Michele Di Branco; Elena Castagni; Carlo Santi, il Messaggero 23/02/2009, 23 febbraio 2009
GIOCHI E SCOMMESSE- 4 ARTICOLI DEL MESSAGGERO
di MICHELE DI BRANCO
E’ LA TERZA industria del Paese per fatturato, nel 2008 ha mosso un giro d’affari di 47,5 miliardi di euro e vale ormai il 2 per cento del Pil italiano. L’economia fa marcia indietro, i consumi ristagnano ma i Giochi pubblici non conoscono crisi. E anzi ingrassano di anno in anno, portando in dote alle casse dello Stato 7,7 miliardi di euro. Une bella somma in una fase in cui il gettito fiscale soffre per effetto della recessione: soldi provvidenziali, utili per dare un po’ di ossigeno ai nostri incerti conti pubblici.
Il 2008 è stato un nuovo anno boom per chi gestisce il mercato del divertimento in Italia. La raccolta è cresciuta del 12,7% rispetto al 2007; non certo una novità perché da 5 anni i numeri sono in crescita costante. E tutto lascia pensare che il 2009 confermerà questa tendenza, perché il bilancio di gennaio dice che la raccolta ha già raggiunto quota 4,5 miliardi di euro. Fatta una rapida proiezione, non è affatto escluso che alla fine dell’anno il giro d’affari possa sfondare di gran lunga i 50 miliardi di euro. Un nuovo record. I numeri, d’altra parte, lasciano poco spazio ai dubbi e descrivono gli italiani come un popolo di giocatori. Secondo un’indagine dell’Osservatorio internazionale sul gioco, in Italia ogni anno si fanno attrarre dai vari giochi gestiti dallo Stato attraverso i provider autorizzati 23 milioni di persone. Non tutti sono incalliti, tutt’altro. Ma sembra di capire che almeno una volta l’anno in pochi rinuncino allo sfizio di tentare la fortuna con un gratta e vinci o magari traducano i propri sogni notturni in 5 numeri con cui cercare di sbancare il Lotto. Niente di male, giocare è divertente. Basta non dimenticare mai che la sfida tra la generalità indistinta dei giocatori e il banco è sbilanciata in partenza in favore di quest’ultimo. Dei 47,5 miliardi puntati nel 2008 dai giocatori (circa 700 a famiglia ), sono tornati indietro, in fatto di vincite, 33 miliardi di euro. Come a dire che su 100 euro investiti, 68 vengono poi redistribuiti. Il resto è utile netto degli organizzatori.
I Giochi pubblici, ad ogni modo, tengono in piedi 5 mila aziende e offrono lavoro – indotto compreso – a 60 mila persone. Numeri destinati a crescere ancora anche e soprattutto per merito di un’abile strategia industriale e politica che – in questi ultimi anni – ha puntato da una parte a potenziare l’offerta e la qualità dei giochi e dall’altra a stanare un’enorme massa di gioco illegale parallelo (che tutt’ora si aggira – secondo stime non ufficiali – intorno ai 20 miliardi di euro) che sottraeva risorse allo Stato e ai provider regolari. L’analisi della raccolta giochi 2008 dice molto di come si orientano i gusti degli italiani: quasi la metà del giro d’affari complessivo (21,6 miliardi di euro: il 45 per cento del totale) arriva dalla passione per gli apparecchi da intrattenimento, un settore interessato in questi ultimi anni da una profonda azione di contrasto agli apparecchi illegali che sfuggivano ad ogni controllo e che oggi – in gran parte – sono stati censiti. Poi ci sono le lotterie che fruttano 9,2 miliardi di euro e il lotto, un po’ in discesa, che porta a casa 5,8 miliardi di euro.
