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 2009  febbraio 17 Martedì calendario

FINCHE’ PECCATO NON VI SEPARI

Città del Vaticano - Niente parità sessuale in confessionale. «Uomini e donne peccano in modo diverso», sostiene il teologo del Papa sull’Osservatore romano. «In materia di peccati, per gli uomini il più difficile da fronteggiare è quello della lussuria, poi gola, accidia, ira, vanagloria, invidia e avarizia, mentre per le donne il più pericoloso è la vanagloria e a seguire l’invidia, l’ira, la lussuria, la gola e l’accidia», evidenzia il teologo della Casa Pontificia, padre Wojciech Giertych, secondo il quale «quando si guarda ai vizi capitali (dal punto di vista della difficoltà che creano) si vede che gli uomini li sperimentano in modo diverso dalle donne». Per il teologo del Papa, «l’osservazione lo conferma: nei conventi le suore spesso vivono invidiandosi per piccole cose, ma tutte vanno in cappella per cantare i vespri». I frati, invece, «spesso non si interessano gli uni agli altri: non sono gelosi, ma quando il campanello suona, in pochi partecipano alla preghiera comune».
Secondo padre Giertych, «dal punto di vista delle conseguenze sociali o della complicazione della vita personale, i peccati contro la castità sono pericolosi», anche se «ogni individuo interpreterà le cose diversamente». Per qualcuno «i piaceri sessuali saranno i più importanti altri saranno più attratti dalla ricchezza o dal potere». E aggiunge: «Diversi contesti culturali generano diverse abitudini, ma la natura umana è la stessa».
La distinzione fra peccati al maschile e al femminile compare proprio mentre la Penitenzieria Apostolica (il dicastero vaticano delle confessioni che ha competenza su tutto ciò che riguarda il «foro interno», compresa la concessione delle indulgenze), lancia l’allarme per la crisi del sacramento: il 30% dei fedeli non ritiene necessari i confessori, il 10% li considera un impedimento al dialogo con Dio, il 20% ha difficoltà a parlare di propri peccati.
Inoltre, la Penitenzieria ha recentemente allungato la lista dei peccati mortali, aggiungendo «le manipolazioni genetiche, gli esperimenti sulla persona, l’inquinamento ambientale, la droga, l’ingiustizia sociale, le sperequazioni sociali, causare povertà, la ricchezza eccessiva». Ma la differenza maschio-femmina fa discutere anche nella Chiesa. «Le differenze di carattere tra uomini e donne sono state tracciate nel corso dei secoli- afferma il teologo Gianni Gennari-.Soprattutto nei peccati sessuali è rischioso stabilire graduatorie e sfumature che sono più da psicologi che da confessori. Confondere il sacramento con il lettino dello psicanalista è azzardato quanto pronunciarsi con pretese teologiche su questa materia».
Infatti, «se in Cristo, come insegna San Paolo, non c’è più né maschio né femmina, né giudeo né greco significa che di fronte a Dio i peccati sono tutti peccati, senza distinzione di genere tra chi li commette», sottolinea Gennari. Perciò «non spetta al teologo e al confessore cercare di distinguere un aspetto dall’altro, mescolandosi in cose che al sacramento della riconciliazione tolgono il senso di libertà del perdono».
Intanto, secondo l’ultima ricerca della Santa Sede, dal 1998 ad oggi, sempre meno fedeli riconoscono i motivi teologici e il valore della penitenza. «Crisi» e «abbandono»: indagini sociologiche e valutazioni pastorali dicono che il sacramento della confessione non gode di buona salute. Secondo i dati dell’Università Cattolica in Italia solo quattro cattolici su dieci si confessano.

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