Guido Olimpo, Corriere della Sera 23/02/2009, 23 febbraio 2009
Cellule autonome composte da pochi elementi e neppure troppo ben addestrati. Gruppuscoli, spesso creati su base familiare coinvolgendo fratelli e sorelle, che cercano di imitare le formazioni storiche
Cellule autonome composte da pochi elementi e neppure troppo ben addestrati. Gruppuscoli, spesso creati su base familiare coinvolgendo fratelli e sorelle, che cercano di imitare le formazioni storiche. Per fare il salto di qualità prendono di mira gli stranieri e i luoghi turistici sapendo così di conquistarsi titoli e forse una benedizione postuma dei capi del qaedismo. L’attentato del Cairo giunge in un momento particolare dell’estremismo egiziano. La Jamaa ha ribadito il suo no alla violenza e uno dei suoi leader in carcere ha chiesto a Bin Laden di dichiarare una tregua di 4 mesi. La Jihad, decimata dagli arresti, ha i suoi «resti» in Afghanistan e Pakistan. Inoltre il suo ideologo principe, il dottor Fadl, ha fatto clamore contestando apertamente la deriva stragista di Al Zawahiri. I dissidi, però, non hanno impedito che si formassero nuclei indipendenti con due «centri». Il primo è rappresentato dal Cairo. Nella capitale alcuni reduci della passata stagione del terrore (anni ’90) potrebbero aver ispirato dei giovani militanti. Poco esperti, suggestionati da quanto scovano su Internet e dalla propaganda jihadista, magari in contatto con qualche «predicatore», si trasformano in terroristi fai-da-te. E agiscono come possono: basta un ordigno e la scelta di un obiettivo classico come il pittoresco suk del Cairo. Era già avvenuto nel 2005, con un modus operandi simile a quello di ieri. Inoltre un anno fa la polizia aveva annunciato di aver sventato alcuni «grandi attacchi» ed era sulle tracce di un gruppo di fuoco. Il secondo «focolaio» arde nel Sinai. A tenerlo acceso alcuni clan beduini in lotta perenne contro lo Stato che li ha repressi in modo spietato e li ha tenuti fuori dal boom turistico. Una realtà locale che, mescolatasi ad alcuni jihadisti, si è resa protagonista negli ultimi anni di spaventosi attentati agli alberghi (Taba, Sharm, Dahab). Rispetto agli estremisti del Cairo, quelli che operano nel Sinai possiedono capacità maggiori. Hanno contatti con gli artificieri di Hamas, nascondono importanti riserve di esplosivo, si armano con il fiorente contrabbando che dal Sudan e dallo Yemen arriva sino al confine della Striscia di Gaza. Alle motivazioni locali – la battaglia contro «il faraone Mubarak» – si sono poi aggiunte, in queste ultime settimane, quelle regionali. Le decine di palestinesi uccisi, i timidi tentativi delle autorità di ridurre i traffici dei tunnel verso Gaza, la difficile mediazione dell’Egitto e i tempestosi rapporti tra il Cairo ed Hamas hanno fornito agli estremisti nuovi pretesti. E loro hanno colto l’occasione. Guido Olimpio