Guya Visigalli, Panorama, 19 febbraio 2009, 19 febbraio 2009
GUJA VISIGALLI PER PANORAMA 19 FEBBRAIO 2009
Tutti i segreti di 50 anni di carriera raccontati dal direttore di tg più longevo della storia: i mali della Rai, gli scoop realizzati e le dirette infinite. Alla vigilia del nuovo programma su Retequattro Emilio Fede dà i voti ai colleghi, dice la sua sul caso Englaro e, a proposito di Prodi: «Tra lui e un netturbino sceglierei il secondo».
Dietro la scrivania sono appese molte foto, a testimoniare la militanza professionale lunga una vita. Tiene a dire: «Nessuno ha una storia giornalistica come la mia». Alla quale aggiunge da lunedì 16 febbraio un nuovo capitolo, conducendo in prima serata su Retequattro tre puntate di un programma di informazione e approfondimento, Password - Il mondo in casa.
Emilio Fede ha appena finito di rivedere minuziosamente tutti i testi del tg che andrà in onda alle 19: «Sa che cosa ci vorrebbe? Un po’ di disoccupazione!».
Direttore, non parli così di questi tempi.
che sono generoso, ma poi mi ritrovo con oltre metà redazione che non sa lavorare bene, sono garantiti e quindi poco stimolati; se avessi collaboratori più validi, sarei meno impegnato.
Ma sarebbe contento di lavorare meno?
Beh, no, ho dedicato la mia vita alla professione.
Ora c’è anche il nuovo impegno di un programma che ricorda il suo storico «Tv7».
Me l’hanno chiesto, non avrei potuto tirarmi indietro. Faccio sempre finta che qui vada tutto bene.
Sergio Zavoli, che inventò «Tv7» con lei, è ora presidente della commissione di vigilanza Rai.
Finalmente l’uomo giusto al posto giusto, una persona molto intelligente. Ho vissuto 27 anni in Rai con lui e con personaggi del calibro di Brando Giordani, Andrea Barbato. Ho svolto inchieste che hanno portato la magistratura a indagare, come quella sulla bistecca drogata.
Lo scacchiere delle nomine Rai si muoverà. Facciamo una possibile mappatura?
Ci saranno spostamenti, è logico. Ma dico soltanto che tutti quelli giusti saranno al posto giusto. Non faccio nomi, neppure sotto tortura. Altrimenti detto da me potrebbe sembrare che ho notizie dietro le quinte: non è così.
Lei fu rimosso da direttore del «Tg1» dalla sera alla mattina.
Certo e non c’è da meravigliarsi. Ero anche bravo, ma alla segreteria della Democrazia cristiana Ciriaco De Mita andò al posto dell’ottimo Flaminio Piccoli: io ero socialdemocratico e alle 7 del mattino mi telefonarono che non ero più direttore.
Le è rimasto il dente avvelenato?
No, ho sempre considerato la Rai madre e non matrigna, ho imparato molto. Ma soffre di ferite che vanno curate.
Quali?
La lottizzazione è un termine antico ma reale ieri e oggi. La Rai deve essere un servizio pubblico autentico, evitare storture gravi, pesanti, che sono però un’eccezione.
A che cosa o a chi si riferisce?
A Michele Santoro, precipitato da meriti professionali che aveva indubbiamente in passato, quando faceva il giornalista, a una faziosità nient’affatto intelligente. I ruffiani hanno i loro meriti, ma bisogna saperli fare.
Nel suo ultimo libro, «Dietro lo schermo - L’arte della comunicazione televisiva», scrive che per essere di parte bisogna essere intelligenti. Come lei?
La mia è una questione di coerenza. Si sa con chi sto. Ma lì, vede?, c’è la foto di Bettino Craxi, io sono socialdemocratico.
Con Margherita Boniver è uno dei pochi che non ha mai rinnegato Craxi...
E infatti con Margherita siamo amici. E anche con Stefania Craxi. Non considero invece Bobo. Dall’alto dei miei 50 anni di professione posso dire tutto perché non aggredisco mai e quindi sono rispettato anche dall’altra parte politica.
