Francesco Sisci, La Stampa 23/2/2009, 23 febbraio 2009
Francesco Sisci per "La Stampa" un fidanzamento di interesse. Non si sa se, come accadeva talvolta nei tempi antichi, poi si trasformerà in un matrimonio di amore o, a tempo debito e a crisi economica finita, la coppia scoppierà, ma certo oggi con la visita a Pechino del segretario di Stato Hillary Clinton le relazioni tra America e Cina sono nella fase del fidanzamento
Francesco Sisci per "La Stampa" un fidanzamento di interesse. Non si sa se, come accadeva talvolta nei tempi antichi, poi si trasformerà in un matrimonio di amore o, a tempo debito e a crisi economica finita, la coppia scoppierà, ma certo oggi con la visita a Pechino del segretario di Stato Hillary Clinton le relazioni tra America e Cina sono nella fase del fidanzamento. Hillary ha sfidato le ire dei gruppi a favore dei diritti umani e nella sua permanenza a Pechino ha ignorato l’argomento preferendo concentrarsi sulle questioni economiche e strategiche. In questo ha riportato le lancette del rapporto bilaterale a prima del 1989, prima del crollo del muro di Berlino, quando la Cina era un baluardo nel fronte anti sovietico. Hillary ha parlato con le televisioni cinesi, Dragon TV, di Shanghai e la rete nazionale CCTV, in una specie di nuova campagna di fascino verso il pubblico cinese, che effettivamente sembra sia rimasto colpito. La giornalista Tian Wei che ha intervistato la Hillary già in serata aveva messo su Internet il suo pezzo, una rarità per la ultraprudente Tv di Stato cinese. L’obiettivo della Clinton infatti non era semplice da ottenere con la Cina: a fronte di una crisi economica profondissima e un’America che appare traballante i cinesi devono continuare a comprare debito statunitense. «Le nostre economie sono intrecciate - ha detto Hillary a Pechino - i cinesi sanno che al fine di cominciare a esportare di nuovo nel loro più grande mercato... gli Stati Uniti devono prendere delle misure drastiche con il pacchetto di stimolo e dobbiamo assumerci ulteriori debiti». La Cina già oggi è il più grande creditore dell’America ed è l’unico al mondo che ha la possibilità di continuare a comprare, visto che la sua economia continuerà a crescere a ritmi sostenuti. Il secondo creditore, il Giappone, pare sull’orlo del collasso visto che alla fine del 2008 ha avuto una contrazione del prodotto interno lordo del 12,7 per cento. I cinesi però non hanno preso ancora impegni in questo senso, anche se è chiaro che le sorti economiche cinesi sono legate a filo doppio e triplo a quelle americane. Il ministro degli Esteri Yang Jiechi andrà a Washington il mese prossimo per preparare la riunione del gruppo del G20 in aprile a Londra. Questa visita sarà importante perché dovrebbe chiarire in realtà il prezzo politico che la Cina chiede agli Usa per aumentare la sua esposizione sul debito, e ovviamente non si limiterà a ridurre pubblicità sulle critiche sui diritti umani. Hillary ha offerto di allargare il dialogo bilaterale. L’amministrazione Bush lo aveva iniziato su questioni economiche, oggi dovrebbe comprendere anche questioni di sicurezza. Questa è la grande frontiera dei rapporti tra i due Paesi. Hillary ha parlato con i cinesi di Corea del Nord, di Iran, Birmania e Zimbawe. Il nodo è stato incontrato quando il segretario di Stato ha chiesto a Pechino di ridurre gli investimenti in gas e petrolio iraniano per tentare di isolare Teheran e forzarla ad abbandonare il suo piano nucleare. Pechino però ha risposto che questi investimenti non violano le sanzioni dell’Onu. La distanza tra le due parti però rimane grande. Pechino vuole assicurazioni americane contro vendite di armi a Taiwan, l’isola di fatto indipendente ma formalmente parte di un’unica Cina, vuole che la sua eventuale collaborazione sull’Iran e il Medio Oriente faccia parte di un pacchetto complesso di partnership strategica. Pechino teme di essere usata in Iran come un taxi: utile quando si deve fare una corsa, ma da abbandonare poi sul ciglio della strada. Qui il dibattito fra le parti si fa molto complicato. I cinesi sostengono che già con la Corea del Nord avevano dato prova della loro affidabilità, ma gli americani vorrebbero una seconda prova, quasi di conferma, in Iran. In altre parole se la Cina cominciasse a collaborare con Washington sullo spinoso problema iraniano, sarebbe la cartina tornasole che il fidanzamento di interesse sta effettivamente evolvendo verso il matrimonio.