Gabriele Dossena, Corriere della Sera 23/02/2009, 23 febbraio 2009
Agip addio. Lo storico nome dell’«Azienda generale italiana petroli» sta per scomparire. Dopo aver illuminato per più di 80 anni le stazioni di servizio d’Italia e di mezzo mondo, e aver accompagnato il boom della motorizzazione di massa, il famoso marchio esce di scena
Agip addio. Lo storico nome dell’«Azienda generale italiana petroli» sta per scomparire. Dopo aver illuminato per più di 80 anni le stazioni di servizio d’Italia e di mezzo mondo, e aver accompagnato il boom della motorizzazione di massa, il famoso marchio esce di scena. Resterà però quel «fantareale» cane a sei zampe dalla cui bocca esce una fiamma rosso fuoco, diventato sinonimo di carburante e di energia. E accanto a lui il nome Eni. Al quartier generale del gruppo petrolifero fondato da Enrico Mattei e oggi guidato da Paolo Scaroni, stanno lavorando da tempo intorno a quest’idea. Ma adesso è lo stesso Scaroni a confermare l’avvio del processo di progressiva eliminazione del nome Agip da tutti i distributori, oltre 4mila contando solo quelli in Italia. E l’avvio della sostituzione delle insegne è già partito in sordina in alcune stazioni di servizio di Roma e di Milano. Entro fine anno l’operazione dovrebbe essere completata, almeno in Italia. «Non è che ci disamoriamo del marchio Agip. Rileviamo però che tutte le compagnie petrolifere del mondo portano lo stesso nome anche sulle pompe di benzina. Noi ci chiamiamo Eni e la nostra benzina Agip: in questa dicotomia c’è una inefficienza», ha precisato lo stesso Scaroni. A ben guardare l’Agip ha più storia dell’Eni: la prima nacque nel 1926 per avviare le esplorazioni per la ricerca del petrolio in Italia, mentre l’Ente nazionale idrocarburi è stato costituito nel 1953. E nel 1998 l’Agip venne incorporata nell’Eni, alla vigilia della quarta tranche di privatizzazione. Sul fronte dell’azionariato, ieri, in un’intervista al Sole 24Ore, il finanziere tunisino Tarak Ben Ammar ha anticipato che i fondi libici, attraverso Mediobanca, stanno negoziando il 10% in Eni. Via Agip, dunque. Ma resterà il cane a sei zampe. Cambiano i tempi, però quel marchio, sorta di centauro moderno disegnato più di mezzo secolo fa, almeno lui sopravviverà. Gabriele Dossena