da Repubblica 18/02/2009, 18 febbraio 2009
FECONDAZIONI
Una donna vuole essere fecondata dal proprio marito in coma irreversibile. Entrambi di Vigevano, 35 anni lui, 32 lei. L’uomo è in coma da un mese a causa di un tumore fulminante al cervello, quasi nulle le possibilità di salvarlo. La moglie vuole ancora un figlio da lui: «Diventare genitori era il nostro sogno». Chiede al Policlinico San Matteo di Pavia, dove l’uomo è ricoverato, di prelevare il liquido seminale per essere fecondata. Il giudice nomina un tutore che possa surrogare la volontà dell’uomo in coma, nella persona del padre, e dà il via libera alla fecondazione assistita. Si inserisce nella vicenda Severino Antinori, noto ginecologo, che offre la propria disponibilità, («assolutamente gratuita») per conservare il seme in azoto liquido alla temperatura di meno 197 gradi e dopo un mese circa procedere alla fecondazione. L’uomo nel frattempo potrebbe essere già morto. Dure critiche dalla Chiesa. Monsignor Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Accademia per la vita: «Quanto sta accadendo costituisce un illecito grave poiché per un atto di procreazione serve il consenso di entrambi i genitori. Qui il marito è trattato come un semplice serbatoio di cellule» (la Repubblica 18/02).