Rocco Cotroneo, Corriere della Sera, 17/2/2009, 17 febbraio 2009
TRIONFA CHAVEZ IN VISTA LA PRESIDENZA A VITA
n minuto dopo la proclamazione del risultato, nella notte di Caracas, Hugo Chávez era già al balcone del palazzo dove festeggia da dieci anni tutte le sue vittorie elettorali. E come sempre ha cantato e proclamato un futuro radioso per il Venezuela e il suo socialismo. Il risultato è stato netto, oltre il 54 per cento degli elettori gli ha detto sì: Chávez potrà presentarsi alle prossime elezioni e a tutte quelle future, perché gli articoli della Costituzione che limitavano i mandati a due sono stati abrogati dal voto popolare. Non è un «Chávez a vita», come qualcuno dice, ma certamente un ostacolo in meno al suo progetto di lungo termine. «Oggi si apre una porta nuova sul futuro – ha detto ”. Dedicherò ogni mio sforzo e il resto della mia vita al popolo venezuelano». Poi si è subito proclamato «precandidato» alle elezioni che si svolgeranno nel 2012.
Pur denunciando irregolarità e la sproporzione delle forze in campo, l’opposizione ha ammesso la sconfitta. E’ un risultato che brucia, e in qualche modo riporta indietro l’orologio di un paio d’anni. Con l’affermazione del dicembre 2007 – il no alla megariforma socialista – e poi con le ultime ammini-strative, il fronte anti-Chávez si era illuso che il decennale regime fosse sul punto di sgretolarsi. Qualcuno, oggi, conta i numeri e parla ancora di parabola discendente, perché il leader ha perso un milione di voti rispetto alle ultime presidenziali. «Oggi può festeggiare, ma è condannato alla sconfitta nel 2012», scrive Teodoro Petkoff, il più noto giornalista d’opposizione. Ma l’evidenza che Chávez sia ancora nel cuore della maggioranza dei venezuelani è difficile da scalfire. L’utilizzo massiccio di denaro pubblico e della macchina dello Stato ha funzionato, e non ha allertato abbastanza elettori sui rischi di una deriva totalitaria.