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 2009  febbraio 20 Venerdì calendario

ATTACCO USA AL SEGRETO BANCARIO SVIZZERO


Un braccio di ferro senza precedenti, tra un Paese, gli Stati Uniti, e una banca, l´Unione di Banche Svizzere (Ubs) ridotta a lottare per la sopravvivenza. Uno scontro che ha messo sottosopra la Confederazione elvetica. Da poco meno di 48 ore la Svizzera vede vacillare uno dei suoi totem, il segreto bancario e questo dopo che l´amministrazione Obama aveva ottenuto, cosa mai successa, che l´Ubs consegnasse al Dipartimento della Giustizia di Washington i nominativi di 250 suoi clienti americani accusati di frode fiscale. Per il colosso bancario, che dovrà pagare anche una multa di 780 milioni di dollari, si trattava di una via d´uscita inevitabile, visto che rischiava la revoca della licenza, negli Stati Uniti.
Ma è stato un sospiro di sollievo di breve durata.
Ieri sera, infatti, Washington ha fatto sapere che la lista con i 250 nomi non basta più. Ne vuole 52 mila, ovvero tutti coloro che, stando ad un giudice di Miami, sono titolari di un conto cifrato presso Ubs. Come dire, insomma, che sono nel mirino fondi valutati intorno a 14,8 miliardi di dollari. La banca, a questo punto, ha detto no, ha ricordato che c´e un accordo e che va rispettato. E dire che, poco prima del rilancio americano, il Presidente della Confederazione, Hans Rudolf Merz, aveva parlato di «accordo accettabile in quanto era in gioco l´esistenza stessa di Ubs».
Più duro, invece, il giudizio espresso dai partiti politici svizzeri. La destra usa toni da fortino assediato e promette che difenderà «con le unghie e con i denti» il segreto bancario, mentre la sinistra, pur deplorando il comportamento dei banchieri, denuncia il «ricatto americano». Lo stesso termine, peraltro, utilizzato negli anni �90 dall´allora Presidente della Confederazione, Jean Pascal Delamuraz, contro le organizzazioni ebraiche che premevano sulle banche svizzere perché gli eredi delle vittime dell´olocausto nazista potessero entrare in possesso degli averi dei loro cari, sterminati nei campi di concentramento.
L´Ubs, già duramente provata dalla crisi finanziaria, è finita in questa vicenda nel giugno dell´anno scorso, quando un suo funzionario della sede di Ginevra, Bradley Birkenfeld, venne fermato dall´Fbi, in territorio americano, con della documentazione scottante. Per evitare il carcere Birkenfeld ammise, allora, di aver aiutato i suoi clienti statunitensi ad occultare decine di milioni di dollari al fisco americano.
Da quel momento il Dipartimento della Giustizia di Washington ha iniziato il suo pressing sulla banca elvetica e sul governo di Berna, per ottenere la lista di frodatori del fisco, riuscendo ad aver ragione della resistenza accanita di uno dei forzieri più grondanti di quattrini del pianeta, la banca che amministra 2 mila miliardi di franchi di capitali.
E non aiuta la Svizzera l´arrivo alla Casa Bianca del nuovo presidente Barack Obama, che vede come il fumo negli occhi i paradisi fiscali e che considera la Svizzera, appunto, un paradiso fiscale.