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 2009  febbraio 20 Venerdì calendario

GLI EBREI DESCRITTI DA GOGOL UN CONGRESSO DI 100 ANNI FA


Sono rimasto sorpreso nel leggere che lo scrittore sionista Zeev Jabotinskij, russo di nascita, che si era occupato della lotta per i diritti civili degli ebrei in Russia ed era stato eletto a tal proposito come delegato al Sesto Congresso sionista, si fosse scagliato nel 1909 con veemenza contro i rappresentanti ebraici russi, rei di aver partecipato alla commemorazione per il centenario dello scrittore russo Nikolaj Gogol, il cui antisemitismo, secondo Jabotinskij, avrebbe contribuito enormemente alle pressioni contro la comunità ebraica in Russia, e la partecipazione ai suoi funerali sarebbe stata quindi da considerarsi un atto contrario alla dignità della comunità ebraica russa. Forse la mia conoscenza di Gogol è limitata, ma mi pare che egli nei suoi scritti rappresenti la condizione delle miserie umane in genere e non quelle degli ebrei in particolare.
Antonio Fadda

Caro Fadda,
Jabotinskij fu una delle personalità più interessanti e controverse nella storia del movimento sionista. Se vorrà avere qualche notizia sulla sua vita, sulla sua concezione della lotta armata per la creazione dello Stato ebraico e sul processo che gli fu intentato dall’amministrazione britannica della Palestina (una condanna a morte poi revocata) potrà leggere un libro di Paolo Di Motoli, «La destra sionista: biografia di Vladimir Zeev Jabotinskij», pubblicato dalla casa editrice milanese M&B nel 2001. La sua requisitoria contro gli ebrei russi, «colpevoli» di avere partecipato alle celebrazioni per il centenario della nascita di Gogol, è verosimile. Pensava molto probabilmente al breve romanzo «Taras Bulba» in cui Gogol raccontò con grande brio le epiche lotte fra i cosacchi e i polacchi nell’Ucraina occidentale in un’epoca imprecisata fra il XV e il XVII secolo.
Gli ebrei, nel libro di Gogol, entrano in scena frequentemente. Prestano denaro all’aristocrazia polacca, vendono acquavite ai polacchi e ai cosacchi, sono al tempo stesso detestati, scherniti e corteggiati. Il personaggio dell’ebreo Jankel e alcuni bozzetti di vita ebraica nel ghetto di Varsavia hanno avuto una grande influenza sullo stereotipo ebraico che circolò nella Russia zarista fino alla rivoluzione bolscevica e che ancora sopravvive nell’immaginario collettivo del Paese. Gary Rosenshield, un giovane studioso della Creighton University (l’università dei gesuiti che ha sede a Omaha nello stato americano del Nebraska) si è dedicato allo studio del problema ed è giunto alla conclusione che il profilo dell’ebreo nell’opera di Gogol è stato il principale punto di riferimento, ora imitato ora contestato, di tutta la letteratura russa fra Ottocento e Novecento.
Non sappiamo tuttavia se e come Jabotinskij sollevò l’argomento durante il sesto Congresso sionista. Paolo Di Motoli, a cui ho chiesto notizie, mi dice che fece il suo intervento in russo (la lingua ufficiale del Congresso era il tedesco) e che le sue parole, per questa ragione, non vennero verbalizzate. Aiutato da Di Motoli, debbo quindi, a questo punto, procedere per supposizioni. Il tema principale del Congresso fu una proposta a cui Theodor Herzl, fondatore del Movimento sionista, non era in linea di principio contrario: rinunciare alla Palestina e puntare invece sull’Uganda, da poco divenuto colonia britannica. La proposta sollevò forti resistenze e Herzl venne criticato anche per avere avuto un personale contatto con il ministro russo degli Interni, Vjaceslav von Plehve, notoriamente antisemita. Jabotinskij era contrario alla sostituzione della Palestina con l’Uganda, ma era realisticamente convinto che gli ebrei, per realizzare i loro obiettivi, non dovessero esitare a incontrare i loro avversari. Difese quindi Herzl, ed è possibile che lo abbia fatto ricordando ai suoi compatrioti russi le celebrazioni di Gogol a cui molti di essi avevano partecipato. Poteva lanciare la prima pietra chi aveva contribuito a celebrare l’autore di uno stereotipo derisorio e umiliante?