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 2009  febbraio 23 Lunedì calendario

Un computer a dieci dollari per aprire le porte della tecnologia agli studenti indiani? E’ quel genere di notizia che manda in fibrillazione blog e giornali

Un computer a dieci dollari per aprire le porte della tecnologia agli studenti indiani? E’ quel genere di notizia che manda in fibrillazione blog e giornali. E’ stupefacente (un pc al prezzo di due pranzi da McDonald’ s?), è nobile negli intenti (rimuovere la forbice tecnologica che azzoppa i paesi poveri) e infonde ottimismo in tempi difficili. Sarà possibile? Intanto se ne parla molto. Il tam tam è si scatenato quando, la settimana scorsa, il quotidiano The Hindu ha riferito che a Tirupati in occasione del lancio del progetto educativo nazionale, è stato presentato un prototipo di personal molto economico con un sistema operativo sufficiente a far girare programmi essenziali e navigare in rete. Questo all’ incredibile costo di 10-20 dollari. Secondo la descrizione del quotidiano, il portatile di dimensioni (25x13 cm) più contenute rispetto a un normale laptop infatti somiglia piuttosto a un palmare o un modem, ha un’ unità di memoria di 2 GB, connettività senza fili e basso consumo energetico (2 watt). Questa mirabilia tecnologica pensata per abbattere il digital divide anche nelle zone rurali più remote del subcontinente dove la fornitura di elettricità è inaffidabile, è stata sviluppata nei laboratori dell’ Indian Institute of Technology (IIT) di Chennai e dell’ Indian Institute of Science (IISc) di Bangalore. Il progetto già anticipato la scorsa estate per bocca del Ministro dell’ educazione, entra in produzione anche grazie all’ intervento del governo. Oltre 940 milioni di dollari sono versati per produrlo su scala industriale e grazie ai volumi massicci scendere alla fatidica soglia di 10 dollari. Sakshat, questo il suo nome, dovrebbe arrivare sugli scaffali dei negozi entro 6 mesi. L’ informatizzazione spinta della scuola è la chiave di volta dell’ ambizioso piano nazionale educativo. "L’ obiettivo per il 2014 è l’ incremento del 5% il numero di matricole universitarie" ha dichiarato il sottosegretario all’ educazione S.K.Sinha. La diffusione dei libri scolastici in formato elettronico e l’ accesso alla banda larga per tutte le scuole di ogni ordine e grado all’ interno della federazione indiana rappresentano gli interventi cardine. Per questo lo Stato ha deciso di coprire il 25% degli investimenti che gli istituti sia pubblici che privati sostengono per dotarsi di connessione veloce. L’ annuncio dell’ arrivo di laptop di produzione indiana a prezzo stracciato non ha mancato di sollevare perplessità sulle sue reali funzionalità, considerando peraltro che il 60/70% dei costi di un terminale è determinato dalle sue componenti difficilmente comprimibile più di tanto. Intanto le informazioni sono state divulgate con il contagocce: nessuna specifica tecnica, un’ unica foto disponibile (quella pubblicata da The Hindu) del prototipo. Quello indiano non è il primo tentativo di fornire uno terminale a basso costo per favorire l’ istruzione del miliardo e trecento milioni di ragazzi in età scolare al mondo di cui l’ 86% vive in paesi in via di sviluppo. Il primo, anche se non destinato alle popolazioni tecnologicamente escluse, è stato IBM PCjr un personal a 1.300 dollari lanciato nel 1983. Quello più noto è OX1 progettato da Nicholas Negroponte, ideatore della fondazione One Laptop Per Child (OLPC). Pubblicizzato nel 2005 come il computer da 100 dollari, la realtà industriale ne ha smontato un po’ la portata simbolica raddoppiandone il costo. Il carismatico prof del MIT di Boston non si è dato per vinto e ha escogitato il programma di marketing solidale "give one get one" che consente per ogni OX1 acquistato in occidente di regalarne uno ai Paesi Poveri. Stessa filosofia anche se meno utopica caratterizza la mossa di Intel quando nel 2007, ha introdotto Classmate PC il subnotebook per gli studenti delle economie emergenti tra i 200350 dollari. Il colosso del chip che dichiara di averne venduti finora un milione e sta conducendo dei test pilota proprio in 4 college indiani, è pronto con una nuova versione. Non solo per combattere l’ analfabetismo digitale, i laptop leggeri, essenziali, con ridotta potenza di calcolo e soprattutto a basso costo (meno di 500 euro) stanno rivoluzionando l’ industria hightech. Complice anche la crisi economica, ma soprattutto l’ evoluzione tecnologica che, rispetto ai primi modelli di una lentezza esasperante, assicura alle recenti versioni lowcost prestazioni accettabili per lavorare e navigare. In gergo si chiamano netbook, subnotebook, ultramobile o Mid (mobile internet device) e secondo una stima se ne venderanno 10,8 milioni quest’ anno e il doppio il prossimo: un portatile su dieci sarà lowcost. Sono in molti da Acer, Asus, Dell, Jujitsu, HP, Samsung, Toshiba a scommettere sul fenomeno dei modelli minimalisti. A conquistare la leadership di questo comparto sono i due colossi di Taiwan Asus e Acer. Per primo si lancia Asus con l’ Eee PC l’ ultraportatile di nuova generazione sui mercati dal 2007 con un costo di 299 euro. Al posto del disco rigido un Ssd, una moderna unità di memoria da 4 gigabyte che fa girare il sistema operativo e programmi basic. Un personal senza fronzoli ma easy come indicano le tre lettere del nome: easy to work, easy to learn, easy to play. L’ anno dopo tocca a Acer con Aspire One, stesso prezzo, pensato soprattutto per l’ accesso al web in mobilità ma, nei paesi emergenti, rappresenta una soluzione per chi non ha pc. La vera concorrenza arriva manco a dirlo da Shenzhen. HiVision ha lanciato a settembre MiniNote che funziona con sistema Linux e costa appena 98 dollari.