Francesco Moscatelli, La stampa 20/2/2009, 20 febbraio 2009
IL TRIONFO DEL "POOR FOOD"
Chi li dava per morti - vittime del Rinascimento enogastronomico, delle campagne di controinformazione no global e delle zuppe di farro biologiche - storcerà il naso.
In piena crisi, i fast food si prendono la rivincita. Un panino, un trancio di pizza, una bibita, una porzione di patatine fritte o un’insalata. E via: mangiare per dimenticare.
I primi a capitolare di fronte al fascino del Big Mac e della pizza al taglio sono stati gli inglesi. In un anno la catena Kentucky Fried Chicken (Kfc) ha registrato una crescita dei profitti del 14 per cento, Domino’s Pizza è arrivata al 25 per cento. Mc Donald’s, ha annunciato che nel 2008 i punti vendita britannici hanno registrato una performance record.
Grazie all’ottimo andamento degli affari i big aprono altri ristoranti: cinquanta nel 2009 per Domino’s, trecento in cinque anni per Kfc, seicento entro il 2010 per Subway che vende baguette imbottite. Ottime le promesse sul fronte dell’occupazione: novemila assunti per Kfc, settemila per Subway.
I «cibi poveri» stanno riguadagnando terreno anche in Italia. In questi mesi, accanto alle ottime performance di Mc Donald’s (+ 13 per cento di fatturato e 25 ristoranti aperti nel 2008, 1200 assunzioni e venti nuovi punti vendita nel 2009), si registra il boom dei rivenditori di kebab (sono 1200 nella penisola) e delle piadinerie.
«Andiamo bene da tre anni ma negli ultimi mesi abbiamo notato un’accelerazione, con qualche nuovo cliente che si avvicina a causa della congiuntura - spiega Roberto Masi, managing director di McDonald’s Italia – i successi, però, dipendono in gran parte da cambiamenti strategici, in primis la scelta di affiancare ai nostri grandi classici alcuni prodotti di punta del made in Italy agroalimentare. Siamo sempre meno fast food e sempre più casual restaurant, pur continuando a fare dell’economicità il fiore all’occhiello».
A sorridere, accanto a Mc Donald’s, ci sono anche i titolari delle trattorie da camionista, riscoperte da impiegati e manager in doppiopetto: si paga in media da dieci a dodici euro per un pasto completo, caffè compreso.
Per trovare la qualità in quei locali, però, bisogna avere l’occhio ben allenato. Una tovaglia a quadretti rossi, spesso, potrebbe essere solo uno specchietto per le allodole.