Luca Piana, L’Espresso, 26 febbraio 2009, 26 febbraio 2009
LUCA PIANA PER L’ESPRESSO 26 FEBBRAIO 2009
Boulevard Zunino Era l’immobiliarista più rampante di Milano. Ora si dibatte tra i debiti. Per uscire dalla crisi punta sugli immobili parigini. Che però fanno gola ai creditori
Che fine ha fatto il grande immobiliarista Luigi Zunino? La domanda, inserita a fine gennaio nel forum on line dei primi abitanti del quartiere Santa Giulia, è una delle poche rimaste senza risposta.
Il sito raccoglie il dibattito un po’ angosciato aperto fra i neo-residenti di quella che veniva presentata come la Milano del futuro, un immenso quartiere modello, immerso nel verde, con tanto di uffici, viali alberati, un tram dedicato. I lavori, però, proseguono a rilento e in parte il cantiere è fermo, bloccato dalla crisi che è arrivata a un passo dal travolgere quello che fino a un anno fa era considerato uno dei nuovi padroni di Milano. E che, oggi, si ritrova oberato da una mole di debiti che, stando ai bilanci, supera i 3 miliardi.
Rispondere al quesito su che fine ha fatto Zunino è, al tempo stesso, semplice e complesso. Formalmente lui è sempre nell’ufficio al quinto piano del bel palazzo di via Bagutta dove ha sede Risanamento, la sua società quotata in Borsa, che continua a guidare come presidente e amministratore delegato. Da qualche mese, però, nell’elegante attico vetrato che corona l’edificio si è installato Salvatore Mancuso, un finanziere che - senza cariche ufficiali - gioca un ruolo cruciale nel definire il futuro di Zunino. E, in parte, nello stabilire che volto avranno i due quartieri - Santa Giulia e le ex acciaierie Falck di Sesto San Giovanni - che l’immobiliarista aveva conquistato ai bei tempi per farne la vetrina del suo sviluppo.
Il siciliano Mancuso, 60 anni, è un personaggio piuttosto noto negli ambienti finanziari. Dopo una carriera da manager, nel 2000 ha fondato Equinox, una società con sede in Lussemburgo che investe i fondi di una ricca schiera di soci - tra i quali il premier Silvio Berlusconi e il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia - in aziende che hanno bisogno di capitali. A chi gli chiede come si è ritrovato al fianco di Zunino, risponde che l’ha fatto per dare una mano "a un amico". In realtà il loro incontro risale agli anni Novanta e, all’inizio, non prometteva granché. A metterli in contatto fu il raider Gianni Varasi, che aveva chiamato Mancuso a gestire la liquidazione del proprio gruppo e che aveva trovato in Zunino, da poco sbarcato dalla provincia piemontese, il compratore per una serie di proprietà. Se però i rapporti di Varasi con Mancuso si sono poi guastati, quelli con Zunino sono rimasti a lungo cordiali.
Ora che la ruota degli affari è girata, la decisione di Zunino di scegliere Mancuso come consulente è motivata forse da un punto di contatto: la vicinanza di entrambi a Intesa Sanpaolo. La banca non solo è il principale partner di Equinox ma in questi anni ha agito come istituto di riferimento anche per Risanamento. Quando nel 2005 Zunino, già impegnato in Santa Giulia, acquistò l’area ex Falck, lo fece con gran sollievo di Intesa, che aveva concesso 180 milioni al vecchio proprietario, il gruppo Pasini, all’epoca in difficoltà. Un’esposizione che di fatto venne trasferita su Zunino, che quattro anni fa pareva più affidabile.
Nella partita per la sopravvivenza di Risanamento, l’arrivo di Mancuso ha segnato in effetti un nuovo tentativo delle banche di sostenere Zunino. Intesa, Unicredit, Bpm e Mps gli hanno concesso nuovi prestiti per 75 milioni. C’è un però. Il via libera era condizionato a una moratoria sugli interessi. Se le banche italiane hanno accettato, le straniere (che pesano per il 30 per cento dei debiti) hanno detto no. I fondi sono arrivati ma serviranno a finanziare i creditori più restii a concedere spazi di manovra.
Per Zunino resta però una boccata d’ossigeno che gli concede qualche tempo per rispettare la tabella di marcia imposta da Mancuso e dalle banche, che prevede una serie di cessioni per liberarsi dai debiti e dal pegno che grava sulle quote di Risanamento. L’obiettivo dell’immobiliarista sembra essere ripartire da basi più limitate, conservando magari una piccola quota in Santa Giulia nonché il vero bottino di Risanamento, i dieci palazzi di lusso posseduti a Parigi, tra gli Champs Elysées e Boulevard Haussmann. I quali, pur indebitati, garantiscono un flusso finanziario grazie ai canoni pagati dagli affittuari.
I rischi, però, non mancano. Quando la crisi era solo preannunciata, Zunino è stato svelto nell’alleggerire la situazione della società personali, vendendo alcuni immobili in centro a Milano già nel 2007. Liquidare le proprietà concentrate in Risanamento - spesso acquistate a prezzi più elevati - si è però rivelato difficile. La chiave di volta dell’intera strategia è ora la cessione al fondo Limitless di Dubai dei terreni e del progetto di Sesto San Giovanni, che si spera possa portare in cassa 475 milioni. Il fondo, tuttavia, sta attendendo di capire se sarà possibile ottenere le autorizzazioni per una serie di modifiche al progetto di Renzo Piano, ritenuto troppo oneroso, e ha promesso di sciogliere le riserve sul via libera definitivo solo a fine febbraio. Se anche questa cessione andrà in porto, è comunque prevista la vendita di Santa Giulia e di altre proprietà, a cominciare dal palazzo di Madison Avenue, a New York.
Il punto di arrivo del piano, per il momento, resta però vago e per Zunino il rischio è vedere il gruppo smembrato dei suoi pezzi migliori, pilotato nelle mani dei compratori (o degli affittuari) che Mancuso individuerà di volta in volta. Un esempio? La stessa sede di Risanamento, in via Bagutta. Mancuso aveva trovato nella nuova Alitalia di Roberto Colaninno, di cui Equinox e Intesa sono azioniste, il destinatario degli uffici al quarto piano ormai liberati dai dipendenti di Zunino sloggiati a Santa Giulia. L’affare è tramontato, si dice, per l’opposizione di altri soci della cordata, che hanno voluto studiare meglio i risvolti dell’operazione. Il palazzo, però, resta in vendita. E il prossimo a doversi trasferire potrebbe essere così Zunino in persona.