Chi apprezza fra gli avversari politici?
Ho ottimi rapporti con Massimo D’Alema, ma fra Romano Prodi e un netturbino sceglierei quest’ultimo. Almeno spazza le strade. Prodi a Napoli le ha riempite di immondizia.
Lei scrive che comunicare è un’arte. Chi comunica bene?
bravo Enrico Mentana, sono bravi Bruno Vespa, Giovanni Floris, e sta emergendo Gianluigi Paragone con quella sua trasmissione dal titolo per me misterioso, Malpensa, Italia. Ed è bravo Maurizio Belpietro. Con quell’aria sorniona che mi piace tanto manda in tilt gli avversari. Come faccio io quando storpio i nomi.
Lo fa in segno di disprezzo?
Di massimo disprezzo. Ma in maniera intelligente.
Nel libro parla di una conduttrice «stonata rispetto alla funzione». Chi è?
Lilli Gruber. Ha creato un modo ridicolo di condurre con la gestualità: sempre con ”sta pennetta in mano e la schienetta in avanti. Purtroppo la imitano in molti.
Fabio Fazio ha debuttato nel suo programma «Test». Le piacciono le sue interviste?
Potrò rispondere quando ne vedrò una. Non ho il tempo, o forse non mi interessa lui come intervistatore. Preferisco Lucia Annunziata, la vorrei ospite a Password. A Test faceva il prestigiatore: ecco, continua a farlo, non ha mai tradito le sue prerogative. Però è bravo, simpatico e intelligente.
Milena Gabanelli ha la sua stessa passione per le inchieste.
ottima, ma tira l’acqua al suo mulino. In maniera intelligente. Mi piacciono Anna Migotto, Toni Capuozzo. Francesca Ambrosini ha realizzato per Password un’inchiesta straordinaria su Scampia.
Allora bravi giornalisti in redazione ne ha.
Nel programma ne ho una decina, uno più bravo dell’altro. Io il giornalista lo misuro in varie situazioni. Sa che mi piaceva molto Sandro Ruotolo, che lavorava con Santoro? Ma è stato male utilizzato, politicamente usato.
Inchieste e che cos’altro a «Password»?
Oltre a cinque o sei approfondimenti per puntata, terremo una telecamera aperta in un angolo caldo del mondo per entrare in qualunque momento in un grande avvenimento. E avrò in collegamento degli ospiti, devo ancora decidere chi.
Una storia che l’ha colpita?
Quella di un ventenne risvegliatosi dal coma che racconta il suo ritorno alla vita.
Di drammatica attualità...
Guardi, io ho già criticato il padre di Eluana Englaro, penso che abbia voluto farne un caso e dare il nome a una legge. Il giorno in cui è morta la figlia sulla prima pagina di un quotidiano nazionale c’era la pubblicità del suo libro sulla vicenda: una cosa da vergognarsi. Ora il libro, poi forse il film e magari un seggio in Parlamento. Questa storia andava risolta nel silenzio.
Si rimprovera qualcosa nella sua carriera?
Tante volte ripenso alla tragedia di Vermicino e mi chiedo se ho fatto bene o male a fare la lunga diretta. Ma rifarei tutto.
Un desiderio professionale da realizzare?
Ogni giorno ne ho uno, perché raccontare la realtà supera ogni immaginazione.
Quanto le piace avere potere?
Mah, identifico il potere con l’umiltà: più si ha potere più si deve essere umili. Cioè trasferire agli altri la propria conoscenza, ma senza salire in cattedra.
La bellezza è potere?
No, è presunzione, arroganza, sfiorisce. Solo chi ha fatto qualcosa lascia tracce.
Il suo giardino segreto?
La famiglia, ma l’ho trascurata per la passione giornalistica. Mia moglie è stata complice straordinaria, si è sacrificata per farmi inseguire il mio sogno di ragazzo. Il presidente Berlusconi dice sempre che Diana è la parte migliore della famiglia.