varie, 20 febbraio 2009
Giulia Galiotto, 30 anni. Laureata in psicologia e impiegata di banca a Sassuolo in provincia di Modena, «serena, gioviale, brava nel lavoro», era sposata da tre anni con Marco Manzini, perito elettrotecnico, 34 anni, «sempre garbato»
Giulia Galiotto, 30 anni. Laureata in psicologia e impiegata di banca a Sassuolo in provincia di Modena, «serena, gioviale, brava nel lavoro», era sposata da tre anni con Marco Manzini, perito elettrotecnico, 34 anni, «sempre garbato». Da settembre il matrimonio non funzionava più perché non riuscivano ad avere figli, lui a gennaio le aveva detto «non ti amo più» e lei era tornata a casa dei genitori, poi la storia era ricominciata ma siccome il Manzini le appariva «freddo, cinico, distaccato», la Galiotto, a malincuore, aveva deciso di separarsi. L’altra sera lui le telefonò e le disse di raggiungerlo nel garage dei suoi genitori perché voleva mostrarle una cosa, invece appena la vide le saltò addosso, le spaccò la testa a colpi di pietra con tanta forza che si fratturò una mano, poi avvolse il corpo in un sacco, lo caricò sulla sua Seat Ibiza, l’andò a buttare nel fiume Secchia e infine, per far credere che la moglie si fosse suicidata, mostrò a tutti un biglietto che lei aveva scritto quattro anni fa, prima di sposarlo, in un momento di sconforto. Tra le 20 e le 20.30 di mercoledì 11 febbraio nel garage di una casa a San Michele dei Mucchietti, frazione di Sassuolo nel Modenese.