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 2009  febbraio 19 Giovedì calendario

GLI STIPENDI DEI BANCHIERI ITALIANI

Mentre negli Usa il presidente Obama affila le forbici per tagliare i bonus ai manager di Wall Street, in Italia la casta dei banchieri continua a vantare compensi da record.

Lo dimostra la tabella (qui sopra) elaborata dal sito www.lavoce.info che ha messo in fila gli stipendi di amministratori delegati, presidenti e vicepresidenti dei consigli di amministrazione, così come emergono dai bilanci 2007 sommando diverse voci. Gli emolumenti comprendono infatti i compensi per la carica deliberati dall’assemblea o, talvolta, dal Consiglio di amministrazione. A questi vanno aggiunti i benefici non monetari che comprendono i fringe benefit oltre ai bonus e altri incentivi che comprendono le quote di retribuzione variabile, legata ai risultati aziendali o al raggiungimento di obiettivi di budget. Infine va tenuto conto degli altri compensi relativi a una moltitudine di altri possibili casi, dagli emolumenti per cariche in società controllate, agli stipendi percepiti in qualità di dipendenti, alle indennità di fine carica e ad altri casi ancora.

Al primo posto della classifica d’oro si piazza Gabriele Galateri, presidente di Mediobanca uscente con 11 milioni di euro, legati soprattutto agli "altri compensi" (8 milioni). A ruota Alessandro Profumo, amministratore delegato di Unicredit con 9,44 milioni (6 bonus, 3 altri compensi). Terzo posto per Giampiero Auletta Armenise, ad uscente di Ubi Banca con 5,73 milioni. Segue Corrado Passera, ad di Intesa Sanpaolo con 3,79 milioni. Dopo Corrado Faissola, vice presidente del consiglio di gestione Ubi Banca (quinto con 3 milioni), spuntano due manager meno noti, ma molto ben pagati: Nereo Dacci, ad del Banco di Desio, con 2,79 milioni e Aureliano Benedetti, presidente di Carifirenze, con 2,63 milioni. I più ”poveri” della top ten? Emilio Zanetti, presidente del consiglio di gestione Ubi Banca con 2,42 milioni, Guido Leoni, ad della Popolare dell’Emilia Romagna con 1,67 milioni, e Giovanni Bazoli, presidente di Intesa Sanpaolo, con 1,36 milioni. Una curiosità: quattro top manager (De Censi, Innnocenzi, Leoni e Rampl) hanno cariche (e compensi) in più di una banca quotata. Non vengono invece evidenziati qui i casi (frequenti) in cui i banchieri che figurano nella tabella percepiscono anche compensi di ”semplici” consiglieri in altre banche.

Ecco dunque i ”golden boy” della finanza italiana. Con un’avvertenza, sottolineata nello stesso sito: la tabella fornisce il quadro dei compensi dei banchieri italiani nell’anno in cui la crisi finanziaria non era ancora iniziata e nemmeno immaginabile. Un anno dopo qualcosa è sicuramente cambiato, in peggio, per coloro che sono compensati con stock option e bonus. Per gli altri, c’è da scommettere, la ”busta paga” è rimasta immutata. Ma saranno i bilanci dell’esercizio 2008 a dircelo. Basta aspettare un paio di mesi. E sperare che l’eventuale ricorso ai "Tremonti bond" metta un vincolo di tipo governativo alle retribuzioni. Come in America.