Tuttavia il caso più interessante è quello delle scommesse sportive. Nate nel 1998 in occasione dei Campionati del Mondo di calcio in Francia, le scommesse hanno mosso un giro d’affari di 4 miliardi di euro (il 44 per cento in più rispetto al 2007 ). Si tratta – dati alla mano – di una vera e propria esplosione che ha cannibalizzato nel tempo molti altri giochi mandando di fatto in pensione il vecchio caro Totocalcio ma anche il Totip, incapaci di resistere alla concorrenza e alla freschezza di nuove e più accattivanti offerte. Come nel caso dei giochi ippici che nel 2008 – seguendo una triste tendenza ormai consolidata – hanno perso il 17 per cento del fatturato. Insomma la febbre del gioco ipnotizza il Paese. E – stando alla lettura di sociologi ed economisti – trae linfa proprio dalla crisi economica che spingerebbe molti a tentare la fortuna per sistemare le proprie finanze. Una tesi respinta dai Monopoli di Stato: «Il gioco è in crescita da anni, anche in fasi in cui il Paese registrava robusti tassi di sviluppo. La raccolta – sottolineano all’Aams – migliora perché rendendo l’offerta di gioco più appetibile e trasparente e combattendo il gioco illegale, sono stati intercettati segmenti di mercato che prima erano in mano alla criminalità».
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di ELENA CASTAGNI
TREDICI anni, e sembrano un’eternità. Tredici anni e il mondo del gioco non è più quello. Prima c’era ben poco su cui scommettere: il Lotto, il gioco più antico, che dava i numeri, però, solo una volta a settimana; c’era il Totocalcio, la vecchia schedina, e soprattutto il Totogol che aveva pagato la vincita più alta: 7 miliardi e mezzo (di lire, naturalmente). C’erano le lotterie, ma la gente aspettava la sera della Befana inciampò su una pallina bloccata in una macchina e fu la catastrofe. C’era il gratta e vinci, ma anche lì tagliandi stampati male bloccarono il gioco al suo decollo.
Poi arrivò il 3 dicembre 1997, con la prima estrazione del Superenalotto, e i giochi cominciarono ad avere un appeal tutto diverso: le vecchie ricevitorie si rifecero il look, signore impellicciate cominciarono a provare l’ebbrezza di giocare sei numeri e aspettare l’estrazione in diretta, mentre negli uffici dei professionisti nascevano i primi sistemi. Poi, il 17 gennaio del 1998 a Poncarale, provincia di Brescia, il primo sei della storia del Superenalotto regalò 12 miliardi e 900 milioni, cifra mai sognata prima. Un assaggio di quello che poteva fare il gioco della Sisal: il 31 ottobre dello stesso anno, a Peschici un intero paese (99 abitanti riuniti in un sistema) vinse 63 miliardi. E da lì tutto cambiò. «Il Superenalotto ha sdoganato il gioco in Italia - ricorda Fabio Felici, esperto di giochi e direttore di Agicos - l’effetto è stato dirompente e ha portato fortuna a tutti gli altri giochi che erano sul mercato».
Dopo il Superenalotto, arrivò il Bingo, ma non ha fatto il boom atteso. Non va bene come in Spagna, per intenderci, e delle 420 sale che aprirono nel 2000, oggi ne sono rimaste 220 che reggono perché hanno anche le Newslot e aspettano il permesso per aprire al poker Hold’em.
Già, Newslot e Hold’em, parole che nel 2002 non avevano alcun significato e che ora monopolizzano il mercato. Parole però che nascevano proprio quell’anno, quando tutti i giochi passarono sotto la gestione diretta dei Monopoli di Stato. «Prima il mercato era frastagliato e incontrollato - racconta Felici - dilagavano il Totonero, le corse truccate, i videopoker illegali. Una situazione che allo Stato fruttava poco o niente, mentre la gente si rovinava e nessuno lo sapeva. Ma dopo una anno di gestione dell’Aams, il mercato esplode e nel 2004 il giro d’affari è di 24,8 miliardi di euro, un record che in cinque anni è raddoppiato. La grande idea dei Monopoli è stata quella di sostituire i videopoker con le Newslot, dove si vince poco, ma non si perde molto e ci si diverte».
