Cesare Peruzzi, Il sole 24 ore 17/2/2009, 17 febbraio 2009
LA BASE PREMIA LA «DISCONTINUITA’» RENZI
Escono sconfitti i vertici nazionali del Partito democratico (quelli vecchi e quelli nuovi). Ha prevalso la base, che chiedeva una forte discontinuità col passato. E sono premiate le aspettative di quella parte di società indifferente al colore politico, ma sempre più insofferente dei ritardi burocratici, delle mancate scelte e della poca efficienza della macchina amministrativa.
La vittoria di Matteo Renzi alle primarie di coalizione del centro-sinistra per la scelta del candidato a sindaco di Firenze è un vero e proprio terremoto, e non solo in ambito locale. Renzi, 34 anni, Pd versante Margherita, attuale presidente della Provincia, si è imposto al primo turno con il 40,5% delle preferenze (su quasi 38mila votanti), battendo nettamente il suo amico e vecchio compagno di militanza cattolica Lapo Pistelli (26,9% dei consensi), indicato per la successione a Leonardo Domenici direttamente da Walter Veltroni.
Bocciata dunque la scelta del segretario nazionale dei democratici, così come è uscito sconfitto il candidato vicino a Massimo D’Alema, l’ex Ds Michele Ventura (12,5% dei voti), per il quale era sceso in campo anche Pierluigi Bersani. Gli altri due esponenti politici che hanno corso le primarie sono l’assessore comunale Daniela Lastri, Pd (14,6%), e per la Sinistra il presidente del Consiglio di Palazzo Vecchio, Eros Cruccolini (5,5%). Nei diversi confronti che la consultazione fiorentina proponeva (giovani-anziani, cattolici-laici, veltroniani-dalemiani), ha prevalso la voglia di cambiamento e di discontinuità, premiando un giovane cattolico e archiviando tra le cose del passato il presunto braccio di ferro tra le correnti dei due leader nazionali ex Ds.
Il messaggio a Roma è forte e chiaro. Tanto più che al risultato fiorentino si aggiunge quello del comune di Prato, che ha visto prevalere col 55% dei voti l’outsider Massimo Carlesi, 52 anni, dirigente di banca, di area cattolica, sostenuto dalla base del Pd locale, rispetto al favorito della vigilia: Paolo Abati, presidente della potente municipalizzata Consiag (42%). Qualcosa sta cambiando nel cuore produttivo e politico della "rossa" Toscana. Domenici aveva sconsigliato Renzi dal mettersi in gioco: «Resta in Provincia, fai un altro mandato a completa quella esperienza - gli aveva detto pubblicamente - avrai tempo per correre nuove avventure politiche». Ma Renzi ha vinto addirittura al primo turno, nonostante l’affollamento di concorrenti, facendo largo uso del web come strumento di comunicazione e puntando essenzialmente su due slogan: «Facce nuove a Palazzo Vecchio» e «Se perdo vado a casa e torno al mio lavoro di un tempo».
Il lavoro di un tempo sono marketing e ricerche di mercato. Il futuro candidato del Pd a sindaco di Firenze ha fondato nel 1994 una società del settore (15 dipendenti e 3 milioni di giro d’affari) e l’ha chiamata Chil, come l’avvoltoio messaggero del Libro della Giungla di Kipling. Ne ha poi ceduto le quote per entrare in politica. In attesa di conoscere chi schiererà a giugno il centro-destra (negli ultimi giorni è uscito il nome dell’ex calciatore Giovanni Galli, portiere di Fiorentina, Milan e della Nazionale), Renzi promette di catturare consensi anche sul fronte avversario. Grazie alla concretezza e all’efficacia della sua comunicazione. Proprio come Chil.