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 2009  febbraio 19 Giovedì calendario

AUTO, GM CHIEDE ALTRI 16,6 MILIARDI


L’amministrazione Obama annuncia sacrifici per Detroit mentre i mercati finanziari accolgono con diffidenza i piani di ristrutturazione di General Motors e Chrysler. «Apprezziamo gli sforzi compiuti, la squadra del presidente esaminerà i dossier in questi giorni», dice il portavoce Robert Gibbs, ma in futuro «saranno chiesti nuovi sacrifici a tutti per favorire la sopravvivenza delle aziende».
La prossima scadenza è per il 31 marzo, entro il quale il governo si pronuncerà sulla richiesta di aiuti per ulteriori 21,6 miliardi di dollari. Intanto proseguono le trattative, mentre emergono indiscrezioni sugli accordi tra società e sindacato Uaw. Sul fronte Gm sarebbero stati concordati limiti ai turni straordinari, la modifica di alcune regole di lavoro, la riduzione dei bonus pagati in contanti e lo sganciamento degli stipendi all’andamento del costo della vita.
Intese più blande sono state raggiunte con Chrysler che chiede al governo altri cinque miliardi di dollari, in cambio di 3 mila licenziamenti e di un taglio dei costi fissi di 700 milioni di dollari entro il 2009, mentre il fondo Cerberus, che controlla l’80% del capitale (l’altro 20% circa è di Daimler) annuncia che non metterà un dollaro in più nella società.
Auburn-Hills prevede l’interruzione della produzione di tre modelli, la PT Cruiser, l’Aspen e la Dodge Durango, mentre spicca il ruolo di Fiat, la cui alleanza può «rafforzare» il piano. La presentazione è stata anche la chance per svelare i nomi dei due modelli Alfa Romeo, che potrebbero vedere la luce negli Usa, la Milano e la Giulia.
Più drastica la ricetta di Gm che senza aiuti esaurirà le riserve liquide entro il prossimo mese. La società chiede in prestito altri 16,6 miliardi di dollari, cifra necessaria nella «peggiore delle ipotesi», spiega il Ceo, Rick Wagoner, secondo cui la bancarotta costerebbe comunque cento miliardi di dollari, ovvero molto più del salvataggio.
La società annuncia il taglio di 47 mila dipendenti (26 mila all’estero), la chiusura dai 12 ai 14 impianti (non più nove) entro il 2012, anno in cui il gruppo inizierà a ripagare il prestito. Il ritorno alla redditività è previsto in 24 mesi, il pareggio di bilancio ci sarà con vendite a quota 12 milioni di vetture l’anno in Usa, mentre sono previsti tagli di produzione su Pontiac, la chiusura o la vendita di Saturn e Hummer, la riduzione dei costi in Europa di 1,2 miliardi anche attraverso spin-off. Come nel caso Saab il cui scorporo appare sempre più probabile, specie dopo la reazione del governo svedese - deluso dal piano - alla richiesta di aiuti di Detroit.
Entro il 31 marzo saranno risolti i problemi di solvibilità delle attività europee dove la società punta a operare attraverso partnership. Una di queste potrebbe riguardare il marchio Opel, per il quale è al vaglio la cessione di quote, così come per Vauxhall. Mentre il cancelliere Angela Merkel mostra cautela sull’ipotesi di possibili sostegni. Il taglio del debito di due terzi è condizione necessaria per sventare la «minaccia» di bancarotta, spiega Wagoner, ipotesi ribadita da S&P che conferma il giudizio negativo mentre Wall Street affossa il titolo con un -5,05%.