili sono importanti per attrarre clienti che lasciano istituti in difficoltà e per l’accesso ai mercati internazionali attraverso UniCredit». Pur in uno scenario di crisi, inoltre, i Paesi della regione dell’Europa centro-orientale «continueranno a fare meglio della media dell’Eurozona» anche nel 2009 e il calo dell’inflazione, frutto della cattiva situazione macroeconomica, è positiva per i costi. E sul fronte dei costi, Ghizzoni ha preannunciato un ulteriore stretta con la previsione di un taglio di 2.000 posti di lavoro nell’Europa dell’Est.
Se il contesto nell’Est Europa resta in ogni caso denso di timori per gli investitori, i vertici di UniCredit restano impegnati nel piano di rilancio. Sul versante patrimoniale, oggi sarà finalmente realizzato il collocamento dei bond convertibili di tipo «cashes» per 3 miliardi. Due giorni fa sono arrivate le ulteriori autorizzazioni del Tesoro alla Fondazione Crt e alla Fondazione Cassa Modena, subentrate insieme ai soci libici e al fondo di Abu Dhabi per coprire i 440 milioni non sottoscritti da CariVerona. Chiusa l’asta dei diritti inoptati, oggi gli advisor Mediobanca e Merrill Lynch provvederanno al previsto collocamento dei cashes che miglioreranno di tre miliardi il Core Tier 1 di UniCredit.
Se Piazza Cordusio è rimasta ancora al centro delle vendite in Piazza Affari, si è allentata invece la pressione su Intesa Sanpaolo, anch’essa con una significativa presenza nell’Europa dell’Est seppure più limitata di UniCredit. Il titolo, pur avendo sfiorato al ribasso quota 2 euro nel corso della seduta, alla fine ha chiuso in rialzo dell’1,79% terminando a quota 2,135 euro. Rassicurazioni sono arrivate da Corrado Passera, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo. «Abbiamo preso le misure necessarie» per fare fronte alla crisi nei Paesi dell’Est Europa – ha detto Passera, a margine dell’esecutivo dell’Abi – «la situazione è differente da Paese a Paese e molto dipende dal tipo di business».