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 2009  febbraio 24 Martedì calendario

IL NOVECENTO

Nel 1932 il Portogallo passò sotto il regime autoritario di Antonio de Oliveira Salazar, illustre e schivo professore di economia politica all’Università di Coimbra.
Scrive in un libricino di nemmeno cento pagine, edito molti anni fa, dalla benemerita casa editrice Newton Compton, ”L’Europa fra le due guerre” Ralph Schor, storico lucido e acutissimo e divulgatore ineguagliabile, che il Portogallo, fra il 1910 e il 1926, aveva visto succedersi ben quarantacinque governi, otto presidenti della Repubblica, cinque scioglimenti del Parlamento (nel solo 1920, si erano avvicendati ben sette ministeri). E tutto questo non in un clima di dibattito politico, di scontri parlamentari, ma di disordini selvaggi. In cinque anni, dal 1920 al 1925, c’erano stati ben trecentoventicinque attentati. Mai il Paese era caduto così in basso e questo legittimò agli occhi di un’opinione pubblica che non ne poteva più di disordini, scioperi, crimini di ogni genere, la soluzione forte, che è sempre una soluzione militare. Il 28 gennaio 1926, il generale Gomes da Costa marciò su Lisbona, deciso a rimettere le cose a posto. Tutti i gangli nevralgici della città passarono sotto il suo controllo e a questo punto affidò a Salazar l’improbo e apparentemente impossibile compito d’imprimere una salutare virata all’economia ormai boccheggiante. Il professore di Coimbra chiese, nel campo finanziario e amministrativo, quei pieni poteri che avrebbero reso possibile ma era solo un tentativo il risanamento del Paese. Questi poteri gli vennero negati e Salazar, uomo poco avvezzo ai maneggi politici, si dimise dopo soli cinque giorni.
Ma le cose andavano sempre peggio e dopo due anni, prima che il Portogallo precipitasse nel baratro del crac definitivo, venne richiamato come ministro delle Finanze dal generale Cardona, che gli diede carta bianca. In un anno e mezzo il professore, uomo taciturno, riservato, scorbutico, amante solo dei suoi studi, fece il miracolo, gettando le basi di un’autocrazia che sarebbe durata trentasei anni, fino al 1968, quando un ictus lo costrinse a lasciare il potere e ridare la libertà al Paese.