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 2009  febbraio 18 Mercoledì calendario

NEL PC A LUCI ROSSE I SEGRETI DI ALBERTO


Le nascondeva nel disco rigido del suo computer portatile all’interno di una cartella anonima, denominata «nuova cartella», a sua volta celata in una directory dal titolo «militare», che per il resto conteneva foto di aerei, carri armati e soldati in assetto di guerra o in azione. Ed erano tantissime: 7064 immagini e 542 filmati in gran parte a sfondo pornografico, ma anche 21 immagini e 7 filmati pedofili, con protagoniste bambine che non lasciano dubbi sulla loro minore età: sui cinque-sei anni, assicura chi le ha viste. Poi vanno aggiunte altre 10.379 immagini e 332 video salvati su un disco rigido esterno, in cui c’erano tra l’altro i filmini a sfondo pedopornografico. Questi ultimi però Alberto Stasi li aveva cancellati: i tecnici informatici dei carabinieri del Ris di Parma li hanno recuperati attraverso l’«analisi dei cluster non allocati».
Il ritratto del giovane che esce dall’esame delle tracce informatiche fa a pugni con l’immagine del bravo ragazzo neolaureato con 100 in Economia alla Bocconi e ora imputato di aver assassinato la fidanzata Chiara Poggi. quello di un giovane ossessionato dal sesso e da tutti i possibili feticismi e perversioni, che non esitava ad esempio a fotografare con il suo cellulare le scarpe o la biancheria intima di donne che incontrava per strada, a loro insaputa, senza riprenderne il volto.
Di foto così, raccolte nelle cartelle «Amateur» e «foto cell», ce ne sono in quantità. Tre riprese anche con la sua digitale Sony durante la vacanza studio a Londra poche settimane prima del delitto, all’interno della navetta della ruota panoramica sul Tamigi. Scatti immediatamente successivi ad altre foto «normali» che ritraggono Chiara all’interno della stessa navetta. E non si tratta delle calzature della ragazza perché indossava pantaloni diversi. Tutte le immagini e i filmati, per lo più scaricati da internet, venivano diligentemente catalogati in 11 sottodirectory a seconda del tema. I più numerosi sono quelli denominati «collant» (2869 files) e «mature» (586), riproducenti donne anziane, ma ce ne sono per tutti i gusti, da «pregnat» (donne incinte) a «orgy» a «virgins» e anche 5 «forced», presumibilmente con scene di stupri.
Sul disco rigido esterno sono stati trovati anche tre video amatoriali ripresi con una webcam fissa, due dei quali realizzati nella casa di vacanza degli Stasi a Spotorno e uno nella sua villa di Garlasco. I protagonisti sono loro, Alberto e Chiara, in atteggiamenti intimi. Ma non si tratterebbe di vere e proprie scene di sesso: piuttosto qualcosa di «soft», con lei vestita in modo provocante che cerca di stuzzicare lui. E sembra per altro con scarsi risultati, tanto che i carabinieri li avevano notati subito come indicativi del fatto che tra loro l’intesa non era poi così forte, che c’erano dei problemi, che non erano quella «coppia perfetta» dipinta dagli amici negli interrogatori.
Ad insistere per girare quei filmini era sempre lui, come ha anche ammesso: «Qualche volta ho dovuto insistere per farglieli fare, ma non l’ho forzata». Per Alberto la visione del materiale pornografico memorizzato sul computer era continua, quotidiana. La mattina del 12 agosto 2007, il giorno prima del delitto, appena acceso il portatile, tra le 11,15 e le 11,46 aveva aperto sei immagini di questo tipo, quattro di nudi femminili e due con scene di sesso.
La sera stessa, a casa di Chiara, ne aveva visionata una della fidanzata in slip, girata di schiena, insieme ad uno scatto natalizio e uno di un cucciolo di cane. E la mattina del delitto, tra le 9,37 e le 9,46, ne vide tre di scarpe femminili e altre quattro di donne più o meno discinte, più un video pornografico con protagoniste ragazze maggiorenni.
Che cosa dimostra tutto questo materiale? Se ne parlerà diffusamente nell’udienza preliminare fissata per il 24 febbraio nella quale si dovrà decidere sul rinvio a giudizio di Stasi. La difesa ha già annunciato che contesterà quel materiale: «Il pc del ragazzo è stato aperto e chiuso diverse volte e da diverse mani nei giorni successivi al delitto».
A una settimana dall’apertura dell’udienza preliminare per il giallo di Garlasco, che vede unico imputato Alberto Stasi, al palazzo di Giustizia di Vigevano ci si appresta a mettere a punto una serie di misure di sicurezza e di accorgimenti di tipo organizzativo. Unica certezza: l’udienza si terrà nell’aula magna. Oggi è in programma una riunione tra il presidente del Tribunale, Anna Maria Peschiera, il procuratore Alfonso Lauro e le forze dell’ordine per decidere il da farsi, ben sapendo quanta sia l’attesa per questo che è diventato uno dei gialli più appassionanti e che finirà, come sempre, per dividere fra innocentisti e colpevolisti. Scontato, dunque, che, dal 24 di febbraio, l’antico convento domenicano sarà presidiato dalla stampa di tutt’Italia. L’incontro, preceduto da un sopralluogo nei punti chiave, servirà per stabilire se riservare o meno un ingresso autonomo, al riparo da telecamere e curiosi, ad Alberto Stasi, ai genitori di Chiara e agli avvocati. Il gup Stefano Vitelli, invece, ha già un passaggio diretto dal suo ufficio all’aula. Logistica a parte, resta l’aspetto strettamente giudiziario. La difesa di Stasi annuncia battaglia promettendo una raffica di eccezioni e una minuziosa verifica di tutti gli atti giudiziari.