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 2009  febbraio 19 Giovedì calendario

CON BENIGNI IN TV I COMPAGNI SONO FRITTI

Premessa: Roberto Benigni è bravo. Può non piacere, e a molti non piace, però ci sa fare. Martedì sera, quando il comico stava ultimando la sua performance sul palco del Festival di Sanremo, dinanzi ai televisori c’erano sedici milioni e 162 mila italiani. Tanto di cappello. Però, vi diamo un consiglio: quando lo ascoltate, soprattutto se siete di sinistra, simpatizzanti del Pd, amici di Veltroni o compagni di Prodi, fate gli scongiuri. Emuli dei palpeggiamenti di Benigni sempre a Sanremo, quella volta era ospite di Pippo Baudo, potete anche abbassare le mani verso le parti intime. Conviene, perché pare che Benigni, oltre a tutte le qualità universalmente riconosciutegli, ne abbia una che non è proprio una qualità: il comico porta sfortuna. Solo ai suoi amici, però. E’ una sfortuna unidirezionale. Cose che capitano a chi non è molto trasversale. E se non porta sfortuna sicuramente non porta bene.

Da dove partiamo? Da Mastella che prende in braccio il comico o dal comico che, ospite di Enzo Biagi, spara a zero contro Berlusconi? Partiamo dalla fine, martedì sera, appunto, Teatro Ariston, Benigni che dice di non voler parlare di politica e di Berlusconi e poi, in cambio di trecentocinquantamila euro, costruisce buona parte del suo show proprio sulla politica e su Berlusconi, sui centimetri del Premier («lui dice 1 e 70, la questura 1 e 60»), sulla Corsica (dove il presidente del Consiglio «ha tutti i sui parenti, e, se non proprio tutti, Bonaparte certamente sì»), sul ministro Alfano (che si è «laureato con 110 e lodo» e ha fatto una legge non più «ad personam ma ad quattrum personam»). Un diluvio di battute sul centrodestra. Mezz’ora di Berlusconi più che di Benigni. Nulla su D’Alema, niente su Di Pietro, solo qualche accenno a Veltroni e a Bertinotti. Il Pd è il grande assente dello show sanremese. Coincidenza sospetta sul fronte della sfiga: più o meno in contemporanea con la performance di Benigni, il Pd ha perso le elezioni in Sardegna e Veltroni è stato costretto a gettare la spugna. Benigni parla e il Pd affonda. Un caso?

Parafrasando Agatha Christie: una coincidenza è una coincidenza, due coincidenze sono due coincidenze, tre coincidenze fanno una prova. E allora passiamo ad un’altra coincidenza, la seconda, tanto per dimostrare che noi non ce l’abbiamo con Benigni per partito preso. Se mai, è il partito che ha perso che dovrebbe avercela con Benigni.

Ricordate? Una trasmissione che rimarrà nella storia: maggio 2001, Benigni va a ”Il Fatto” di Enzo Biagi. Quello che successe lo sapete già. Se non lo sapete, non dovrebbe essere difficile immaginarlo. Un putiferio. Uno show arrembante con Berlusconi presente in ogni pensiero, ogni battuta, ogni sciabolata del comico più rosso d’Italia. E non perché Benigni abbia deciso di infrangere la par condicio. Perché «Berlusconi vuole essere sempre il protagonista. Al matrimonio vuole essere lo sposo, al funerale il morto». Benigni arriva addirittura ad esprimere in tv la propria preferenza. Secondo prevedibile copione, voterà per Rutelli. Pochi giorni dopo Rutelli perde le elezioni. Non so voi, ma io, se fossi nelle grazie di Benigni, qualche cornetto lo tirerei fuori. Non si sa mai. Vero: la iella non esiste. Invenzione dei commercianti che vendono cornetti e amuleti vari, fissazioni partenopee, a volte pure e semplici maldicenze. Benedetto Croce però diceva: non è vero, ma ci credo. E se lui lo diceva, senza che nessuno lo prendesse a fischi, permettete a noi di prendere qualche precauzione.

Coincidenza numero tre. E’ il 2007, mese di settembre. Benigni è a Telese, ospite alla nona Festa dei Popolari Udeur. E’ la star della serata. Mastella, all’epoca ministro della Giustizia, mantenendo fede ad una promessa fatta, prende in braccio il comico, che molti anni prima, al Pincio, aveva preso in braccio Enrico Berlinguer. La foto fa il giro dei giornali e dei telegiornali. Parole di stima e amicizia fra i due. Poco dopo Mastella è costretto a dimettersi da ministro della Giustizia. Ancora un po’ dopo Mastella non riesce neppure a presentarsi alle elezioni politiche. Ora pare che si stia riprendendo, anche perché ha cambiato alleanze. Pare anche – ma la voce non è confermata – che rimpianga i giorni in cui Benigni lo chiamava talebano. Bei tempi: il comico affondava e Mastella diventava sempre più potente, il comico demoliva e Mastella si irrobustiva. Fino al disastroso abbraccio.

Egregio comico, una preghiera: per favore, non ci dedichi abbracci o strette di mano, non ci sollevi di peso. Anzi, se può, ci attacchi, ci prenda in giro, ci faccia a fettine. Sempre se può, estenda le sue battute ai nostri familiari e amici. Anche a noi, ogni tanto, piacerebbe avere un colpo di fortuna. A proposito: il signore che abita sulla mia testa, le è molto affezionato, parla sempre bene di lei, non si perde una sola predica. E di notte cammina con gli zoccoli ai piedi. Può pensarci lei?