Santo Versace, Libero, 24/2/2009, 24 febbraio 2009
SANTO VERSACE: QUALCHE CONSIGLIO PER LA POLIZIA
La polemica di questi giorni sulle cosiddette ronde ha avuto un merito: quello di mettere al centro dell’attenzione generale il tema dell’efficacia dell’operato delle forze dell’ordine. Prima di rispondere con quelli che il decreto sicurezza chiama i ”volontari per la sicurezza” il Paese si deve chiedere se gli addetti delle forze dell’ordine siano impiegati al meglio e se la loro abnegazione sia sufficiente. Partiamo dai numeri. (...)
(...) Quelli che cito sono tratti dal rapporto Eurispes 2009 e provengono da fonti governative. L’Italia è il Paese europeo con il maggior numero di uomini impiegati nelle forze dell’ordine: 330.000 effettivi tra carabinieri, polizia, guardia di finanza, corpo forestale e polizia penitenziaria. A questi vanno aggiunti oltre 120.000 effettivi di polizie locali, municipali, provinciali, regionali, vigili urbani, eccetera. In tutto fanno oltre 450.000 addetti. Ma rimaniamo ai soli addetti delle forze dell’ordine propriamente dette, cioè ai 330.000, e consideriamoli in percentuali rispetto alla popolazione totale. Con 571 addetti all’ordine pubblico ogni 100.000 abitanti l’Italia supera di gran lunga la Germania (321), la Gran Bretagna (268) e la Francia (227).
burocratizzazione
Inoltre, ogni cittadino italiano destina per le spese a sostegno dell’ordine pubblico il 2,1% della ricchezza nazionale, pari a circa 500 euro pro capite. Fra i paesi Ue, l’Italia è seconda solo alla Gran Bretagna (2,5%) in quanto a spesa per la sicurezza, mentre precede di gran lunga tutti gli altri paesi come la Spagna (1,85%), la Germania (1,7%) e la Francia (1,2%). Se consideriamo anche i vigili urbani e gli altri 120.000 i numeri sono ancora più impressionanti.
Tutti questi numeri non bastano, però, a descrivere la situazione. Occorre tenere conto di altri dati. Uno, ad esempio: tra polizia e carabinieri, almeno 50.000 addetti sono destinati a compiti d’ufficio, e quindi sottratti a compiti di sicurezza nelle strade o al controllo delle attività criminali. La stessa considerazione vale per i corpi di polizia municipali, la polizia stradale e la miriade di altri soggetti impegnati a svolgere compiti di controllo del territorio e di sicurezza.
La verità è che, come nel resto dell’amministrazione, ha prevalso in questi Corpi una tendenza irresistibile alla burocratizzazione che ha fatto lievitare il numero degli ufficiali a scapito della ”truppa”. Un caso recentemente denunciato dalla stampa è quello dei vigili urbani di Roma, tra cui sono più numerosi gli ufficiali che i vigili semplici, con la conseguenza che per strada di vigili se ne incontrano pochissimi, nonostante che il Corpo annoveri oltre 8.000 addetti.
La prima cosa da farsi, quindi, è restituire efficienza a questi apparati, riportare per strada tutti quelli che per età possono svolgere compiti di polizia, a prescindere dal grado che hanno raggiunto nell’apparato. Se domani potessimo contare su 30 o 40 mila tutori dell’ordine in aggiunta a quelli che già svolgono questa funzione, il problema dei volontari per la sicurezza non si porrebbe nemmeno. Certo, occorre smantellare tutta quella rete di protezioni sindacali e parasindacali che hanno prodotto questa situazione. Per rendersi conto di quanti siano i poliziotti e i carabinieri sottratti ai compiti di servizio, basterebbe recarsi presso un qualsiasi tribunale d’Italia, dove decine e decine di loro svolgono compiti di segreteria, di singoli magistrati o pubblici ministeri, compiti che potrebbero essere svolti tranquillamente da personale civile, magari tratto dai tanti enti inutili che popolano la burocrazia italiana.
Insomma, prima di assumere decisioni che rischiano di mandare un messaggio sbagliato ai cittadini, sarebbe meglio mettere ordine nell’amministrazione pubblica, far lavorare, come dice il ministro Renato Brunetta, i dipendenti pubblici nello stesso modo in cui lavorano quelli privati.
Negli Stati Uniti, gli agenti di polizia che hanno le caratteristiche fisiche e di età per svolgere attività di controllo del territorio, di sicurezza, di polizia giudiziaria e dunque di indagine e di contrasto della criminalità, sono la grande maggioranza. I passacarte sono pochi e hanno essenzialmente funzioni di coordinamento della macchina. I compiti meramente burocratici, quali quelli di rilasciare documenti, ricevere denunce, fissare appuntamenti e tenere l’agenda sono svolti da personale civile, non armato, che non ha bisogno di avere le caratteristiche fisiche e di età per svolgere lavoro di pattuglia o di poliziotto di quartiere. Lo stesso avviene in tanti altri paesi. Solo in Italia accade che decine di migliaia di persone giovani, alla prima promozione ottengano di rintanarsi dietro una scrivania per fare quel poco o nulla che si richiede ad un passacarte.
E non ho tenuto conto, in questa disamina, dell’enorme numero di agenti che vengono addetti a fare da autista o da scorta a qualche potente. Il dato reso noto di recente, relativo alle auto blu in Italia e negli altri paesi del mondo, è di per sè eloquente: Italia 574.000, Stati Uniti 73.000, senza parlare degli altri paesi occidentali ( Germania 54.000). Se recuperassimo ad attività di controllo del territorio e di sicurezza tutti questi soggetti, o almeno una buona parte di essi, altro che Svizzera, saremmo in grado di garantire una presenza capillare sul territorio, un controllo costante su quelle aree del Paese in cui opera la criminalità organizzata, una sicurezza effettiva per i soggetti deboli, donne ed anziani.
scopo chiaro
Avviare la riforma delle forse dell’ordine è il primo passo per recuperare sicurezza. Bisogna smetterla con il considerare la collocazione nelle forze dell’ordine come un ennesimo ammortizzatore sociale. L’esercito dei 450.000 di cui sopra non è stato assunto per far fare bella figura al potente di turno. E nemmeno per fare solo contravvenzioni agli automobilisti di passaggio. Quello che ci aspettiamo da loro è un vero controllo del territorio, un vero impegno nelle strade, per fare sì che la sicurezza del cittadino comune torni ad essere il primo ed il principale degli scopi delle forze dell’ordine.