Elisa Calessi, Libero, 19/2/2009, 19 febbraio 2009
TOCCA AL KAMIKAZE FRANCESCHINI
Con ogni probabilità sarà Dario Franceschini a traghettare il Pd fino al congresso di autunno. Questa è la soluzione che ieri sembrava mettere d’accordo tutte le anime del partito. Va bene ai veltroniani e ai popolari perché permette all’asse che finora ha governato il partito di mantenere il controllo. E piace ai ”nemici” di Veltroni, dalemiani in testa, perché garantisce sei, sette mesi di tempo per organizzarsi. E poi, in autunno, lanciare l’Opa al Pd con Pierluigi Bersani. C’è poi un’altra ragione. Consente di intestare ancora alla ”ditta” uscente, Veltroni-Franceschini, la probabile sconfitta alle Europee. L’ex esponente della Margherita è pur sempre il suo numero due. Ed è stato proprio Veltroni, ieri, a incoronarlo. Per tutti questi motivi, il grosso del partito punta a farlo eleggere dall’assemblea costituente convocata per sabato. Ieri era anche spuntata l’ipotesi Piero Fassino. Ma è stata subito stoppata da tutta l’area ex Margherita. «Troppo targata Ds». Il segretario reggente dovrà pur sempre gestire la delicata fase della composizione delle liste. «Serve un nome che garantisca tutti», si diceva. Fassino non può. L’altra strada, secondo statuto, è di fare subito il congresso ed eleggere il segretario con pieno mandato prima delle Europee. A tifare per questa soluzione sono gli ulivisti e persino alcuni veltroniani, Giorgio Tonini e Goffredo Bettini. «Serve un cambiamento forte. Il nostro popolo sarebbe disorientato da un’altra fase di incertezza», spiegavano. Ma vuoi per problemi di tempo, vuoi per le ragioni dette sopra, l’ipotesi Franceschini resta la più probabile. Sempre che sabato, all’assemblea, non spunti un nome a sorpresa. Ed è un timore che preoccupa in tanti. La composizione della platea non è definita. Come pure le procedure. Se l’assemblea chiede a gran voce un segretario ”vero”, se qualcuno si presenta, che succede?
la partita d’autunno
L’attenzione generale, però, è a ottobre, quando, al novanta per cento, si terrà il congresso. Un candidato c’è già: Pierluigi Bersani. Ha le truppe dei dalemiani, forse dei fassiniani. Non di Francesco Rutelli, né di Letta. Perché è una scelta che sposterebbe l’asse troppo a sinistra. I popolari per ora stanno a guardare. Una voce che circola è che Franceschini, finito il ruolo di reggenza, si candidi. Ma se le Europee sono un bagno di sangue, la cosa si fa difficile. Potrebbe scendere in campo Enrico Letta, come candidato ex Dl. Ma bisogna capire chi lo sostiene.
la carta sergio
La carta che potrebbe sparigliare, però, è un’altra: chi sarà il candidato di Veltroni? Di sicuro non Bersani, l’uomo che l’ex segretario accusa di aver accelerato la sua uscita. Servirebbe un nome di rottura con gli apparati, ma di esperienza. A partire da questi ragionamenti, è spuntato, in queste ore, il nome di Sergio Chiamparino. Sindaco di Torino, da anni in cima alle classifiche di consenso degli amministratori. Ha un linguaggio moderno, un’immagine affidabile. Sa parlare con gli operai e coi poteri forti, viene dalla tradizione della sinistra, ma è anche l’espressione di quella classe dirigente del Nord che da anni aveva anticipato la ”filosofia” del Lingotto. «Chiamparino», dice un alto dirigente del Pd, «sarebbe l’unico candidato in grado di battere Bersani». E a differenza dell’ex ministro delle Attività produttive potrebbe portarsi dietro anche un pezzo di Margherita. A meno che non si candidi direttamente lui, Veltroni, magari dopo essere stato eletto al Parlamento europeo a suon di migliaia di preferenze. Altra ipotesi che ieri circolava al Nazareno, mentre gli uomini del segretario facevano gli scatoloni.