Pierluigi Panza, Corriere della Sera, 16/1/2009, 16 gennaio 2009
LA FILOSOFIA OGGI: AUTOBIOGRAFIA DI 59 PROTAGONISTI
Quanti sono i filosofi in Italia? Chi è oggi un filosofo? Cosa fa oggi un filosofo in Italia? Dario Antiseri e Silvano Tagliagambe, con la collaborazione di Vincenzo Cicero, hanno provato a censirli nel XIV, ultimo e nuovissimo volume della Storia della Filosofia di Reale e Antiseri (Bompiani) in edicola con il Corriere della Sera. Con perizia e coraggio, dando alle stampe lo strumento più completo sull’ argomento, anche nel confronto con altri testi come Filosofi italiani contemporanei di Bruno Maiorca (Dedalo) o l’ analogo volume dell’ editrice Cleup curato da Micheli e Scilironi. I nostri hanno censito ben 59 filosofi, che vengono presentati in ordine alfabetico e con un profilo redatto, nella quasi totalità dei casi, dallo stesso pensatore.
Censire e analizzare la contemporaneità si presta inevitabilmente a problemi di metodo, dal quale derivano le scelte di presenti ed esclusi. Vediamo alcuni di questi aspetti.
Quasi tutti i censiti sono docenti universitari, e ciò suggerisce una doppia riflessione: il filosofo, oggi, in Italia, per vivere non può che insegnare. Ma anche oggi in Italia viene ritenuto «filosofo» solo chi, per cooptazione, appartiene a un raggruppamento disciplinare dell’ area filosofica di un’ università; e ciò è autoreferenziale. La figura del «libero pensatore», dell’ intellettuale sul modello francese e dell’ erudito colto di stile settecentesco (alla Algarotti) sembrerebbe «non appartenere» alla comunità dei «filosofi». Di conseguenza, pur apprezzando l’ attenzione data ai «centri di ricerca nel mondo e alle scuole di più ampio e riconosciuto prestigio» verso la quale si sono orientati i curatori (come scrivono) e, ovviamente, senza suggerire di includere in un’ enciclopedia il variegato universo dell’ «opinionismo» prêt-à-porter, il censimento compiuto dà l’ idea che la comunità dei pensatori italiani sia un po’ lontana dalla realtà socio-politica, nonostante l’ encomiabile sforzo di includere esperienze di pensiero nate in ambiti diversi. E questo per due motivi: la comunità tende a riconoscere solo a se stessa una «patente» di filosoficità, ma d’ altro canto l’ Italia non è nemmeno un Paese che favorisca lo sviluppo di riflessioni teoriche in ambiti diversi dall’ accademia...
Detto questo, vale la pena di sollevare ancora due prioritari quesiti di «specificità» per un volume di «filosofi contemporanei». Il primo è questo: in un orizzonte degli studi nel quale la riflessione teorica sulle diverse discipline che si insegnano trova spazio marginale, è o non è il caso di includere le elaborazioni teoriche sulle singole discipline nell’ ambito filosofico, non riducendo quest’ ultimo a una sua «specificità» escludente, bensì estendendolo all’ elaborazione teorica sui saperi (il filosofo inteso come «teorico» come nel Cinque-Sei-Settecento)? In questo secondo caso si potrebbero includere come «filosofi» anche i pensatori di teoria della medicina, genetica, bioetica, i teorici delle arti e delle comunicazioni, i teorici di antropologia... Questa enciclopedia adotta più il primo del secondo criterio, con qualche eccezione: quelle del linguista Tullio De Mauro e del politologo Giovanni Sartori, che sono collocabili in una prospettiva di «teorici» non dello specifico filosofico.
Il secondo quesito è questo: l’ attività di storico delle idee e della cultura va inclusa (come nel caso di questa enciclopedia, con Cesare Vasoli, Giovanni Reale, Paolo Rossi, Vittorio Mathieu, Tullio Gregory) nello specifico filosofico o dovrebbe appartenere all’ ambito storiografico e ai suoi metodi? Così come fare lo storico non vuol dire fare la Storia, al pari alcuno potrebbe obiettare che ordinare le idee di altri (che sono le fonti di uno storico del pensiero) non è fare Filosofia. Credo sia un bene l’ inclusione. Abbandonando questi ineludibili problemi di metodo (altri ce ne sarebbero, come quello della riducibilità ad un individuo di una elaborazione nata in un ambito complessivo come un centro di ricerca), il dato di maggior rilievo del censimento presentato è l’ attenzione data all’ Epistemologia, alla Logica e alla Filosofia della Scienza (da Mauro Ceruti a Giulio Giorello, sono molti i nomi), filoni di riflessione che, come affermano i curatori, «sono in rapida crescita».
