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 2009  febbraio 17 Martedì calendario

La vera bizzarria, nel caso di Roberto Benigni a Sanremo, non è che la Rai accetti di cedere parte del suo patrimonio pubblico per pagare l’ennesima incursione sanremese del comico toscano

La vera bizzarria, nel caso di Roberto Benigni a Sanremo, non è che la Rai accetti di cedere parte del suo patrimonio pubblico per pagare l’ennesima incursione sanremese del comico toscano. Ma che oggi in Italia si consideri Benigni, e in particolare la sua lettura dantesca, come un supremo bene pubblico. E Carmelo Bene, invece, lui sì sommo artista della voce e poeta attoriale, interprete di Dante prima dei pentimenti di Gassman, delle didascalie di Sermonti e dei tratturi politici di Benigni, un optional. Un lusso che neanche in saldo vale la pena permettersi. A Benigni, già pagato diversi milioni di euro per le letture dantesche in tv, la Rai avrebbe ceduto i diritti per l’home video, impoverendo il proprio patrimonio, visto che il ”baratto” è valutato tra i 350.000 euro e i 2,2 milioni. Quella stessa Rai, però, non sembra interessata a sborsare meno di un decimo di quella cifra, circa 30.000 euro, per acquisire la registrazione della lettura dantesca di Bene che Rino Maenza, stretto collaboratore di Bene, ha proposto a Cappon e a RaiTre. «La Rai ha quasi tutto Bene, grazie all’intuizione di Fichera, un grande capostruttura - ricorda Maenza – che pensava in grande e al patrimonio della Rai». Oggi, il futuro è alle spalle, e per il Sanremo che apre oggi si respira aria da ”rischiatutto”. Il direttore di RaiUno, Fabrizio del Noce ha toni apocalittici nell’augurarsi un cambio di tendenza: Sanremo o si rilancia o muore. E Claudio Cappon finisce nel mirino di RaiTrade, che parla di «ingente danno all’azienda», dei Codacons e di Gasparri che, a pochi giorni dalle nuove nomine Rai, sostiene che tocca al dg pagare, di tasca sua, gli esborsi per Benigni e Bonolis. Facendo un po’ di demagogia, visto che Bonolis prende quanto prese Baudo e, probabilmente, farà molto meglio, in termini di ascolti. Comunque vada, questo Sanremo sarò un punto di non ritorno. Forse, un disastro: per la Rai o per sé.