Adesso gli apparecchi da intrattenimento - le Newslot, appunto, e in minima parte i videogiochi - sono al primo posto della nuova classifica cara agli scommettitori, seguiti dal gratta e vinci redivivo che ha conquistato i più e che ha allo studio un vitalizio, modello inglese, dove il fortunato potrà vedersi recapitare a casa 5 mila euro al mese fino alla fine dei suoi giorni. Il Lotto resta al terzo posto, ma non c’è ricambio, la flessione è lenta, ma i giovani lo snobbano alla ricerca di soluzioni immediate, come gli skill games su Internet, dove sotto forma di torneo si può giocare a poker, blakjack, sudoku, battaglia navale, tresette, scopa. Che vuol dire anche vincere soldi (l’80 per cento del montepremi) e creare nuovi miti.
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di CARLO SANTI
LA scommessa non è un gioco: è un’azienda. Il giro d’affari è imponente e fa di questo gioco, in costante crescita, un’autentica industria che, nelle previsioni, avrà quest’anno un giro d’affari di cinquanta miliardi di euro. Niente crisi, quindi, nessuna battuta d’arresto in questo settore che, proprio in questo momento economicamente difficile, coinvolge molto di più gli scommettitori alla ricerca del colpo che possa cambiare la vita.
Per quanto riguarda le scommesse sportive, nel mese di gennaio la raccolta è stata di quasi 344 milioni con un incremento del 25,23% rispetto al gennaio 2008. Rimaniamo nei numeri, quelli relativi all’aumento delle giocate e dei giocatori. Ai quali è tornato il 71,64% delle giocate. Parliamo del pay-out, ossia il rapporto vincita-puntata.
Le scommesse sono in crescita. Rappresentano un’azienda sana in un panorama dove la crisi non risparmia nessuno. Il mercato è diviso da numerosi provider. E’ la Snai a fare la parte del leone (a gennaio 2009 la sua raccolta è stata del 36,4% sul totale) seguita da Lottomatica e Match Point (rispettivamente: 14,4 e 11,1%). All’interno delle giocate è il calcio che fa la voce grossa. Nel 2008 ha occupato oltre il 92% della raccolta mentre all’inizio del 2009 c’è stata una flessione (a vantaggio di altre discipline) scendendo all’89,54% anche perché dopo le feste alcuni campionati, quello italiano compreso, hanno avuto una sosta. Ogni partita di football, ma questo avviene anche per gli altri sport di squadra, la possibilità di scommettere offre numerose opportunità: dal risultato al numero dei gol o dei canestri o dei set, con un panorama che accontenta i palati più sofisticati e il grande esperto. Dietro il calcio c’è il basket, un movimento che interessa 17,1 milioni di italiani. La pallacanestro raccoglie il 6% delle scommesse ed è l’Eurolega a far registrare il maggiore interesse (per Montepaschi Siena-Panathinaikos Atene dello scorso 8 gennaio oltre 390 mila euro puntati). Al terzo posto c’è il tennis con il 2,27% della raccolta.
Che il gioco piaccia agli italiani non v’è dubbio. Lo confermano i numeri e lo conferma la grande attenzione che c’è in questo settore in continua espansione. All’inizio scommettere era sinonimo di cavalli, di quell’ippica che, invece, ora segna il passo acuendo la crisi del settore. C’era poi la mitica schedina del Totocalcio inventata da Massimo Della Pergola, quella caccia al 13 che ha fatto sognare milioni di italiani e fatto la fortuna dello sport azzurro. Nel 1946 il primo a centrare il 12 (il 13 è arrivato nel ”51) è stato l’impiegato milanese Emilio Biasetti che ha portato a casa 463.846 lire. Quella schedina che, però, non ha saputo aggiornarsi e il 14 non è bastato. Ora, è quasi dimenticata. A prendere il suo posto, nel cuore degli italiani che cercavano la fortuna, sono stati i gratta e vinci che hanno avuto (e hanno) un buon successo ma anche videopoker e altri giochi.