Proprio la scelta di porre attenzione ai centri di ricerca e agli esponenti di raggruppamenti disciplinari strettamente filosofici, l’ enciclopedia lascia altri filoni meno in primo piano, come quelli dell’ Ermeneutica (fondamentale nel ’ 900 con Gadamer) e dell’ Estetica. Credo che Pier Aldo Rovatti e anche Umberto Galimberti (forse sono pesate le ultime polemiche) avrebbero potuto trovare qui posto e, per l’ Estetica, Mario Perniola, Franco Rella e Stefano Zecchi. L’ essere, alcuni di questi pensatori, diventati noti opinionisti - al centro anche di qualche polemica - non va ritenuto elemento dirimente (così come non lo è lo svolgere attività politica o istituzionale come nei casi di Marcello Pera e Massimo Cacciari), perché non va dimenticato il lavoro filosofico precedentemente svolto dagli stessi. Il 98enne Gillo Dorfles resta così, con Sergio Givone, l’ estetologo più in vista nell’ enciclopedia (per quanto in lui non vi sia, come egli scrive, «alcun impianto speculativo»), ove non si vogliano includere in questo settore di studi Umberto Eco (che però è un semiologo strutturalista e uno storico del pensiero medioevale) e Gianni Vattimo, che però è un teoreta di estrazione ermeneutica.
Di contro, i curatori, accanto a pensatori più noti (Emanuele Severino, Carlo Sini, Salvatore Natoli, Salvatore Veca...) hanno recuperato anche figure meno conosciute con percorsi particolari, come la husserliana Roberta De Monticelli e il teologo Giovanni Ferretti o teorici di opposte direzioni politiche quali Armando Plebe e Mario Tronti. Ampia attenzione è stata data agli studiosi del pensiero di Wittgenstein come Aldo Giorgio Gargani e Diego Marconi e, un po’ sorprendentemente, a uno studioso di William James come Giuseppe Riconda.
Ampio merito va ai curatori per lo sforzo e ai filosofi per la difficoltà connessa all’ autopresentazione. Che solo in alcuni casi ha smarrito un po’ di chiarezza. Vediamone un paio di esempi: «Il progetto teorico di Bodei è stato quello di elaborare una struttura logico-interpretativa che consiste nel pensare i conflitti tra concetti nella forma di una complicità antagonistica, di logos intrinsecamente legato (e, insieme, intrinsecamente estraneo) al polemos», si legge nella scheda di Bodei. Oppure: «Sessuazione e incarnazione consentono (alla Cavarero) di insistere sulla soggettività incarnata di esistenze uniche e insostituibili, che non solo resistono alla dissoluzione metafisica nell’ Uno, ma contrastano anche le tentazioni postmoderne della dissoluzione del soggetto nonché lo scivolamento nell’ impersonalità del postumano», si legge in quella della Cavarero. Non è escluso qualche vezzo minimalista: Massimo Cacciari, che ha il merito di collegare la sua riflessione anche a una «tradizione italiana» spesso trascurata (dal Momus di Alberti a Vico e Leopardi), declina se stesso come MC, Sergio Givone come S.G. mentre Umberto Eco solo come E. Molti presentano e commentano la propria bibliografia, scelta metodologicamente apprezzabile, che anzi andava resa obbligatoria. Tanto che diventa sospetta l’ assenza, in altri, dell’ elenco dei loro libri. Ottima anche la dedica agli scomparsi Massimo Baldini e Marco Mondadori. Forse ci poteva stare anche a Dino Formaggio. PENSATORI : HANNO DETTO Il sistema di pensiero elaborato da Emanuele Severino è la più importante «impresa» filosofica europea dopo Heidegger e versus Heidegger. Massimo Cacciari Ciascuno di noi vive nell’ immaginazione altre vite, alimentate dai testi letterari e dai media. Per loro tramite tenta di porre rimedio alla limitatezza della propria esistenza. Remo Bodei L’ arte non prescinde dal tempo per esprimere semplicemente lo spirito della Storia universale, bensì è connessa al ruolo delle mode e a tutti gli ambiti del gusto. Gillo Dorfles Il realismo presenta il rischio del dogmatismo e dello scientismo, ma il relativismo ne presenta uno ugualmente grave, quello del nichilismo e dell’ indifferenza morale. Marcello Pera