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 2009  febbraio 17 Martedì calendario

E IL VINCITORE SI "SMARCA" "SUDDITO? NO, HO CARATTERE"

«Suddito di Berlusconi? Aspettate solo un po’ di tempo e ne vedrete delle belle». Non ha l’aria del ribelle Ugo Cappellacci, il commercialista che sta vincendo la gara che conta con Renato Soru. Completo blu, cravatta blu, camicia bianca bacchettata blu, a tarda sera fa la spola tra il comitato elettorale di via Logudoro e casa sua, in attesa della sperata proclamazione ufficiale a nuovo presidente della giunta sarda.
Così come si è sempre vestito in campagna elettorale, al seguito del Cavaliere.
Ma c’è un particolare che tradisce l’annunciata voglia di riscatto: quella barba lunga che il pubblicitario Gavino Sanna, deluso da Soru e passato al fronte opposto, gli aveva tassativamente vietato per tutta la campagna elettorale perché dava un’aria troppo trasandata. Ora è rispuntata e pare se la voglia tenere. Un segnale? «Su di me sono state dette montagne di falsità, addirittura che la mia sardità non era doc. E poi quel ritornello su Berlusconi che era il vero candidato: io ho una mia personalità e lo farò vedere. Chi mi conosce lo sa bene». Davvero autonomo? «Beh – si corregge subito – è certamente importante avere una sponda con Palazzo Chigi: potremo portare avanti insieme tutti i progetti che abbiamo promesso ».
A proposito del Cavaliere. Che gli ha detto? «L’ho chiamato io alle 21 per leggergli gli ultimi risultati. Gli ho riferito che qui eravamo moderatamente ottimisti. E lui con noi: ci ha incoraggiato, come sempre». Cappellacci stava a casa quando ha parlato con Berlusconi. Ma alle 22, con il risultato che si consolidava, era nuovamente in via Logudoro. La sede, almeno 5 volte più grande di quella di Soru, in piazza del Carmine, è affollata da un centinaio tra collaboratori, amici e politici locali, tra cui anche il sindaco di Cagliari Emilio Floris, candidato
in pectore alla carica di governatore e rimasto tale. Come tanti altri esponenti del Pdl sardo: il premier ha scelto Ugo e puntato tutto su di lui. Del resto conosceva bene la famiglia perché il padre è stato suo commercialista.
Nella sede c’è un va e vieni da far paura. Si presentano in tanti al candidato, ormai quasi presidente, facendosi largo fra le telecamere delle tv locali in cerca della migliore inquadratura. Prevalgono completi con cravatta larga e signorine bene acconciate. E non manca, non può mancare, la sicurezza che fa da servizio d’ordine filtrando l’ingresso nelle stanze. Atmosfera da Forza Italia che detta lo stile al nuovo Pdl. Qualcuno intona un coretto: «Viva Ugo». Lui si schermisce: «Certo, sono soddisfatto, ma è ancora presto per cantare vittoria. Fatemi arrivare almeno al terzo dello spoglio». Ma sa che la poltrona di governatore è a portata di mano. Promette: «La prima cosa che farò è arginare la crisi dell’Eurallumina: lo devo a quell’operaio, rimasto disoccupato, che ho incontrato durante la campagna elettorale». E qui Berlusconi c’entra eccome: aveva promesso di parlare con Putin per convincere i padroni della fabbrica di Portovesme a non liquidare la megastruttura. Cappellacci fa capire che il premier manterrà l’impegno intervenendo subito: «Noi siamo la Sardegna reale, loro erano quella virtuale e forse proprio per questo pensavano fino all’ultimo momento di avere vinto».
Allora è vero che ora in Sardegna chi conta è soprattutto Berlusconi? «Certo, lui è una grande risorsa per l’isola. Ma io – assicura Cappellacci – mi metterò subito al lavoro e vedrete di cosa sarò capace». Ma non sarà che per creare posti di lavoro arriverà a riempire di cemento le coste sarde, come sostenevano gli avversari del centrosinistra? «Non voglio nemmeno sentirle quelle cose. Ne ho sopportate troppe di ingiurie in questa campagna. Io amo l’ambiente più di loro: lo vedrete...». A notte fonda arriva la telefonata di congratulazioni di Renato Soru. Dieci minuti prima Cappellacci gli aveva lanciato un appello: «Ora basta con i veleni e con la convinzione che la ragione sia solo da una parte. La Sardegna deve tornare a sorridere».