Fabio Cavalera, Corriere della sera 19/2/2009, 19 febbraio 2009
LONDRA, LA GUERRA DELL’ARTE TATE CONTRO NATIONAL GALLERY: «PICASSO NON E’ ROBA VOSTRA»
Fra la National Gallery e la Tate è mezzogiorno di fuoco. Colpa di un certo Picasso se le due prestigiose istituzioni museali londinesi si stanno fronteggiando a colpi bassi. Il Regno Unito, cosa nota, non attraversa un periodo di straordinaria vivacità ma la sua sensibilità per la promozione dell’arte e della cultura ai massimi livelli sembra per ora non subire contraccolpi mortali. A dimostrarlo vi sono mostre ed esibizioni già in corso o programmate per le prossime settimane. Ad eccitare maggiormente la fantasia del pubblico è quella del grande maestro spagnolo, una rassegna che impreziosirà dalla fine del mese i saloni della National in Trafalgar Square. Evento che ha suscitato le gelosie della «concorrente » sull’altra sponda del Tamigi, la Tate.
Il motivo del contendere è un accordo, vecchio di una dozzina d’anni, il quale regola la convivenza fra le due «signore ». Era accaduto che National e Tate Gallery avessero per lungo tempo questionato sulla data spartiacque dell’arte moderna. E se ne comprende la ragione. La Tate stava, all’epoca, programmando la costruzione del suo quarto polo – la Tate Modern – nella ex centrale elettrica in stile vittoriano sul Bankside e voleva concentrarsi sulla raccolta di quadri e capolavori del ventesimo secolo. Per evitare scontri le due contendenti avevano sottoscritto un impegno: l’arte moderna comincia col 1900 e dunque tutto ciò che appartiene a questo periodo entrerà alla Tate. Il successo del nuovo museo, il cui progetto fu affidato agli architetti Herzog&de Meuron e concluso nel 2000, divenne un punto fermo del panorama culturale londinese. Con una media di oltre quattro milioni di visitatori all’anno la Tate sarebbe assurta ai gradini più alti delle classifiche mondiali di curiosità e di apprezzamento.
L’accordo, dunque, ha dato ottimi risultati. Senonché nel 2008 alla National Gallery è arrivato un nuovo direttore, Nicholas Penny, che ha messo un po’ di pepe nella programmazione della mitica National. Circostanza che ha lasciato prima perplessi poi infuriati i curatori della Tate. A scatenare la definitiva situazione di belligeranza è arrivato il terremoto Picasso. In Trafalgar Square l’idea è stata davvero brillante: mettere a confronto alcune delle più importanti tele del maestro con quelle realizzate da celeberrimi artisti europei, Goya, Velázquez, Manet, Poussin, presenti nella collezione permanente. Che influenza hanno avuto, se l’hanno avuta, su di lui? Alla Tate l’hanno vissuta come uno sgarbo e forse come un plagio, giacché sostengono che nel 2002 sul Bankside Picasso fu esposto al fianco di suoi contemporanei per esaltarne l’originalità. stato violato un gentlement agreement? Il direttore Nicholas Penny dice di no. Lo scherzetto gli è riuscito: «L’accordo riguarda le esposizioni permanenti, non quelle temporanee». Come Picasso, appunto. Abile e furbo, Nicholas Penny non discute che la «Tate Modern sia la galleria nazionale dell’arte moderna », piuttosto contesta la definizione di arte moderna. «Chi dice che è nata nel 1900? Ne dovremo parlare». Con buona pace della Tate dove però sono davvero furenti. Il duello è all’inizio.