Federico Rampini, la Repubblica, 17/2/2009, 17 febbraio 2009
GIAPPONE SOTTO SHOCK, PIL GIU’ DEL 12,7%
"Bere" per dimenticare, il detto giustifica un ministro delle Finanze il cui paese subisce un crollo del Pil del 12,7%: cifre da Grande Depressione. Ma gli elettori giapponesi, nauseati dagli scandali politici, non hanno avuto nessuna comprensione per il povero Shoichi Nakagawa. Ieri su YouTube imperversavano le immagini della sua conferenza stampa «etilica» al G7 di Roma. Gli occhi che si chiudono, la voce impastata, le risposte balbettate e incoerenti. Milioni di giapponesi hanno reagito indignati, d´accordo con il leader dell´opposizione democratica Yukio Hatoyama: «Ci ha svergognati davanti al mondo, ha danneggiato l´interesse nazionale, deve dimettersi subito». L´interessato smentisce, giura di avere assaggiato «appena un goccio di vino» alla cena romana, ammette il suo stato confusionale ma attribuisce il colpo di sonno a una medicina anti-raffreddore, più il jetlag dall´Estremo Oriente. A Tokyo non lo crede nessuno. I giornali sono pieni di dettagli sull´alcolismo cronico del titolare delle Finanze, confermato anche da un ex primo ministro che lo conosce bene.
La disavventura romana di Nakagawa non poteva succedere in un momento peggiore. Proprio ieri è uscito il dato angosciante sull´andamento dell´economia nipponica. Il crollo del 3,3% del Pil nell´ultimo trimestre 2008 equivale su base annua a un arretramento di quasi tredici punti percentuali. «E´ la più grave crisi del dopoguerra», deve riconoscere l´altro ministro economico, Kaoru Yosano. Il collasso del Giappone supera perfino quello del 1974, quando la guerra del Kippur, l´embargo petrolifero e lo choc dei prezzi energetici stremarono il paese.
Oggi il Sol Levante subisce un duplice choc, la caduta simultanea della domanda in tutti i suoi principali mercati (Cina, America, Europa) viene aggravata ulteriormente dalla forte rivalutazione dello yen che penalizza le esportazioni. Uno dopo l´altro i colossi del made in Japan - da Toyota a Sony - annunciano i primi bilanci in rosso della loro storia. Licenziamenti massicci, su una scala mai vista in questo paese, sono all´ordine del giorno. Con queste notizie dalle aziende e dal mercato del lavoro, non c´è da stupirsi se anche i consumi interni sono in caduta. Gli esperti sono concordi, urge una nuova manovra di spesa pubblica per rilanciare la crescita. Ma ancora non è stata varata dal Parlamento la manovra definita al termine dell´anno scorso, che dovrebbe recapitare ad ogni famiglia giapponese un assegno di 2.000 yen da spendere in consumi. Una parte dei parlamentari vede con preoccupazione la deriva del deficit pubblico, in un paese che ha già il rapporto debito/Pil più alto di tutto il G-7: a quota 173%.
La sobrietà fiscale non è mai stata il forte dei governi liberaldemocratici, che gestiscono il paese quasi ininterrottamente da mezzo secolo con un mix di clientelismo, nepotismo, corruzione e assistenzialismo. Tuttavia, come dimostra il prolungato rialzo dello yen (+20% sul dollaro in un anno), in questo momento i mercati non sono affatto preoccupati dai crescenti disavanzi pubblici. E il Giappone ha una solidità finanziaria indubbia: la stragrande maggioranza del suo debito pubblico è in titoli di Stato posseduti da investitori nazionali; i privati giapponesi detengono inoltre 1.700 miliardi di dollari di attivi finanziari esteri; la banca centrale ha riserve valutarie seconde solo a quelle cinesi.
La fragilità maggiore in questa fase è nella politica. Il premier Taro Aso ha battuto tutti i record storici di impopolarità: il suo indice di consenso tra gli elettori è ormai sceso sotto il 10 per cento. Perfino in un paese abituato a convivere con l´instabilità dei suoi governi (la cui durata di vita media è inferiore a quelli della Prima Repubblica italiana), è impressionante la velocità con cui si sono bruciati gli ultimi tre esecutivi a guida liberaldemocratica. E´ un pallido ricordo l´èra di Junichiro Koizumi, che guidò la ripresa economica e una fase di rinnovamento della politica, prima di andarsene in pensione nel 2006. Lo stesso Koizumi, che continua a godere di un notevole seguito nell´ala riformista dei liberaldemocratici, è diventato un fustigatore implacabile del governo Aso e del proprio partito, ricaduto sotto il tallone dei vecchi notabili. Perciò l´infortunio accaduto al ministro delle Finanze al G-7 ha avuto una risonanza così vasta e reazioni tanto accese. L´immagine di Nakagawa in stato confusionale davanti ai giornalisti stranieri è diventata il simbolo di un paese che ha toccato il fondo, di un establishment politico dove ormai si è persa ogni traccia di competenza e meritocrazia. Il partito democratico invoca con sempre maggior convinzione lo scioglimento del Parlamento e le elezioni anticipate, con buona probabilità di vincerle e di inaugurare una vera alternanza. A questo punto l´unico fattore che può allungare ancora la penosa agonia del governo Aso è proprio la gravità della crisi: si affaccia un ennesimo tentativo di varare la seconda manovra di sostegno alla crescita, con 30.000 miliardi di yen (quasi 300 miliardi di euro) di spesa pubblica aggiuntiva.