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 2009  febbraio 19 Giovedì calendario

COME SALTA UNA «FUSIONE FREDDA»


A Siena, dove la finanza ha una lunga tradizione, gli elettori del Pd stanno pensando a una clamorosa iniziativa: una class action contro i vertici del partito per ottenere la restituzione di tutti i contributi volontari (un paio di milioni) e addirittura dei rimborsi elettorali previsti dalla legge 175 milioni in cinque anni). La motivazione? «La rissosità permanente del gruppo dirigente ha di fatto portato allo sperpero di un patrimonio elettorale consistente, provocando una serie di sconfitte a catena nelle consultazioni amministrative, una totale inefficacia nel ruolo di opposizione e una caduta di immagine complessiva». E’ una dichiarazione di fallimento della «fusione fredda» tra DS e Margherita da cui è nato il Pd.
Alla class action erano ricorsi anche gli azionisti della Chrysler, protagonista della più grande fusione nella storia dell’automobile: quella con la Daimer. Loro protestavano perché era stata presentata come "merger of equals" (fusione tra pari) e invece non lo era. Hanno ottenuto un congruo rimborso. Anche quella di Daimer e Chrysler è la storia di un matrimonio fallito: annunciato nel maggio del 1998, fu sciolto dopo nove anni. Con 442 mila dipendenti e 100 milairdi di dollari di capitalizzazione di Borsa, sembrava una corazzata inaffondabile: le sinergie avrebbero potuto e dovuto abbattere i costi e far aumentare ricavi e quote di mercato. Ma tutti avevano sottovalutato lo scontro tra culture.
Mettere insieme dei tedeschi pignoli e precisini, con i «dinamici, volitivi cowboy» di Detroit come li definì l’allora amministratore delegato Jurgen Schrempp, si è rivelata un’impresa impossibile. Come quella di far convivere nel Pd i cattolici con i laici o i riformisti con i custodi della tradizione.
All’epoca fecero scalpore le dichiarazioni di alcuni manager Daimler: «Non guiderò mai una Chrysler» oppure «Mia madre aveva una Plymouth che durò a stento due anni e mezzo». A loro rispose Bob Lutz, allora vicepresidente della Chrysler: «La jeep Grand Cherokee ha ottenuto un giudizio di soddisfazione dei consumatori nettamente superiore a quello della mercedes Classe M. Bazzecole rispetto a quanto si sono detti e fatti i dirigenti del Pd in un anno e mezzo di vita del partito, tutti impegnati in un grande sforzo comune. Rendere impossibile la vita di Walter Veltroni, il segretario che pur essendo uscito trionfatore dalle primarie si è rivelato incapace di sottrarsi alla morsa degli azionisti di riferimento.
James Holden che è stato presidente della Chrysler tra il 1999 e il 2000, raccontò che «la Mercedes era riconosciuta dappertutto come il marchio "fico",speciale mentre Chrysler, Dodge, Plymouth e Jeep erano i parenti poveri quelli per i colletti blu». E’ la stessa sindrome che ha travagliato il Pd.
Con una differenza: sia gli ex-Ds sia gli ex-Margherita erano convinti di essere quelli "giusti". E con una variante non trascurabile: il peso del Vaticano sulle vicende politiche italiane, la protervia con la Chiesa cattolica pretende di porre la propria visione del mondo a tutta la popolazione, la determinazione con cui i nuovi crociati impegnati in politica si adoperano per tradurla in scelte legislative..
Le reti di distribuzione di Mercedes e Chrysler non si sono mai integrate: soprattutto i concessionari della marca tedesca non volevano compromettere l’indiscusso primato di qualità della casa affiliando ai classici modelli di Stoccarda quei simboli dell’eccesso americano che erano i pick-up o i Suv, buoni per cowboy portati al rischio. Neanche nel Pd la rete di distribuzione ha funzionato. In giro per l’Italia (ma soprattutto sui giornali) si sono visti donne e uomini politici impegnati non a"vendere" un progetto unitario, una linea condivisa dopo essere stata discussa. Molto più importante era marcare la differenza sottolineare l’errore degli altri e soprattutto far capire che «se le cose vanno
avanti cosi, possiamo andarcene» oppure «questa leadership non è adatta al compito». Qualche esempio? Arturo Parisi (o Romano Prodi?) ha sparato ad alzo zero fin dal primo giorno, Francesco Rutelli ed Enrico Letta hanno flirtato con l’Udc di Pierferdinando Casini, Massimo D’Alema ha passato il tempo a tagliare l’erba sotto i piedi di Veltroni, Pier Luigi Bersani si è candidato alle primarie del prossirno ottobre con nove mesi di anticipo. In uno sfarfallo di giornali (Europa e L’Unità di Renato Soru che è riuscito nella titanica impresa di portare il conflitto d’interessi, anche in casa del centrosinistra) e di televisioni: da Red tv di D’Alema a Youdem di Veltroni (ma quanto costano?).
Nel 2007 Daimler e Chrysler hanno sciolto il matrimonio e sono andate ciascuna per la sua strada. Se ora toccasse a Ds e Margherita non ci sarebbe alcun problema: di leader ce n’è in abbondanza anche, per due partiti, e soprattutto gli irriducibili tesorieri Ugo Sposetti (Ds) e Luigi Lusi (Margherita) hanno tenuto separati i beni. Come in tutti i matrimoni che si rispettino.