Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  febbraio 18 Mercoledì calendario

ROSARIO DIMITO PER IL MESAGGERO DI MERCOLEDì 18 GENNAIO


La ristrutturazione del gruppo Italpetroli entra nella fase 2 anche se la conclusione è prevista entro luglio. In attuazione dell’accordo sul debito siglato il 18 luglio scorso con le banche guidate da Unicredit creditrici per circa 365 milioni, secondo quanto risulta a Il Messaggero, sono in corso riunioni tecniche coi legali degli istituti per procedere al riassetto societario che dovrebbe avere in cabina di regia Banca Finnat.
Italpetroli dovrebbe scomparire nella sua attuale configurazione di holding-cassaforte operativa: oggi oltre a custodire i pacchetti azionari della famiglia Sensi, ha in pancia direttamente le partecipazioni svolgendo un ruolo attivo nelle varie attività.
Al suo posto dovrebbe nascere, con modalità tecniche ancora da definire, una finanziaria più snella che dovrebbe controllare tre subholding, cioè capogruppo per settori di attività: una per le attività petrolifere, una per gli immobili, la terza per la Roma calcio.
L’unico punto praticamente accertato rispetto agli accordi di luglio che ipotizzavano 2-3 subholding, sarebbe proprio il numero di queste società capogruppo. L’ultima riunione sarebbe avvenuta giovedì scorso, dopo quella del giovedì precedente e gli incontri dovrebbero riprendere la prossima settimana.
Il piano servirà per semplificare la struttura del gruppo e poter accelerare «la progressiva riduzione dell’esposizione debitoria attraverso la dismissione di alcuni beni ed attività la cui individuazione avverrà ad esclusiva discrezione del management», come recitava la nota ufficiale diffusa l’estate scorsa a seguito dell’accordo con le banche, di cui Unicredit avanza circa 277 milioni.
Specie dopo che a metà dicembre, il gruppo Italpetroli, a causa della crisi finanziaria dei mercati, non ha potuto rispettare l’impegno pattuito di rimborsare entro la fine dello scorso anno, circa 150 milioni di debiti attraverso la cessione di immobili.
Le banche hanno concesso una deroga proprio in relazione alla pesantezza della crisi. La suddivisione in tre del gruppo non avrà effetti immediati sulla Roma calcio, che farà capo a una delle gambe, costituita da Roma 2000. Sarebbe già emerso, infatti, l’inutilità di semplificare la struttura societaria attraverso la fusione tra Roma 2000 e la società del club giallorosso, quotato in borsa.
E comunque, almeno per il momento, la cessione del club non fa parte delle priorità individuate per rimborsare i debiti. Debiti che in massima parte dovrebbero continuare a far capo alla nuova finanziaria che sostituirà Italpetroli e proprio per marcare la differenza col passato, potrebbe cambiar nome. Alle tre subholding dovrebbe essere trasferito solo una minima parte di debito sostenibile, cioè proporzionale alle capacità di restituirlo da parte delle operative.
Ma il vero motivo della divisione in tre sarebbe legato alla possibilità pratica di cedere gli immobili e le attività petrolifere dove non si esclude l’opzione di siglare partnership, cioè far entrare nuovi soci. Per le dismissioni degli immobili sarebbe stato affidato un incarico alla banca d’affari Lazard.
All’epoca dell’accordo di luglio con Unicredit, fu siglato un patto parasociale con la banca guidata da Alessandro Profumo che, oltre ad avanzare soldi, possiede da tempo il 49% della holding. Per questo patto, un rappresentante di Unicredit, l’avvocato Roberto Cappelli dello studio legale Grimaldi e associati, è entrato nel consiglio della Roma calcio. E appena possibile, Unicredit dovrebbe nominare un proprio rappresentante anche nella holding principale