Cresce intanto il segmento delle scommesse online che a gennaio 2009 ha avuto una raccolta di 102 milioni, dato che rappresenta il 29,6% dei 343 milioni complessivi (parliamo delle scommesse sportive) del mese. Questo è dovuto all’espansione delle rete, al maggior utilizzo di internet che sta diventando sempre più familiare. E con internet si naviga, ci si diverte, si fanno nuove amicizie e si scommette senza dovere uscire di casa. Il gioco è sempre aperto tranne la notte (dopo l’1 e fino alle 7 del mattino): la legge lo vieta.
Dicevamo di gennaio. Il mese scorso l’evento sportivo che ha avuto la raccolta maggiore è stata la sfida di calcio dell’Olimpico tra Roma e Milan con 4.714.127 euro giocati. Seguono poi Lazio-Juve con 4.704,030 euro giocati e Inter-Samp (4.240.245).
Nel 2008 ogni italiano, per quanto riguarda lo sport, ha speso 110 euro (ma queste sono le statistite pro-capite) e la regione che gioca di più nello sport è stata la Campania seguita dal Lazio e dalla Lombardia anche se, complessivamente, con sport e altro, ossia videopoker, gratta e vinci e lotterie, non è Napoli la città dove si tenta di più la fortuna bensì Pavia.
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SI potrà scommettere su tutto, ma proprio tutto. Già adesso puntare live, ossia durante l’evento, è possibile, con le quote in continuo mutamento. E’ una sfida nella sfida tra il giocatore davanti al computer e la partita cui assiste alla tivù. La tecnologia permetterà di potere avere a disposizione un numero sempre maggiore di gare in contemporanea: adesso si arriva a gestire fino a sette avvenimenti. Nel 2008 questa raccolta live ha avuto un’autentica sterzata verso l’alto, con uno sviluppo davvero importante mirato non solo sul calcio ma anche su automobilismo, basket, ciclismo, equitazione, motociclismo, tennis e volley. Nel segmento live sono stati oltre 25 i milioni di euro puntati in un solo mese, quello di novembre scorso che è risultato, con giugno 2008 (il mese degli Europei di calcio) il più caldo dell’anno. Giocare live piace sempre di più. Secondo i dati diffusi dai Monopoli di Stato, nel mese di gennaio 2009 la raccolta ha toccato i 23,8 milioni, il doppio di quella realizzata nel gennaio 2008. Ovviamente, come ha spiegato Agipronew, sull’incremento ha influito la maggiore offerta di eventi live da parte dei provider ma anche, in negativo, un palinsesto non completo perché all’inizio del mese alcuni campionati di calcio erano fermi.
Il futuro prossimo consentirà agli scommettitori di avere un palinsesto infinito, un palinsesto anche bizzarro per certe scommesse dove non servirà davvero alcuna conoscenza specifica. Si potrà, quanto prima, scommettere sul numero di calci d’angolo di una partita, sui cartellini gialli o sulle espulsioni. Giocare in libertà sembra essere la parola d’ordine scommettendo su ogni cosa, sul costume soprattutto. Già adesso lo si può fare su trasmissioni come Il Grande Fratello o Ballando con le Stelle ma anche prevedendo quale città ospiterà i Giochi olimpici del 2016: Chicago è la favorita, Madrid l’ultima.
Questa è una vera rivoluzione, che apre le porte a una fascia sempre più ampia di persone che non segue lo sport ma, invece, cerca solo un appuntamento con la fortuna. Grazie alla possibilità di scommettere su tutto, anche sulle elezioni (con Obama alla presidenza degli Stati Uniti c’è stato il primo test con i bookmaker americani impegnatissimi su questo fronte) ma pure sul minuto in cui verrà realizzato un gol, su chi batterà il primo corner. Insomma, ci saranno scommesse bizzarre e, al tempo stesso, originali, scommesse di grande fantasia, accattivanti per il grande pubblico. L’Italia sarà come l’Inghilterra dove già ora l’apertura è totale, l’offerta è senza fine e coinvolge davvero ogni settore, dalla gravidanza di un’attrice o una cantante, sul sesso del nascituro a quello della Chiesa visto che si può puntare anche sull’elezione del prossimo Papa.
CARLO SANTI