Il Sole 24 Ore, 19/2/2009, 19 febbraio 2009
Starbucks, il colosso delle caffetterie americane, non riesce più a vendere il caffè a 4-5 dollari alla tazza
Starbucks, il colosso delle caffetterie americane, non riesce più a vendere il caffè a 4-5 dollari alla tazza. Nonostante le temperature rigide e la necessità di conforto dell’americano medio, la crisi partita dai subprime ha messo alle corde la società di Seattle. Per tentare di incidere sui costi, l’impero del caffè creato da Howard Sxhultz ha chiuso 900 dei propri 16.800 punti vendita, ma ora sembra aver cambiato strategia Starbucks intende riposizionarsi sulla ridotta capacità di reddito della clientela lanciando un nuovo caffè solubile a basso costo. «Non è una mossa disperata», ha spiegato Howard Schultz, «stiamo reinventando la nostra società». Si vedrà se basterà. L’impatto psicologico di una bevanda torbida che ricorda i surrogati a base di cicoria degli anni trenta non è scontato. Ma a Wall Street, dove il titolo è caduto in un anno da 20 a 9,6 dollari, ieri si confidava nella soluzione anticrisi del dottor Schultz.